Il mondo salvato da una Donna. Quella Eterna
Gertrud von le Fort è una delle grandi figure letterarie di convertiti del XX secolo. A quasi cinquant’anni d’età, la scrittrice ricevette il battesimo nella chiesa di Santa Maria dell’Anima a Roma. Negli anni seguenti pubblicò moltissimo. Come La Donna Eterna, oggi ristampato: una sorta di manifesto del femminismo cattolico.
Gertrud von le Fort è una delle grandi figure letterarie di convertiti del ventesimo secolo. Era figlia del barone Lothar, luterano e discendente di un’antichissima famiglia savoiarda che nel XVI secolo era diventata calvinista emigrando a Ginevra. Uno dei suoi componenti era stato braccio destro dello zar Pietro il Grande e poi si era spostato in Germania, dove il casato aveva messo radici. La madre di Gertrud era la nobile brandeburghese Elsbeth Wedel-Parlow. Gertrud, d’ingegno vivacissimo, aveva studiato nelle migliori scuole tedesche ed era stata allieva e infine collaboratrice del grande storico Ernst Troelsch.
Nata nel 1876 a Minden in Westfalia, all’università di Heidelberg era stata una delle rarissime donne iscritte. Come tutti i rampolli dell’alta società del tempo, compì il Grand Tour in Europa e soprattutto in Italia. Con lo scoppio della Grande Guerra, poiché noblesse oblige, prestò servizio come semplice infermiera negli ospedali militari, ma la sconfitta e lo smembramento territoriale finirono col portale via i possedimenti di famiglia. Si trasferì in campagna dalle parti di Monaco e nel 1926 scese per la quarta volta a Roma. Che cosa la attirava così tanto nella capitale cattolica? Un lento scivolamento, frutto di studio e riflessione, verso quel “papismo” che le era stato insegnato a disprezzare; scivolamento culminato, l’anno precedente, nella pubblicazione degli Inni alla Chiesa, un’opera che le diede subito fama. In quel 1926, a quasi cinquant’anni d’età, la baronessa scrittrice ricevette il battesimo cattolico nella chiesa di Santa Maria dell’Anima, punto di riferimento dei cattolici tedeschi in Roma.
Negli anni seguenti pubblicò moltissimo. Le sue opere forse più note sono L’ultima al patibolo e La moglie di Pilato. Divenne amica della norvegese Sigrid Undset, anche lei convertita e poi premio Nobel per la letteratura, del famoso romanziere Hermann Hesse e soprattutto di Edith Stein, l’ebrea allieva del celebre filosofo Edmund Husserl poi diventata suora carmelitana e morta ad Auschwitz (e infine canonizzata da Giovanni Paolo II). Quando quest’ultima decise di prendere i voti religiosi, Gertrud von le Fort fu la sola a incoraggiarla e a esprimerle vicinanza mentre tutti gli amici e i familiari troncavano i rapporti. Gertrud morì nel 1971 a Oberstdorf in Baviera. Qui ci interessa perché nel 1934 aveva pubblicato un importante saggio, La Donna Eterna, più volte riedito e tradotto in molte lingue. É un’opera che potremmo definire di femminismo cattolico, se il termine non fosse stato coniato con tutt’altri intenti e, da buon –ismo, non fosse un’ideologia disgregante.
La grandezza del compito della donna nella storia è, non a caso, letta alla luce della Donna per eccellenza, la Madonna. Attraverso riflessioni ed esempi storici, l’autrice coglie, tra l’altro, l’aspetto infernale della guerra totale moderna e lo paragona al modo di guerreggiare di un guerriero cristiano come il principe Eugenio di Savoia, che lo stesso Rousseau –ovviamente equivocandolo- definiva guerrier philosophe per il trattamento umano che riservava ai suoi uomini e anche ai vinti (sebbene combattesse di solito contro i turchi). E avverte, con tono realmente profetico (oggi lo sappiamo): «Se cade la donna, cade un intero mondo». La Donna Eterna è stato ristampato, in edizione filologica arricchita di foto, dalla piccola ma sofisticata editrice trentina Estrella de Oriente, che ha in catalogo anche il mio I santi militari. Se non lo trovate in libreria, chiedete a info@estrelladeoriente.it.
Gertrud von le Fort, La Donna Eterna, Estrella de Oriente, pp. 224.