Il messaggio di Kirk si basava sulla legge naturale universale
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Charlie Kirk non era cattolico, ma evangelico. Per lui, almeno formalmente, non esisteva una Dottrina sociale della Chiesa, ma aveva recuperato l’adesione ad una legge naturale, espressa ancora con venature evangeliche.

La morte per assassinio di Charlie Kirk ha colpito tutti. Sulla vicenda in questi giorni si stanno moltiplicando molte osservazioni e riflessioni, unitamente alla costernata vicinanza spirituale alla moglie e ai figli. La tragedia accaduta non verrà dimenticata tanto presto ed eserciterà una significativa influenza sul modo di pensare date le sue numerose applicazioni a tanti ambiti della vita di oggi. Da parte nostra ci limitiamo ad alcune considerazioni dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa.
La maggior parte delle prese di posizione che condannano l’accaduto si fermano alla violazione della libertà di espressione e delle esigenze della democrazia liberale. Molti osservatori e commentatori vedono in Kirk il campione di questa libertà, un uomo che ha avuto il coraggio di dire le proprie idee, discutendo con tutti in un pubblico dibattito, come quello che stava svolgendo al momento dello sparo. Questa interpretazione non scende sul piano dei contenuti, ossia di quanto egli diceva e dei principi che promuoveva e difendeva. Certo, anche la libertà è un contenuto e non solo una forma, ma assunta così genericamente e intesa solo come libertà di dire la propria in pubblico, risulta riduttiva e anche ambigua.
Lo stesso vale per chi assume l’ottica del “sogno americano” di cui l’azione sociale e politica di Kirk sarebbe stata una fedele e onesta espressione. Anche in questo caso ci si ferma un passo prima di entrare in profondità nei contenuti. Chi voglia fare una analisi alla luce della Dottrina sociale della Chiesa non dovrebbe fermarsi lì, perché ambedue i criteri – libertà democratica di espressione e sogno americano – hanno bisogno a loro volta di essere fondati. Occorre piuttosto chiedersi se il messaggio di Kirk avesse voluto basarsi su alcune più solide basi.
Qualcuno osserva che le sue posizioni circa le emergenze sociali e politiche di oggi fossero di vario tenore e non meritassero tutte lo stesso apprezzamento. Questo può essere vero, però i cosiddetti “principi non negoziabili”, pur tradotti in modo personale, c’erano tutti. Egli si batteva contro l’uccisione di vite umane innocenti tramite l’aborto di Stato, difendeva e promuoveva la famiglia naturale, voleva “buone” scuole per i figli, lottava contro le attuali ideologie post-naturali come quella del gender o quella del woke, indicava i pericoli dell’immigrazionismo, soprattutto islamico, per la destabilizzazione delle nazioni e così via. Possiamo allora dire che egli non rivendicava solo la libertà democratica o il sogno americano ma intendeva andare a dei fondamenti indisponibili in cui possiamo vedere elementi della legge naturale. Questo lo collega in modo più convincente con la Dottrina sociale della Chiesa.
Charlie Kirk non era cattolico, ma evangelico. Per lui, almeno formalmente, non esisteva una Dottrina sociale della Chiesa, non solo per la mancanza di autorità magisteriale competente a formularla dottrinalmente, ma anche perché il rapporto tra la ragione politica e la fede religiosa per gli evangelici è diverso che per i cattolici. Dal protestantesimo possono derivare diverse soluzioni a questo proposito: uno Stato completamente laico e secolarizzato oppure uno Stato che governa direttamente la dimensione pubblica della vita religiosa; i fedeli possono ritenere che la loro coscienza legittimi qualsiasi scelta nella pubblica piazza oppure che Gesù Cristo voglia da loro una coerenza anche in questo campo.
Da quanto ci è dato sapere, Charlie Kirk aveva recuperato l’adesione ad una legge naturale, espressa ancora con venature evangeliche, ma piuttosto solida perché fondata sul buon senso o, per meglio dire, sul senso comune. I punti su cui egli insisteva erano in realtà piuttosto semplici, alla portata di tutti, e li difendeva con argomentazioni razionali e non solo di fede, chiedendo ai suoi interlocutori di digli dove avesse sbagliato. Su questi aspetti del suo impegno il rapporto con la Dottrina sociale della Chiesa sembra consistente.
Collegato con questo aspetto, c’è poi quello del ruolo pubblico da lui assegnato alla fede cristiana e a Dio. Anche in questo ambito i suoi atteggiamenti rimangono evangelici più che cattolici, perché tra la sua coscienza e gli insegnamenti di Gesù non c’era la Chiesa docente, però non si può dimenticare che anche per la Dottrina sociale della Chiesa la religione cristiana ha un ruolo pubblico e, contro l’indifferentismo religioso ateo, bisogna lottare prima di tutto per il primato di Dio nel mondo, come condizione per tutto il resto.
Nella marea di notizie diffusesi in questi giorni su di lui, è emersa anche l’indicazione di un suo eventuale accostamento alla religione cattolica. Qualcuno ha riportato alcune sue affermazioni riguardo Maria Santissima che, assieme alla sua amicizia con numerosi cattolici impegnati in pubblica, potrebbero indicare questa sua disposizione interiore.
La cosa fa però nascere una domanda: la Chiesa cattolica di oggi approverebbe l’impegno di Charlie Kirk? Indipendentemente dal nuovo corso aperto da Leone XIV e parlando in generale, a cominciare anche da alcuni vescovi americani, è lecito avere molti dubbi su un apprezzamento del suo messaggio. Su vita, famiglia, omosessualismo, gender, suicidio assistito, immigrazionismo, ecologismo … molte autorevoli voci della Chiesa cattolica di oggi sono in dissonanza con le idee promosse da Charlie. Ancor più lo sono verso il suo metodo, ritenuto con ogni probabilità troppo militante. Non che egli non dialogasse, come oggi gli ecclesiastici cattolici dicono di fare come primaria esigenza, è che dialogava non solo per dialogare ma per far vincere, nel dialogo, le idee vere contro quelle false.
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