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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

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Il discernimento politico, cos’era, cos’è e cosa sarà

L’agire politico è una forma dell’agire morale, quindi il discernimento politico si rifà al discernimento morale. Qui emerge oggi un grave problema: sta cambiando la teologia morale della Chiesa e, quindi, cambia anche la concezione del discernimento morale e politico...

Dottrina sociale 04_11_2020

Il discernimento politico è un aspetto fondamentale della Dottrina sociale della Chiesa, dato che essa vuole condurre all’azione e l’azione richiede di discernere come agire tra le varie possibilità offerte dalla situazione concreta. L’agire politico è una forma dell’agire morale, quindi il discernimento politico si rifà al discernimento morale. Qui emerge oggi un grave problema: sta cambiando la teologia morale della Chiesa e, quindi, cambia anche la concezione del discernimento morale e politico. Faccio notare che se cambiano i criteri per il discernimento circa cosa fare o cosa non fare cambia tutto, perché la Dottrina sociale è “per l’azione”.

Nella visione tradizionale, confermata anche nella Veritiatis splendor di Giovanni Paolo II, il discernimento era una attività della coscienza la quale, tenendo conto della legge morale e della situazione concreta in cui doveva operare, consigliandosi con i saggi, gli esperti e le persone sapienti, decideva cosa fare per realizzare il massimo bene possibile. In questa visione che possiamo chiamare classica, cattolica e di ragione nello stesso tempo, due erano i punti qualificanti.

Il primo riguardava il rapporto tra la legge e la singola azione che avviene in un contesto particolare: tra di esse non c’è opposizione in quanto l’azione particolare rende testimonianza della legge universale. Se la legge morale dice che si devono restituire le cose avute in prestito, quando io restituisco il libro alla biblioteca comunale rendo testimonianza alla legge. La coscienza non è solo applicativa, in quanto si ingegna di fare il bene maggiore, ma non è nemmeno creativa in quanto non è in suo potere cambiare la legge, ma solo darle testimonianza.

Il secondo aspetto dice che il discernimento, così inteso, può riguardare solo le azioni buone e non quelle cattive. Ciò presuppone l’idea che esistano delle azioni cattive in se stesse, che non devono mai essere fatte perché nei loro confronti la coscienza non esercita alcun discernimento.

La Dottrina sociale della Chiesa è per il discernimento, in quanto chi ad essa si ispira deve poi agire nel concreto, ma non ammette né la coscienza creativa da intendersi come co-produttiva della legge, né la possibilità di discernere nell’ambito delle azioni malvage. Per fare un esempio, anche il semplice voto alle elezioni è un esercizio di discernimento e non è possibile dare il proprio voto ad un partito nel cui programma ci siano progetti legislativi o politici riguardanti azioni che non si possono mai fare.

Dopo Amoris laetitia però la concezione del discernimento pratico è cambiata e ambedue i punti ora visti sono stati superati. Alla coscienza è stato attribuito un ruolo creativo, ritenendo che la conoscenza del particolare, per esempio della concreta situazione esistenziale della coppia di divorziati risposati, possa fornire eccezioni alla legge morale. Contemporaneamente è stata eliminata la nozione di azioni intrinsecamente cattive, sicché il discernimento ora diventa possibile anche nei confronti di situazioni oggettivamente ingiuste. Nei loro confronti si propone la via del “caso per caso”, come ha anche fatto papa Francesco nelle sue esternazioni circa il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali che tanto ha fatto discutere in questo periodo.

Cosa diventerà quindi in futuro il discernimento politico? Sarà considerato possibile collaborare con tutti, anche con coloro che hanno nei loro programmi politici proposte indegne dell’essere umano. La legge potrà prevedere – caso per caso – la copertura giuridica di situazioni oggettive contrarie al diritto naturale. Sarà considerata impossibile, o comunque una forzatura, pretendere di conoscere situazioni oggettive inaccettabili dall’autorità politica, perché in questo modo si imporrebbero delle astratte nozioni moralistiche a delle concrete situazioni mai completamente incasellabili tramite una norma. Si porrà al centro il ruolo autonomo della coscienza, cosicché si riterrà inopportuno imporre per legge dei comportamenti pubblici o vietarne di ingiusti. L’ambito dell’indisponibile sparirà dalla politica, perché tutto potrà essere disciplinato caso per caso e puntando sul discernimento fatto in coscienza e non su prescrizioni esteriori (Stefano Fontana).