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FAMIGLIA

Il matrimonio è indissolubile, ecco il Manifesto

Comprendere le ragioni dell’indissolubilità del matrimonio e il suo legame con l’Eucarestia è la grande sfida che oggi si pone a una Chiesa che sembra più incline ad appiattirsi sulla cultura del mondo piuttosto che elevarsi a comprendere e vivere la verità.  
- IL MANIFESTO

Famiglia 11_06_2014
Il matrimonio

Comprendere le ragioni dell’indissolubilità del matrimonio e il suo legame con l’Eucarestia è la grande sfida che oggi si pone a una Chiesa che sembra più incline ad appiattirsi sulla cultura del mondo piuttosto che elevarsi a comprendere e vivere la verità. È quanto affermano i canonisti e i teologi firmatari del manifesto “Indissolubilità, una sfida da attraversare” (sarà reso pubblico oggi e la Nuova Bussola Quotidiana lo offre in anteprima), che si pone in palese contrasto con chi vorrebbe trasformare il prossimo Sinodo per la famiglia in una occasione di mutamenti sulla dottrina della Chiesa in fatto di matrimonio. Come si ricorderà a sollevare un acceso dibattito era stata la relazione all’ultimo Concistoro tenuta dal cardinale Walter Kasper, favorevole a concedere – seppure a certe condizioni – l’accesso al sacramento dell’Eucarestia ai divorziati risposati. Ma anche le risposte di alcuni episcopati al questionario inviato dalla Santa Sede in preparazione del Sinodo vanno nella direzione della resa senza condizioni alla mentalità del mondo (clicca qui).

Ora questo manifesto sull’indissolubilità del matrimonio pone un gesto nella direzione opposta, nella fedeltà al disegno di Dio sulla famiglia, che l’uomo non può mutare con il pretesto dell’attenzione pastorale. Firmatari di questo manifesto sono don Giorgio Zannoni, docente di diritto canonico all’Istituto S. Pio X di Venezia, don Nicola Bux, docente alla Facoltà Teologica Pugliese, il belga Juan Carlos Conde Cid, docente di Diritto canonico, Carlos Josè Errazuriz della Pontificia Università Santa Croce, il professore Andrea Favaro dell’Università di Padova, la professoressa spagnola Montserrat Gas Aixandri dell’Università International de Catalunya e il professore Wojciech Gòralski della Università Wyszynslki di Varsavia.

La attuale crisi del matrimonio, in fondo, è crisi delle promesse solenni, tanto che lo stesso papa Francesco, sulla scia di chi l’ha preceduto, ha detto di credere che almeno la metà dei matrimoni celebrati in chiesa siano invalidi. Eppure, rimane quella parola del Vangelo in cui il Cristo lancia al cuore dell’uomo la sfida del “per sempre”, quell’indissolubilità (finché morte non vi separi) che non può essere mandata in cantina per nessun motivo, tantomeno per una casuistica sentimentale.

L’indissolubilità – è scritto nel manifesto - non è un accidente qualsiasi del matrimonio cristiano, ma ne è propriamente la bellezza. Perché è una sfida da attraversare. 

Su questo tema abbiamo rivolto qualche domanda a due dei firmatari del Manifesto, il prof. Zannoni e don Bux.

Professor Zannoni perché questo manifesto?
L’odierno contesto ecclesiale mostra come all’incertezza, da tempo diffusa, circa i sacramenti (eucaristia e confessione) connessi al matrimonio, fosse sottesa una mancata certezza sul pensiero della Chiesa sulla natura stessa del matrimonio. È urgenza improcrastinabile riascoltare la verità sull’amore umano. Ebbene in un dialogo amicale si è constato un sostanziale silenzio in tanti di “coloro che pensano”, pur nell’imminenza del Sinodo su matrimonio e famiglia. Così è sorta l’idea di dare un contributo e formulare un “tesario”, che è poi il “manifesto” presentato oggi. Ci siamo anche chiesti come possa essere successo che il Magistero non abbia irrigato il campo dei credenti. Eppure fin da Paolo VI, poi con San Giovanni Paolo II e quindi con Benedetto XVI, il Magistero ha riproposto la fede come possibilità data all’uomo di poter comprendere al metro di una misura reale, e non ideologica.

Prof. Zannoni, la sfida al matrimonio, e alla fede, sembra davvero epocale…
La questione del matrimonio non riguarda il cristiano, così come la crisi non tocca il sacramento, ma ancor prima l’uomo in quanto alla differenza sessuale. È in questione l’uomo ed è in questione la fede, che Benedetto XVI affermò non potersi dare mai per presupposta rispetto al vivere. Non a caso Cristo (Mt. 19) ha legato la vita affettiva, il celibato come il matrimonio, alla personale dedizione al Regno da Lui inaugurato. Il “per sempre” è risposta certa al dono ricevuto di  Lui.

Il rapporto tra indissolubilità del matrimonio ed Eucaristia è al centro dell’attuale dibattito ecclesiale. Don Bux, vorrebbe brevemente chiarirci i termini di questo rapporto?
Se il divorzio è un peccato, un matrimonio che segue ad un divorzio è una condizione permanente di peccato, contraddittoria con il sacramento dell’unità che è l’eucaristia. Comunione esterna e comunione interna sono in relazione l’una con l’altra come segno e realtà: mai la Chiesa vorrebbe privare qualcuno della comunione interna. Quando essa lo fa, è solo e unicamente per salvare, con questa medicina, la comunione spirituale. Ne sono prova le "sofferenze dei santi", cioè della comunità che è in ansia per Lui; inoltre, la sofferenza dell’escluso, il suo tendere alla comunione, rappresenta il legame che lo tiene unito all’amore salvifico di Cristo e può condurre paradossalmente al progresso spirituale. La ribellione invece non salva, ma distrugge l’amore. Questo fa capire quanto sia incongruo postulare la necessità della comunità ecclesiale, quale condizione per celebrare l’eucaristia, se poi la si esclude all’atto di verificare i modi in cui si vive l’appartenenza ad essa.