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SCIENZA E SAPIENZA

Il discorso di Papa Francesco ai teologi

Papa Francesco riceve in udienza i teologi. Dio non rende l'uomo violento, la dottrina sociale della Chiesa è componente essenziale del messaggio e il senso della fede del popolo non coincide con l'idea maggioritaria.

Ecclesia 07_12_2013
Teologia

Il 6 dicembre 2013 Papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri della Commissione Teologica Internazionale, e ha rivolto loro un discorso dove ha insistito sul fatto che la teologia è sì una vera scienza, ma è anche sapienza. Il teologo deve dunque non solo coltivare le sue conoscenze tecniche ma anche fondare la sua teologia su un'autentica vita di orazione, senza la quale la teologia perde il contatto con il Magistero e diventa orgoglio e presunzione.

Il Papa è partito dalla tesi che «la teologia è scienza e sapienza». Anzitutto - il tema stava a cuore a Benedetto XVI, ed è una risposta al laicismo che considera la teologia come mera emozione o opinione soggettiva - quella dei teologi è vera «scienza, e come tale utilizza tutte le risorse della ragione», sia pure «illuminata dalla fede». Ma nello stesso tempo la teologia è «sapienza: alla scuola della Vergine Maria, che "custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19), il teologo cerca di mettere in luce l’unità del disegno di amore di Dio e si impegna a mostrare come le verità della fede formino una unità organica, armonicamente articolata».

La Costituzione del Concilio Vaticano II «Gaudium et spes», ricorda il Papa, insegna che il teologo deve «ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della Parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta». Il teologo non è quindi estraneo all'evangelizzazione e deve sentirsi al contrario parte di essa.

La Commissione Teologica Internazionale sta studiando tre temi, e su ognuno il Pontefice ha voluto offrire qualche indicazione. Il primo è relativo ai delicati rapporti tra monoteismo e violenza, in un'epoca segnata dai fondamentalismi. «Dio non è una minaccia per l’uomo! - ha detto il Papa - La fede nel Dio unico e tre volte santo non è e non può mai essere generatrice di violenza e di intolleranza». Al contrario grazie al «suo carattere altamente razionale» la vera fede si oppone alla violenza. Quanto ai cristiani, «la Rivelazione definitiva di Dio in Gesù Cristo rende oramai impossibile ogni ricorso alla violenza “nel nome di Dio”».

Il secondo tema studiato dalla Commissione è la dottrina sociale della Chiesa. Ancora una volta Papa Francesco l'ha presentata come una componente essenziale del messaggio cristiano, in quanto «mira a tradurre nella concretezza della vita sociale l’amore di Dio per l’uomo, manifestatosi in Gesù Cristo». D'altro canto, «la Chiesa è tenuta a vivere prima di tutto in se stessa quel messaggio sociale che porta nel mondo», dando a tutti esempio di carità e di concordia. I modi di funzionamento interni della Chiesa «possono e devono costituire un modello vivente ed attraente per le diverse comunità umane, dalla famiglia fino alla società civile».

Il terzo tema che la Commissione sta studiando è quello impegnativo del «senso della fede» del popolo dei fedeli, «una sorta di “istinto spirituale”, che permette di "sentire cum Ecclesia" e di discernere ciò che è conforme alla fede apostolica e allo spirito del Vangelo». Citando Benedetto XVI, Francesco ha ribadito che «il "sensus fidelium" non si può confondere con la realtà sociologica di un’opinione maggioritaria», né con l'opinione di minoranze che si presentano come sue uniche interpreti. I teologi devono «elaborare i criteri che permettono di discernere le espressioni autentiche del "sensus fidelium". Da parte sua, il Magistero ha il dovere di essere attento a ciò che lo Spirito dice alle Chiese attraverso le manifestazioni autentiche del "sensus fidelium"».

La missione del teologo, ha aggiunto il Papa, è «al tempo stesso affascinante e rischiosa. È affascinante, perché la ricerca e l’insegnamento della teologia possono diventare una vera strada di santità, come attestano numerosi Padri e Dottori della Chiesa. Ma è anche rischiosa, perché comporta delle tentazioni: l’aridità del cuore, l’orgoglio, persino l’ambizione». Papa Francesco ha ricordato che san Francesco d'Assisi (1182-1226) una volta indirizzò un biglietto al confratello sant'Antonio di Padova (1195-1231) dove diceva tra l’altro: «Mi piace che insegni la sacra teologia ai fratelli, purché, nello studio, tu non spenga lo spirito di santa orazione e di devozione». «La Vergine Immacolata - ha concluso il Papa - ottenga a tutti i teologi e le teologhe di crescere in questo spirito di orazione e di devozione, e così, con profondo senso di umiltà, di essere veri servitori della Chiesa».