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ZONE ROSSE

Il governo dei lockdown strangola l'economia

Nuovo lockdown, incertezza sui vaccini, rincaro dei prezzi, cartelle esattoriali in arrivo a milioni di italiani: la crisi arriverà inesorabile sull'economia italiana. Secondo le stime di Intesa Sanpaolo occorreranno cinque anni per tornare ai livelli pre-Covid.

Economia 03_01_2021
Chiusure

La lenta risalita dei contagi da Covid e i prevedibili disservizi e ritardi nella campagna di vaccinazione costituiscono due armi formidabili del Governo per prolungare le attuali restrizioni. Il regalo che attende gli italiani per la Befana è un nuovo lockdown, più o meno esteso, con altre zone rosse almeno fino a primavera inoltrata. Dopo un Natale agli arresti domiciliari o in libertà vigilata, si profilano altre chiusure di attività produttive e commerciali a partire dal 7 gennaio, quando scadranno le attuali limitazioni.

Lo scopo ufficiale di tali misure è quello di evitare la fatidica terza ondata, ma in realtà il nodo è sempre lo stesso: l’incapacità dei governanti nazionali, regionali e locali di predisporre servizi di trasporto pubblico con orari differenziati per diluire il traffico durante tutta la giornata, scaglionando gli ingressi nelle scuole al fine di scongiurare assembramenti. Ovviamente di qui a una settimana, quando si farà il bilancio del periodo natalizio, saranno numerosi i virologi, i politici e perfino gli opinionisti che daranno la colpa dell’aumento dei contagi all’indisciplina degli italiani rispetto alle misure anti-Covid, al fine di coprire le responsabilità della politica.

Ma se l’informazione mainstream seguita a concentrarsi sull’ossessiva contabilità dei contagiati e ora anche su quella, altrettanto martellante, dei vaccinati, i numeri che preoccupano imprenditori, lavoratori autonomi, imprese e famiglie sono soprattutto quelli dell’economia. Almeno tre notizie destano enorme preoccupazione.

La prima. Tra tariffe, prezzi e costi dei servizi il nuovo anno ha regalato un aumento medio di 795,8 euro a carico dei cittadini. Come ogni anno l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha effettuato una stima sull'andamento dei prezzi e delle tariffe. Si registrano rincari in alcuni settori, specialmente quello alimentare (i cui costi da tempo non conoscono ribassi) e quello dei trasporti (dovuto in larga misura al maggior utilizzo dei veicoli privati a causa della paura di contagio sui mezzi pubblici). Le bollette dell’elettricità hanno subìto un aumento del 4,5% e quelle del gas del 5,3%.

La seconda. L’Italia impiegherà cinque anni per tornare a livelli di crescita pre Covid. E’ la stima della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che prevede che il nostro sarà tra i Paesi europei che impiegheranno più tempo per tornare ai livelli del Pil del 2019. Quest’anno l’Italia potrebbe recuperare, a partire dal secondo semestre, il 4,7% di Pil, dopo aver perso 9 punti nel 2020. Ma il debito pubblico peserà come un macigno restando sopra il 160% per diverso tempo. E a salire sarà soprattutto la disoccupazione, che toccherà l'11,4%.

La terza. Nonostante le dichiarazioni del viceministro dell’Economia, Laura Castelli (M5S), si è rimessa in moto la macchina del Fisco e pende sui contribuenti italiani la spada di Damocle dell’invio di 50 milioni di cartelle esattoriali, avvisi di accertamento, comunicazioni e notifiche da parte dell’Agenzia delle entrate. Tutte le opposizioni e ampi settori della maggioranza premono per un nuovo rinvio del blocco di quelle cartelle o per la loro rottamazione.

In quest’incertezza, però, ristoranti, bar ed esercizi commerciali di vari settori rischiano di chiudere nuovamente i battenti per molti mesi se non cambieranno i criteri per definire rosse, arancioni o gialle le singole zone e quindi certamente non potranno pagare quelle cartelle, ove le ricevessero. Si tratterebbe, peraltro, di una vera e propria beffa. L’ennesima nei confronti di categorie che sono state obbligate a mettersi in regola da maggio in poi e che hanno sostenuto costi esosi per adeguare locali e impianti di aerazione alle misure anti-Covid e si sono poi visti chiudere le loro attività senza ristori congrui.

A tutte queste criticità che si stanno moltiplicando e aggravando non riuscirà a far fronte una politica litigiosa, che confida nel Recovery Plan per salvare il Paese dal baratro, non rendendosi conto che quegli aiuti, prevalentemente sotto forma di prestiti, arriveranno fra almeno sei mesi, quando le macerie da rimuovere saranno ancora più ingombranti.