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LIBERTA' RELIGIOSA

Il "metodo Barilla" funziona anche negli Usa

La legge appena approvata dallo stato dell'Indiana sulla libertà religiosa doveva tutelare i commercianti cristiani dalle pretese della lobby gay. Ma le solite pressioni hanno provocato un'immediata modifica della legge, così che la libertà religiosa passa da diritto fondamentale a eccezione.

Libertà religiosa 07_04_2015
Torta per nozze gay

Questa storia inizia nel 1993 quando il presidente Bill Clinton approvò il Religious freedom restoration act, una legge sulla tutela della libertà religiosa. Poi negli anni molti cittadini vennero trascinati in giudizio perché ad esempio in quanto credenti si rifiutavano di realizzare album fotografici o torte nuziali per quelle coppie gay che avevano deciso, conformemente alle leggi del loro stato, di convolare a “nozze”. Il bello – o il brutto – stava nel fatto che non poche volte questi fotografi e pasticcieri perdevano la causa perché il loro rifiuto era stato letto come una condotta discriminatoria. Così capitò ad una pasticciera dell’Oregon che dovette sborsare 150mila dollari perché aveva rifiutato di preparare una torta per un “matrimonio” gay (clicca qui)

Oltre a queste vertenze, un’altra mazzata alla libertà religiosa era venuta dall’Obamacare che prevede l’obbligo per enti ed imprese di coprire le spese per contraccezione e aborti a favore dei propri dipendenti.

Di fronte a questi assalti una ventina di Stati USA hanno deciso di dotarsi di una propria legge sulla libertà religiosa. Così ha fatto il 26 marzo scorso lo stato dell’Indiana e il 31 dello stesso mese l’Arkansas. Un altro centinaio di leggi simili sono al vaglio dei parlamenti di altri stati. Da notare che nella legge dell’Indiana non si fa espresso riferimento al mondo omosessuale. Non solo: ma proprio alla fine del 2014 lo stato ha approvato le “nozze” gay. 

Ma tanto bastò che il presidente Obama parlasse di «provvedimento ingiusto e non in linea con i valori americani». Gli ha fatto eco Hilary Clinton su twitter: «È triste che questa nuova legge dell’Indiana possa essere approvata in America oggi. Non dovremmo discriminare la gente a causa di chi ama». L’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha rincarato la dose, dichiarando la propria opposizione a leggi come queste che «razionalizzano l’ingiustizia con il pretesto di difendere una cosa che noi tutti abbiamo a cuore» (clicca qui). Altre aziende, quali la General Electric, la Walmart e la Fca, hanno espresso tutto il loro dissenso per questa nuova norma. Infine pure il mondo dello sport si è stracciato le vesti (o la divisa). Mark Emmert è il presidente della Ncaa, un’associazione che raggruppa 1.200 istituti e organizza campionati sportivi nei college e nelle università di tutti gli States. Mr. Emmert ha fatto sapere che non avrebbe fatto disputare la Final Four di pallacanestro femminile il prossimo anno se la legge non sarà rivista.

Molto rumore per nulla, in realtà. Infatti qualora un fotografo ad esempio decida di astenersi dall’offrire i propri servigi ad una coppia omosessuale che vuole “sposarsi” e qualora quest’ultima lo chiami a giudizio, spetterà, con curiosa inversione dell’onere della prova, al fotografo provare che prestarsi ad un simile lavoro configura una “violazione sostanziale” al suo sentimento religioso e che tale scelta non lede nessun «generale interesse del governo e della comunità». Insomma è come al tempo di Stalin: se qualcuno denunciava Tizio come nemico del popolo non spettava a questo qualcuno fornire le prove della sua colpevolezza, ma stava a Tizio trovarne per provare la propria innocenza.

Comunque il polverone mediatico è stato così intenso che il governatore Mike Pence ha dichiarato che la neonata legge dovrà essere rivista. Ed infatti a tempo di record è già stata modificata in Commissione inserendo un emendamento che prevede che la libertà religiosa non possa discriminare le persone in base alla loro razza, colore, religione, discendenza, età, nazionalità, disabilità, sesso, orientamento sessuale e identità di genere. La legge per essere vigente dovrà però ricevere il placet di Senato e Camera. Se la norma passerà – e certamente passerà – saranno guai seri per tutti i cristiani e non solo: affermare ad esempio che l’omosessualità è un orientamento contro natura sarà considerato discriminatorio. Figurarsi astenersi dal prestare i propri servizi professionali ad una coppia gay che si “sposa”.

La vicenda made in Indiana è paradigmatica. Si è passati dal divieto dei “matrimoni” gay, alla libertà di “sposarsi” concessa anche a coppie dello stesso sesso ed ora si è giunti all’obbligo di essere gay friendly in ogni condotta privata. Un curioso e pericoloso ribaltamento di prospettiva: se prima la libertà religiosa era un diritto fondamentale, che non poteva essere compressa se non nel caso in cui avesse danneggiato o messo in pericolo altri diritti costituzionali, ora è eccezione. Il credente assomiglierà sempre più all’obiettore di coscienza. Come dire: tu sei obbligato a rinunciare alle tue idee a patto che – se lo Stato magnanimamente te lo concede – tu possa sollevare obiezione di coscienza. La regola generale è la teoria del gender, l’eccezione è il credo religioso. 

Da qui una serie di assiomi incontestabili. C’è la libertà di contrarre “nozze” gay, ma non c’è la libertà di dissentire, anzi c’è l’obbligo di favorire il diffondersi della cultura gay: la libertà degli uni corrisponde alla coazione subita dai secondi. Le idee omosessualiste non offendono il sentimento religioso di nessuno, i principi cristiani offendono gli omo-ideologi. I gay non devono venire discriminati, i credenti sì perché viene loro tappata la bocca. La tolleranza fa rima con tracotanza.

La nuova legge quindi da affermazione di un diritto fondamentale passerà ad essere una legge che istituirà delle riserve – è proprio il caso di dirlo – indiane per i credenti.