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Kenya

Il Kenya costringe i rifugiati somali a lasciare il campo di Dadaab

Il governo del Kenya maschera come rimpatrio volontario l’espulsione di migliaia di rifugiati somali ospiti del campo profughi di Dadaab

 

Migrazioni 07_01_2018

Il Kenya ha costretto decine di migliaia di rifugiati somali ospiti nel campo profughi di Dadaab a rientrare in patria. È questa la grave accusa rivolta al governo del Kenya da Amnesty International, ma soprattutto alla comunità internazionale ritenuta da AI colpevole di non provvedere adeguatamente alle necessità del campo. Creato dall’Acnur per ospitare profughi per lo più somali ed etiopi, Dadaab è arrivato ad accogliere 600 mila persone. Da tempo le autorità kenyane protestano che il sostegno internazionale alla struttura è carente e affermano che per di più, da soli o con le famiglie, a Dadaab si sono insediati nel corso degli anni numerosi jihadisti al Shabaab, il gruppo armato somalo legato ad al Qaida, che dal campo organizzano attentati, incursioni e attacchi in Somalia e in Kenya. Per questo nel 2016 il governo kenyano aveva annunciato di voler chiudere il campo. Dopo aver rinunciato al progetto su pressioni internazionali, da allora – stando ad AI – ha indotto molti rifugiati a partire interrompendo i servizi essenziali da cui dipende la loro sopravvivenza. La situazione della Somalia è complessa. Pur ridimensionati, gli al Shabaab controllano ancora vasti territori. Ma soprattutto molti rifugiati incontrano serie difficoltà una volta rientrati in patria, anche nelle città e nelle regioni sicure, perchè mancano di aiuto per reinserirsi nella vita sociale ed economica del paese. Questo è vero soprattutto per le decine di migliaia di rifugiati che hanno trascorso molti anni all’estero. La guerra in Somalia è scoppiata nel 1991. Tra gli ospiti del campo di Dadaab si contano migliaia di profughi nati ne campo e altrettanti di terza generazione, vale a dire nati a Dadaab da genitori anch’essi a loro volta nati nel campo.