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IL GIUBILEO LETTERARIO/21

Il Giubileo della regalità di Cristo nell’universo

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Il Giubileo del 1925 si svolse in un clima culturale e politico caratterizzato dal Fascismo al potere che collaborò per la sua riuscita. Nello stesso anno però venne istituita la festa della regalità di Cristo.

Cultura 07_04_2025

Il 1925 fu un anno particolarmente significativo in Italia per gli eventi culturali e religiosi che lo segnarono.

Da un punto di vista letterario venne pubblicata la prima raccolta di ritorno all’ordine dopo la tempesta delle avanguardie storiche. Si tratta di Ossi di seppia in cui Montale, pur non rifuggendo dalla musicalità, aspira a trasmettere l’essenzialità, a sradicare la prosopopea dannunziana e l’ostentata retorica dei «poeti laureati» e, al contempo, a riportare la poesia alla tradizione dopo l’eversione dei movimenti di inizio secolo.

Il Manifesto degli intellettuali italiani fascisti a firma di Giovanni Gentile, pubblicato il 21 aprile 1925 su Il popolo d’Italia e sulla maggior parte degli altri quotidiani, conteneva la storia del fascismo fino al 1922 e una sua apologia: il documento, che contestava l’asserzione che il fascismo fosse liberticida, fu firmato tra gli altri da Gabriele d’Annunzio, Luigi Pirandello, Filippo Marinetti, Giuseppe Ungaretti. Gentile sosteneva che il manifesto fosse frutto del primo incontro degli intellettuali fascisti a Bologna del 29-30 marzo e del desiderio che in seno all’Italia «fascista e fascistizzata» potessero maturare e «venire alla luce nuove idee, nuovi programmi, nuovi partiti politici».

Dieci giorni più tardi, il primo maggio, venne pubblicato il Manifesto degli intellettuali italiani antifascisti di cui fu corifeo il filosofo Benedetto Croce. Il testo spronava alla lotta e alla resistenza al fascismo: «La presente lotta politica in Italia varrà, per ragioni di contrasto, a ravvivare e a fare intendere in modo più profondo e più concreto al nostro popolo il pregio degli ordinamenti e dei metodi liberali, e a farli amare con più consapevole affetto». Croce concludeva: «La prova che ora sosteniamo, aspra e dolorosa a noi, era uno stadio che l'Italia doveva percorrere per ringiovanire la sua vita nazionale, per compiere la sua educazione politica, per sentire in modo più severo i suoi doveri di popolo civile».

Di fatto con il biennio 1925-1926 la cosiddetta «era fascista» passava dal periodo della ricerca del consenso con il mondo delle industrie, delle banche, dei centri militari alla fase della trasformazione delle istituzioni statali in dittatura. A partire dal 1925 l’immagine stessa dello Stato italiano venne fatta coincidere con quella del regime fascista.

In questo clima politico e culturale si svolse il Giubileo del 1925, promulgato con la bolla Infinita Dei misericordia del 29 maggio 1924 in cui il papa Pio XI esplicitava tre intenzioni particolari per cui pregare: la risoluzione dei problemi in Terra Santa, l’unità dei fratelli ora disuniti, la pace nel mondo. Pochi anni prima era avvenuta l’ecatombe della Prima Guerra Mondiale o Grande Guerra. Ora il papa scriveva:
«Che cosa infatti si può pensare di più idoneo ad affratellare gli uomini e i popoli, che questo continuo affluire di pellegrini da tutte le parti del mondo alla volta di Roma, in questa seconda patria delle genti cattoliche, per stringersi intorno al Padre comune, per professare insieme la stessa fede ed insieme accostarsi alla santissima Eucaristia, vincolo di unità, per attingere ed accrescere quello spirito di carità che è precipua caratteristica dei cristiani, come ricordano ed attestano meravigliosamente i monumenti sacri dell’Urbe? Noi vorremmo pure che in questo legame di carità fossero unite a Noi quelle Chiese che, da uno scisma antico e funesto, sono oggi tenute lontane dalla Chiesa Romana».

Il Giubileo fu favorito dal fatto che il Governo italiano collaborò con le autorità ecclesiastiche per mantenere il controllo della situazione.

In una città che un secolo fa contava poco più di settecentomila abitanti giunsero nel complesso seicento mila uomini, il più alto numero di pellegrini per un Giubileo fino ad allora. Per la prima volta si utilizzò anche l’aereo. Le nazionalità di provenienza erano le più diverse: Uruguay, Argentina, Canada, Australia erano tra i tanti Paesi da cui partivano i pellegrini.

L’illuminazione elettrica stava sostituendo gradualmente quella a gas: per la prima volta durante un Giubileo la Basilica di San Pietro fu illuminata da fari e lampadine. Lo spettacolo di luci sorprese i pellegrini in tutta Roma. Al Colosseo riprese la pratica della Via Crucis sospesa nel 1871.

Nel 1925 venne istituita la Festa di Cristo Re. Già nel 1899 papa Leone XIII aveva stabilito l’11 maggio la consacrazione universale degli uomini al Cuore di Gesù. Nel 1923 il papa chiedeva: «Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall’ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i sovrani diritti della persona regale di Gesù Cristo, che vive nell'Eucaristia e regna, col Suo Sacro Cuore, nella società». Il papa Pio XI consacrò il genere umano al Cuore Immacolato di Gesù.

Con l’enciclica dell’11 dicembre 1925 Quas primas venne fissata la festa della regalità di Cristo l’ultima domenica di ottobre.

Nello stesso Anno Santo venne canonizzata suor Teresa di Gesù Bambino, chiamata anche Teresa di Lisieux, beatificata solo due anni prima da papa Pio XI. Nel 1927 sarebbe divenuta patrona dei missionari e nel 1997 dottore della Chiesa.