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GEOPOLITICA E VIRUS

Il governo si appoggia a Cina e Russia: attenzione ai flirt

L'Italia sta cercando di ottenere più sostegno dall'estero per fronteggiare la tragedia sanitaria: mancando una reale solidarietà europea, e con gli Stati Uniti gravemente colpiti, un ulteriore rafforzamento delle relazioni con Cina e Russia è nell'ordine delle cose. Ma le dimostrazioni di solidarietà da parte loro sono finalizzate ad acquisire maggiore capacità d'influenza sull'Italia. Un esecutivo autorevole dovrebbe dimostrare la capacità di mantenere la barra dritta.

Editoriali 30_03_2020

Coronavirus e geopolitica. Sullo sfondo della tragedia sanitaria e della saga dei decreti per scongiurare il collasso sociale ed economico dell'Italia, vanno in scena anche le fitte trame delle relazioni internazionali, sventura vuole con l'attuale governo in carica come protagonista.

Nella sua relazione alla Camera del 25 marzo, il premier Giuseppe Conte ha rassicurato circa la collocazione del Paese nel quadro occidentale ed euro-atlantico. Mentre, utilizzando i canali social, Farnesina e Ministro degli Esteri si sono prodigati in ringraziamenti e abbracci virtuali diretti agli Stati Uniti, per aver fatto giungere tramite personale dell'esercito forniture e attrezzature mediche in Lombardia.

Luigi Di Maio ha poi discusso telefonicamente con il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, del ruolo di assistenza che l'organizzazione può svolgere a sostegno dell'Italia nel far fronte all'emergenza. Ciò, tuttavia, non è bastato a bilanciare l'enfasi mediatica e istituzionale che è stata riservata alle opere di solidarietà (o presunte tali) rivolte all'Italia da parte di Cina e Russia. Persino gli infermieri cubani hanno beneficiato di maggiore risalto degli aiuti americani.

È stato Conte in persona, in qualità di presidente del consiglio, a invitare ufficialmente la famosa équipe di medici cinesi, accolti con i tappeti rossi da un deferente Di Maio, molto a suo agio insieme all'ambasciatore di Pechino, come già Beppe Grillo Mao nel suo incontro dello scorso novembre a Roma per promuovere l'inclusione dell'Italia nella cosiddetta Via della Seta (prima che entrasse in quella del Coronavirus). 

Del contributo che i suddetti "consiglieri" medici hanno fornito ai colleghi italiani impegnati in corsia contro il virus, non se ne ha tuttora contezza. Se un apporto concreto da loro è mai giunto, una qualche incisività possono averla esercitata nella campagna volta a convincere i lombardi a #restareacasa, durante la ribalta con la stampa che gli è stata concessa a Milano da un oltremodo disperato presidente della regione, Attilio Fontana. 

Poco importa che la grande quantità di materiale medico promesso - centinaia di migliaia di articoli tra mascherine, tute protettive, tamponi e respiratori - sembra sia tutt'altro che gratuita. Tale manifestazione di solidarietà (a pagamento) è bastata comunque a mettere in moto le crescenti ramificazioni elettroniche del partito filo-Pechino in Italia, con giornali e giornaletti online, messaggi su Facebook, Twitter e persino LinkedIn, inneggianti alla grande generosità dei "fratelli cinesi". 

Similmente, il partito filo-Mosca, da tempo molto diffuso e ben radicato, non ha mancato di manifestare il suo compiacimento nel vedere le "immagini storiche" del convoglio militare inviato da Vladimir Putin che ha attraversato Roma per dirigersi nella caserma di Castro Pretorio, dove ufficiali russi sono stati immortalati intenti a studiare la mappa della penisola con i colleghi italiani.

In tutto, sono giunti a Roma, con voli speciali dell'aviazione di Mosca, 122 medici-militari (una sessantina gli specialisti in guerra batteriologica), accompagnati da ventilatori polmonari, mascherine ed attrezzature varie, pronti per essere dispiegati a Bergamo, in piena zona rossa. 

Per costruire un ospedale da campo, coadiuvare il personale medico locale ed effettuare delle opere di sanitizzazione sarebbe bastata una delegazione civile della croce rossa russa, ma è consuetudine dell'Italia ormai quella di offrirsi come piattaforma per la gloria altrui. La memoria ci rimanda alla tenda di Gheddafi, alla visita del presidente iraniano Rouhani e a quella più recente dell'emiro del Qatar. 

Ecco allora l'enfasi della parata militare, con tanto di sventolio di bandiere bianco, blu e rosse, coordinata dai due ministeri della difesa e con l'avallo, sempre personale, del premier Conte. "Dalla Russia con amore", è questo il nome dell'operazione. È comprensibile e legittimo che l'Italia stia ora cercando di ottenere più sostegno possibile dall'estero, sia per far fronte alla tragedia sanitaria, che nella prospettiva della ricostruzione post-Coronavirus.

Di fronte alla continua mancanza di una reale solidarietà europea (Francia e Germania hanno inviato la loro beneficenza, ma con colpevole ritardo; di un'iniziativa di sostegno medico targata UE non se n'è mai neppure parlato, mentre gli eurobond resteranno nel cassetto), e con gli Stati Uniti anch'essi gravemente colpiti nelle finanze dal Coronavirus, un ulteriore rafforzamento delle relazioni economiche con Cina e Russia è nell'ordine delle cose. 

Va da sé che le pronte dimostrazioni di solidarietà da parte di Pechino e Mosca (senza dubbio la più tangibile è finora quella russa), siano finalizzate ad acquisire una maggiore capacità d'influenza sull'Italia, anche e soprattutto a discapito delle tradizionali alleanze. Ed è qui chi un esecutivo autorevole (e ben intenzionato) dovrebbe dimostrare di avere la capacità di mantenere la barra dritta dal punto di vista diplomatico anche in un momento di drammatica difficoltà. 

A preoccupare è soprattutto il partito filo-Pechino, che sulla spinta delle relazioni economiche sembra disposto a "mettersi al servizio" degli obiettivi dell'agenda politica e geopolitica cinese che hanno come oggetto l'Italia. Si tratta di una preoccupazione reale, che nel confermare recentemente l'amicizia e la vicinanza degli Stati Uniti verso l'Italia, il segretario di stato, Mike Pompeo, sembrava aver ben presente. In questa fase, in cui il mondo in lockdown sanguina, l'unico che forse continua a ridersela sembra essere il comico Beppe Mao.