«Il Family Day deve collegarsi ad altre esperienze europee»
Partito o movimento? Via al dibattito. L'ex parlamentare Volontè guarda alle esperienze europee per dire che il partito della famiglia non funziona. Bisogna fare lobby. Però adesso il comitato del Circo Massimo deve chiarirsi su che cosa fare da grande. Sapendo che Renzi adesso lo teme.
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«Contarsi, ma soprattutto contare perché non basta essere in due milioni per dire di essere un partito». Ne è convinto l'ex parlamentare Luca Volontè, che, ormai fuori dai giochi partitici è da tempo un attento osservatore di ciò che accade con i movimenti pro family in Europa. Direttore generale della Fondazione Novae Terrae, un osservatorio privilegiato sul dilagare in Europa dei cosiddetti “diritti insaziabili”, Volontè è stato impegnato nella sua lunga esperienza parlamentare in Italia e in Europa per la promozione della famiglia, l’obiezione e il diritto alla libertà di coscienza e religione, la dignità della vita umana, le politiche giovanili, la lotta alla povertà e la valorizzazione del volontariato. Oggi promuove in ambito italiano ed europeo incontri pubblici, petizioni e progetti di ricerca sulla vita e sulla dignità umana. La sua ottica del fenomeno dei movimento pro family in Europa è dunque una visione privilegiata per comprendere che cosa attende ora il Comitato “Difendiamo i nostri bambini” dopo oo straordinario successo del Family Day.
Volontè, il direttore Cascioli ha lanciato il dibattito: restare movimento o creare un partito?
Prima di tutto è bene che ci chiariamo su quale tipo di movimento è quello del Family Day 2016.
Ad esempio bisogna capire se il popolo del Circo Massimo può essere come quello della Manif Pour Tous francese.
La Manif si è istituzionalizzata perché ora riceve anche dei fondi dal Governo. Resta un grande movimento di pressione politica, ma è difficile che attorno alla Manif possa coagularsi un partito politico. Resta l'indubbio contributo di pressione che sa esercitare ancora oggi nella politica francese. Ma è bene guardarsi attorno perchè ci sono molte altre esperienze in giro per l'Europa.
A che cosa guarda?
Penso all’esperienza slovena dove il comitato Si tratta dei nostri bambini è riuscito in poco tempo a vincere un referendum abrogativo sulle nozze gay appena introdotte nell'ordinamento o al caso della Slovacchia (dove grazie all'aperto sostegno delle gerarchie ecclesiastiche si è riusciti a portare il tema del simil matrimonio in una consultazione referendaria ndr). Anche in Croazia e in Romania c'è stata un'organizzazione di tipo confederativo. Questo è lo scenario.
Perché queste realtà non possono diventare partiti?
Perché la traduzione in forma partitica non sembra dare frutti. Il movimento per le famiglie in Croazia ha fatto cose esemplari, ma quando si è presentato alle elezioni lo scorso autunno il suo stesso simbolo, il risultato è stato misero sul piano elettorale e non per l'impegno dei militanti: appena 30mila voti, eppure avevano l’onda lunga dell’entusiasmo del referendum vinto due anni fa. Anche in Spagna l’appoggio informale di movimenti pro life a partiti che avevano nel programma un aperto sostegno alle politiche della famiglia non è bastato per far ottenere loro il minimo per entrare in Parlamento.
Significa che non c’è un modello che funzioni?
Prendiamo atto di questo esperienze, ma ci sono ci sono altre esperienze che possono avere risultati importanti. I pro family in Irlanda hanno chiesto di non votare i partiti della coalizione di governo e questi due partiti l'altro ieri hanno perso la maggioranza e si sono visti ridurre in maniera considerevole i propri consensi.
Sta pensando dunque più che a un partito strutturato ad una lobby?
