Il fattore Renzi, il jolly delle prossime maggioranze
Fatte le elezioni emiliane, riprende il gioco dei posizionamenti. Con il suo partito (piccolo sulla carta, ma importante in Parlamento) Matteo Renzi potrebbe decidere di uscire dal governo per dare un sostegno esterno. Due le prospettive possibili: fondersi con i piccoli partiti centristi, o andare con il centrodestra. Fantapolitica? Non proprio
Archiviato quello che doveva essere l’evento del secolo, la caduta della rossa Emilia, tutti i partiti hanno ricominciato i giochi di posizionamento, che sono da sempre il sale della politica, e tanto più lo sono ora che si va verso una legge proporzionale, dove i voti li devi prendere da solo, e i meno difficili da conquistare sono quelli del tuo vicino di schieramento.
A destra ha cominciato a muoversi Salvini che, per destabilizzare gli alleati e cercare di sottrargli voti, ha detto no alle candidature già concordate di Fitto (FdI) a presidente della Puglia e di Caldoro (FI) a presidente della Campania. Ma i movimenti più interessanti e più forieri di novità si registrano a sinistra, e manco a dirlo il protagonista è Matteo Renzi. Mentre tutti i soci della coalizione rosso-gialla sono intenti a lanciare segnali di continuità, il senatore fiorentino lavora come sempre per differenziarsi. Non solo ha detto NO all’abolizione della prescrizione e alla revoca delle concessioni autostradali (bravo! insista perchè sono battaglie sacrosante), ma sta meditando mosse ancor più clamorose che potrebbero avere conseguenze pesanti sulla stabilità del già traballante governo.
Come primo passo ha fatto trapelare di stare studiando l’uscita dall’esecutivo, con Italia Viva che si limiterebbe all’appoggio esterno, cioè un appoggio ai singoli provvedimenti contrattato e deciso di volta in volta. Questa mossa - che oggettivamente indebolisce il governo e rafforza la visibilità di Italia Viva - Renzi la fa nella speranza di aumentare i suoi consensi per ora sempre bloccati sul 4/5% . Ma la fa anche con un altro intento, ancora più ambizioso, quello di riuscire ad agganciare in un patto stretto e in prospettiva di fondersi in un unico soggetto politico con altri due partitini guidati anch’essi da persone di una certa notorietà, ma anche essi poco consistenti: il movimento Azione di Carlo Calenda, e +Europa di Bonino e Tabacci. Sono operazioni, queste, complicate, ma che si fanno meglio se si è sganciati da dirette responsabilità di governo. Inoltre, la fusione col movimento di Calenda è nell’aria già da tempo, mentre con +Europa il dialogo è iniziato da poco. Se l’operazione riuscisse, la soglia del 10% sarebbe con tutta probabilità raggiunta, e già questo cambierebbe significativamente il panorama politico.
Ma Renzi tiene d’occhio anche un altro possibile scenario, ancora più clamoroso, ma anch’esso bisognoso di uno sganciamento da responsabilità dirette di governo. È noto che i voti di Italia Viva in parlamento sono indispensabili al governo ad ogni votazione per garantirsi la maggioranza. Questo significa anche l’opposto, e cioè che se Italia Viva votasse con l’opposizione (come potrebbe cominciare ad avvenire sulla prescrizione e sulle concessioni autostradali), e se questo continuasse ad accadere con una certa regolarità, crollerebbe l’attuale maggioranza rosso-gialla e nascerebbe un’altra maggioranza in Parlamento, e cioè centrodestra più Renzi.
Con questa maggioranza potrebbe nascere un nuovo governo in questa legislatura? Non è impossibile. Infatti, anche se Mattarella ha detto che questo è l’ultimo governo della legislatura, non potrebbe certo opporsi a chi gli dimostrasse di avere i numeri per un nuovo esecutivo.
Sembrano scenari fantascientifici, ma non lo sono. Salvini e Renzi si messaggiano regolarmente, questo è noto, entrambi sono assetati di rivincita e il nemico è comune, il PD. Per il centrodestra svanirebbe l’incubo di tre anni e mezzo di opposizione, che logorano e possono uccidere chiunque, per Renzi sarebbe assicurato un ruolo da ‘arrivano i nostri’ che è meglio di una polizza sulla vita. Certo, le difficoltà non mancano e non sono di poco conto. Ci vorrebbe tempo per preparare l’operazione e farla digerire ai partner e ai rispettivi elettorati. Ma questa legislatura non ci ha già offerto due differenti governi tra partiti che si dicevano incompatibili e si insultavano sanguinosamente? Mai dire mai. E che ne direste della prospettiva di liberarci definitivamente dei grillini, pensereste che sia poco?