Il Giappone chiede scusa per le sterilizzazioni forzate eseguite per quasi mezzo secolo
A oltre 20 anni dall’abrogazione della legge sull’eugenetica una proposta di legge prevede un risarcimento alle vittime e scuse formali da parte del governo giapponese
Nel 1948 il Giappone per “prevenire la nascita di discendenti imperfetti”, “inferiori”, ha varato la Legge sulla protezione eugenetica rimasta in vigore fino al 1996. In quell’arco di tempo si stima che circa 25.000 persone siano state sottoposte a interventi di sterilizzazione, 16.500 dei quali, secondo il ministero della sanità, senza il loro consenso. Spettava ai medici decidere se fosse opportuno eseguire una operazione, un comitato prefettizio ne doveva confermare la necessità, dopo di che l’intervento veniva eseguito. Alle autorità sanitarie era consentito usare restrizioni fisiche, inganno e anestesia nel caso in cui il soggetto mostrasse resistenza. La legge autorizzava la sterilizzazione di persone con disabilità e malattie mentali e con malattie ereditarie. Il 1° marzo un gruppo di parlamentari dei partiti di governo e all’opposizione hanno presentato una proposta di legge che chiede di risarcire le persone che sono state sottoposte a sterilizzazione forzata. La legge, che dovrebbe entrare in vigore ad aprile, prevede un risarcimento pari a circa 20.900 dollari per ogni vittima e scuse ufficiali. Ma gli avvocati delle vittime hanno già annunciato che ritengono l’importo del tutto inadeguato all’entità del danno subito. Inoltre non sono soddisfatti del modo in cui le scuse ufficiali vengono poste. Nel preambolo si legge: “riflettiamo e sentitamente chiediamo scusa per le grandi sofferenze fisiche e mentali inflitte”. Secondo gli avvocati, poiché è lo stato che ha inflitto quelle sofferenze, il soggetto delle scuse deve essere “lo stato”. In altre parole le vittime vogliono che il governo ammetta con chiarezza la propria responsabilità e chieda scusa.