Sì, perché per chi vuole contrastare le leggi che vengono fatte c'è oggettivamente una maggiore difficoltà nel costituirsi come partito politico, fare lobby da questo punto di vista sembra la strada migliore: lo dice lo scenario europeo. In Usa l'endorsement del Nom (National Organization for Marriage) sta facendo ottimi risultati con Cruz, ma molti cittadini che sono contro aborto e famiglia e sono choccati dalle recenti sentenze, sono più appassionati per Trump e Rubio.
In Italia che cosa vedrebbe bene?
Prima di passare alla questione italiana mi permette di aggiungere una considerazione all’editoriale del direttore: il Family Day 2007 ha avuto come portavoce la Santolini, Pezzotta e la Roccella, ma di fatto quello non era un movimento perché era una chiamata di tutti i laici. Però non seguì una rappresentanza politica nell'arena pubblica. Prendiamo il Forumfamiglie o Scienza e vita, tutti hanno continuato a fare la loro vita, nel silenzio assordante dell’opinione pubblica.
E oggi?
Ci troviamo in una situazione molto positiva perché il comitato di Gandolfini ha un’anima, ma mi auguro che ora all’interno del Comitato sia riservata una pacata ma chiarificatrice discussione che possa far emergere anche dissensi, certo, ma dentro la quale possa nascere una chiarezza di percorso. È legittimo che alcuni di questi membri del comitato immaginino una prospettiva politica, ma vedo con grande preoccupazione l’idea fondare un partito della famiglia perché ricordo molto bene come finì in Italia il partito di Giuliano Ferrara, che generosamente si spese durante le Europee. Temo che queste voci di una trasformazione del comitato in un partito si possano rivelare non solo un danno, ma anche l'ennesima disillusione per molti cittadini.
Però quello del Circo Massimo è un bacino di voti straordinario che non ha nessuna rappresentanza politica…
…Come lo era nel 2007, ma non è che quelli di Piazza San Giovanni votarono tutti per Pezzotta, Santolini e Roccella. Non è sufficiente, ed è tutto da verificare, che il partito abbia come caratteristica principale esclusiva il tema della famiglia.
Bisogna allora riformare i partiti?
Non so se sia utile, di certo il movimento deve caratterizzarsi in quelle battaglie che ci sono anche in Europa, non bisogna trattare le cose a spot.
In che modo?
Il Comitato, ha già annunciato dal palco della manifestazione del 30 giugno, di voler iniziare la raccolta e spingere l'iniziativa dei cittadini europei su matrimonio e famiglia (https://mumdadkids.wordpress.com/) che partirà nei prossimi giorni in tutta Europa. Raccoglieranno milioni di firme per dire alla Commissione di rispettare la tradizione e la cultura nazionali e promuovere l'unica definizione condivisa di matrimonio e famiglia dell'intero continente: mamma, papà, bambini.
E' un progetto ormai avviato...
In Italia c'è un comitato, ma va sostenuto e il poplo del family day è l'ideale per far girare queste idee. L'obiettivo è quello di raccogliere 1 milione di firme in 7 Paesi per obbligare l'Ue a trattare l'argomento e dare delle risposte. Il Comitato Difendiamo i nostri bambini ha ospitato il referente italiano di Eci e credo che questa sia una strada da percorrere proficua, un ottimo strumento per iniziare a contare di più.
Sta dicendo che c’è poca capacità di comprendere l’agenda politica?
Basti pensare che il Forumfamiglie, che pure è un’organizzazione benemerita e che ha fatto molto, deve trovare forme di collaborazione esplicite e pubbliche, più di quanto abbia fatto fino ad oggi.
Che cosa pensa dell’annuncio di Renzi di recarsi nelle parrocchie dopo la “minaccia” di Gandolfini di votare no al referendum?
Ha fatto una delle sue solite boutade, ma sicuramente è un segno di timore nei confronti di quanto il comitato ha affermato di voler fare, secondo me sbagliando, perché ha fatto un passo al di là di ciò che gli è connaturato: il referendum non ha nulla a che fare con la legge Cirinnà.
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