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in kenia e namibia

Il neocolonialismo di lady Biden per aborto e condom

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Il viaggio della moglie del presidente Usa in Namibia e Kenia è un'occasione per assecondare un piano ben preciso: promuovere condom e aborto anche andando contro le istituzioni dei paesi, religiose e civili, che si sono pronunciate contro. 

Vita e bioetica 01_03_2023

L’impegno di Jill Biden a favore di contraccezione e aborto, pari a quello del marito e "cattolico devoto" Presidente degli Stati Uniti, colpisce particolarmente per essersi manifestato anche durante il viaggio in alcuni paesi africani che, nell’intenzione, si voleva avvicinare per frenare l'espansionismo cinese, mentre nei fatti si è tentato di colonizzare secondo le dottrine mortifere contraccettive ed abortive.

La first lady statunitense Jill Biden è arrivata lo scorso 22 febbraio in Namibia per la prima tappa di un tour di cinque giorni in Africa, conclusosi poi in Kenya il 28 febbraio, un viaggio di cinque giorni, ufficialmente allo scopo di ridurre l'influenza cinese nel continente e mostrare l’impegno Usa. In realtà, oltre alla "gentile" promozione di contraccezione, aborto e educazione sessuale integrale, colpisce la scelta precisa di recarsi proprio in Namibia e Kenya. Il suo viaggio si voleva concentrare sull'istruzione, la salute e la promozione delle opportunità per i giovani e le donne, aveva detto all’arrivo a Windhoek, capitale della Namibia.

La Biden ha visitato anche un progetto finanziato dagli Stati Uniti nei pressi della capitale, "sull'emancipazione" delle donne, l’educazione dei bambini, sull'accesso alle opportunità economiche e alle risorse sanitarie". Venerdì ha parlato a 1300 studenti universitari del Namibia University of Science and Technology (NUST) dell'empowerment dei giovani, i veri “custodi della democrazia". I giovani a cui Biden ha parlato venerdì mattina fanno parte della prima generazione di namibiani cresciuti liberi, giovedì scorso si era celebrato il 30° anniversario della prima convocazione del Parlamento nazionale. L’emancipazione femminile di cui ha parlato la First Lady americana ha emozionato e spronato le ragazze presenti ad un maggiore impegno, come riportano le cronache del Washington Post.

Vale la pena ricordare che proprio la Namibia sta discutendo dallo scorso dicembre una proposta di riforma parziale di liberalizzazione dell’aborto (la legge del 1975 oggi in vigore consente l’aborto solo nei casi di grave pericolo per la salute della madre o del feto o quando la gravidanza è il risultato di uno stupro o di un incesto), contro la quale a fine gennaio tutti i leaders delle religioni tradizionali e di quelle comunitarie animiste si sono espressi, affermando che la nuova legislazione ridurrebbe il Paese alla biblica Sodoma e Gomorra. Non è la sola coincidenza.

Jill Biden si è recata venerdì in Kenya e anche qui ha usato la sua popolarità per attirare l'attenzione sull'emancipazione femminile, sui problemi dei bambini e sulla crisi della fame che sta nuovamente devastando il Corno d'Africa. Anche qui, ancor più esplicitamente che in precedenza, Jill Biden ha ricordato l’impegno e fatto un pubblico richiamo alle autorità del paese, perché si favorisca la diffusione dell’aborto e dell'educazione contraccettiva, aborto, pillole e condom inclusi.

Lo ha fatto in particolare sabato scorso quando ha elogiato, nel suo intervento allo Shujaaz Konnect Festival giovani adulti che hanno “imparato a conoscere il sesso sicuro e le pratiche di contraccezione”, mettendo in evidenza “gli sforzi sostenuti dagli Stati Uniti per potenziare questi gruppi di apprendimento”. Jill Biden (indossava un Rosario al collo mentre promuoveva contraccezione, educazione sessuale e aborto) è stata l'ospite d’onore dell’evento organizzato grazie a finanziamenti e alla collaborazione di MTV Staying Alive Foundation, dall'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale e il President's Emergency Plan for AIDS Relief americano, allo scopo di insegnare ai giovani kenioti anche come evitare di essere infettati dall'HIV.

Ovviamente, nessun cenno alla astinenza o alla castità, non una parola verso l’innaturale attrazione omosessuale o lesbica, piuttosto l’occasione di promuovere anche l’aborto. Sabato scorso, la first lady si è recata anche in un centro comunitario governativo a Kibera, un insediamento di Nairobi, per partecipare a un incontro di donne proprietarie di piccole imprese che partecipano al programma Joyful Women. Fondato nel 2009 da Rachel Ruto, first lady del Kenya, il programma promuove l'emancipazione economica e l'inclusione finanziaria delle donne.

L’Ammnmistrazioen Biden ha voluto inviare anche in questo paese un chiaro ammonimento, atttraverso le parole e la presenza di Jill Biden, non a caso da mesi crescono i timori negli ambienti liberals nei confronti del Presidente del Kenya e fedele evangelico William Ruto che, sin dalla sua elezione dello scorso settembre, non ha mai nascosto le sue convinzioni cristiane e come esse ne ispirino le decisioni di governo. Nonostante la decisione dello scorso anno dell'Alta Corte di Malindi, nella quale si affermava il diritto all'aborto in base alla Costituzione e chiedeva al Parlamento di adottare le riforme conseguenti (liberalizzazione), la maggioranza parlamentare, l’esecutivo e lo stesso Presidente della repubblica Ruto, non pensano nemmeno lontanamente di assecondarne le disposizioni (“inserimento dell’aborto come diritto costituzionale, divieto d criminalizzazione di pazienti e operatori sanitari che cercano o offrono tali servizi sono illegali; protezione dell’accesso all’aborto”).

Nelle loro ferme posizioni pro life, almeno per il momento, anche i politici kenioti dimostrano di credere, esser quindi coerenti, con le proprie convinzioni cristiane e con i richiami di pastori e vescovi. Forse è sfuggito agli USA che anche in Africa, ci sono leaders e popoli che credono nei principi non negoziabili e non accettano forme di neocolonialismo.