Il Natale e il sangue dei Santi Innocenti Martiri
Pensieri e riflessioni nell’Ottava di Natale. La vita è un dono ma anche un mistero. E pensiamo alla festa istituita dalla Chiesa il 28 dicembre, quella dei Santi Innocenti Martiri, per ricordare la strage degli innocenti, scatenata da re Erode. E quanti martiri innocenti, sono uccisi ancora oggi.
Per Natale ho scritto un poemetto che ho inviato a molti miei contatti tramite Whatsapp. Si chiama “Nascetur hodie” e sicuramente il titolo avrà fatto pensare qualche latinista. In realtà volevo unire due parole dalla pregnanza liturgica in una frase che, pur contestabile da un punto di vista grammaticale, fosse però intrisa di possibilità semantiche. “Nascetur” ci dice di un atto che si dovrà compiere, come abbiamo nell’inno di avvento “Veni, veni Emmanuel”: “Gaude, gaude, Emmanuel, Nascetur pro te, Israel”. L’ altro, “hodie” è il compimento, come abbiamo nell’antifona al Natale del Magnificat: “Hodie Christus natus est, hodie Salvator apparuit”. La “licenza poetica” (e grammaticale) che mi sono preso per il titolo, voleva richiamare questo concetto del compimento che è comunque sempre attesa, perché ora abbiamo Cristo che viene nella carne ma attendiamo sempre Cristo che verrà (e nascerà, in un certo senso), nella sua gloria. C’è questo mistero della vita carnale e gloriosa.
Già, la vita è un dono ma anche un mistero, se la guardiamo a livello metafisico. E pensiamo alla festa istituita dalla Chiesa il 28 dicembre, quella dei Santi Innocenti Martiri. Don Martino Neri su Radici Cristiane (e riportato da santiebeati.it) così la descrive: “«Deus, cuius hodierna die præcónium Innocéntes Mártyres non loquéndo, sed moriéndo conféssi sunt: ómnia in nobis vitiórum mala mortífica; ut fidem tuam, quam lingua nostra lóquitur, étiam móribus vita fateátur» (Signore nostro Dio, che oggi nei santi Innocenti sei stato glorificato non a parole, ma col sangue, concedi anche a noi di esprimere nella vita la fede che professiamo con le labbra): con queste parole la Chiesa prega nella S. Messa, il 28 dicembre, giorno in cui si fa memoria dei Santi Innocenti. Questi sono quei bambini che Erode, nel tentativo di eliminare il Divino Infante Gesù, ordina di uccidere crudelmente: «Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: "Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più"» (Mt 2, 15-18)”. Cosa c’è di più terribile della sofferenza dei bambini? Eppure oggi quella sofferenza è procurata spesso dagli uomini per soddisfare i propri piaceri, come ai bambini a cui viene impedito di nascere. Sant’Alfonso Maria de’Liguori diceva: “Quel che si fa per propria soddisfazione, tutto è perduto”. Ma quanti bambini non vedono la luce, perchè “non voluti, non desiderati, non attesi”?
Ma ogni bambino è un “hodie” e un “nascetur”, ogni bambino è atto e potenza in senso aristotelico. Io immagino con i milioni di aborti oggi compiuti, quanti grandi artisti, scienziati, geniali inventori sono stati così soppressi. Quanto bene avrebbero potuto fare all’umanità? Non ho detto “grandi santi”, perché penso che il loro martirio una santità gliel’ha meritata. Oggi ci sono tanti modi per poter comunque far vivere questi bambini, anche se indesiderati, ci sono istituzioni che se ne possono prendere cura. Ma l’ignoranza o la paura o l’egoismo fanno compiere atti che spesso si pagano per tutta la vita. Si pensi a come è terribile dover sopprimere una vita perché va a disturbare le esigenze dei genitori, la loro libera (?) auto determinazione. E se facessimo lo stesso con i malati, eliminando quelli di cui gli ospedali non possono prendere più carico? Certo, questo già esiste. Certo, i discorsi sarebbero qui enormi e dovrebbero allargarsi alle tante problematiche che sono intorno alla trasmissione della vita umana. E certo non posso non pensare alle sofferenze di chi compie quegli atti e ai tanti atti contro la vita che anche noi compiamo, per paura, egoismo, ignoranza, sofferenza.
Nelle mie passeggiate spesso passo per il Gianicolo, dove si trova l’ospedale pediatrico “Bambin Gesù”. Mai nome fu più azzeccato. Ogni volta che passo accanto prego per i bambini che sono dentro, perché una delle cose che mi fa più vacillare è proprio quella del dolore innocente. Perché - mi domando - Dio permette che accade quello che si sta vivendo dietro a quelle mura? Alcuni saranno bravi a dare un senso a tutto questo, io sono meno bravo, in queste situazioni. Quello che so, è che l’unica risposta può venire nella preghiera e nell’ascolto di quello che umanamente, immersi nella vita ordinaria, sembra inudibile. Almeno ho capito che la voce vera, essenziale, si può ascoltare solo facendo silenzio.