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IL SUPERIORE DEI GESUITI

Il diavolo simbolico del "papa nero" ha conseguenze gravi

Dalla Genesi all'Apocalisse, passando per il Nuovo Testamento, i testi biblici, la tradizione vivente della Chiesa, il Magistero di tutti i Papi fino al regnante, diversi Concili, il Catechismo: tutto porta a smentire teologicamente l'affermazione del superiore dei gesuiti Sosa Abascal, che ieri al Meeting ha detto che il diavolo è solo un simbolo e non persona. Ma il problema è anche antropologico perché ridurre Satana a simbolo è la stessa cosa di chi riduce il concetto di persona: dal bambino nel grembo della madre al malato in stato di incoscienza. Un percorso molto pericoloso. 

Ecclesia 22_08_2019

Ancora una volta, e senza particolare originalità, un esponente di primo piano della teologia cattolica ha parlato in modo a dir poco ambiguo dell’esistenza e della natura dei demòni.

Lo ha fatto niente meno che il superiore generale dei gesuiti, il padre Sosa, in una breve intervista a margine del suo intervento nel più importante evento ecclesiale di ogni fine estate, il Meeting riminese di CL. 

Dunque, ecco il testo dell’intervento.

L’intervistatore domanda: Il diavolo esiste?’. E già il fatto che un giornalista cattolico, in un’assise cattolica, parlando con un prete cattolico, metta il punto interrogativo anziché quello esclamativo, parrebbe un’anomalia. Ma diciamo che si tratti solo di un espediente per aprire l’argomento. E va bene.

Ma ecco che il preposito della Compagnia di Gesù risponde: “Bisogna capire gli elementi culturali per riferirsi a questo personaggio ... Esiste come il male personificato in diverse strutture ma non nelle persone, perché non è una persona, è una maniera di attuare il male. Non è una persona come lo è una persona umana. È una maniera del male di essere presente nella vita umana. Il bene e il male sono in lotta permanente nella coscienza umana, e abbiamo dei modi per indicarli. Riconosciamo Dio come buono, interamente buono. I simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale”.

Se la domanda (in quanto domanda) è un problema, la risposta è un disastro.

Satana e i demoni sono solo un simbolo? 

Dalla prima pagina della Genesi, in cui campeggia drammaticamente il ruolo del tentatore, sino all’Apocalisse, con l’orrenda visione del drago infernale, ‘che si chiama diavolo e satana’ (12, 9), tutta la sacra Scrittura ce li presenta come un dato di fatto.

Nel NT, in particolare, la missione del Signore Gesù è anzitutto lotta contro il diavolo che ‘è omicida’ (Gv 8,44) e ‘peccatore fin dal principio’ (1 Gv 3,8), il ‘padre della menzogna’ (Gv 8,44). E infatti ‘il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo’ (1 Gv 3,8).

Ma questo forse non è abbastanza probante, visto che non tanto tempo fa il medesimo padre Sosa aveva già detto, in un’altra intervista, che la veridicità dei Testi biblici non va presa alla lettera dato che ‘a quei tempi non c’era il registratore’.

Grazie al Cielo, però, noi cattolici sappiamo che il Signore Gesù ci ha fornito di un organo di comprensione della sacra Scrittura ben più sicuro di qualunque strumento tecnologico: la Tradizione vivente della Chiesa. 

Naturalmente facciamo solo brevi accenni, ma sufficienti per capire come la Chiesa cattolica ha sempre concepito gli angeli, sia buoni che cattivi, come esseri reali e personali.

Citiamo anzitutto un concilio lontano nel tempo ma di capitale importanza. Il Lateranense IV (anno 1215) afferma: ‘Noi crediamo fermamente e professiamo... un Principio unico dell’universo, creatore di tutte le cose visibili e invisibili, spirituali e corporee … cioè gli angeli e il mondo ... Il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma son diventati cattivi da se stessi, per propria iniziativa; quanto all’uomo, egli ha peccato per istigazione del diavolo’. 

Ma è proprio nella nostra epoca, tempo di negazione della fede, che il Magistero si è espresso più frequentemente.

Così, ad esempio Paolo VI nel novembre del 1972 avvertiva: ‘Il Male non è soltanto una deficienza ma una efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore’. 

Nel 1975 la Congregazione per la Dottrina della Fede condanna l’idea di alcuni teologi secondo i quali ‘i nomi di satana e del diavolo non sarebbero altro che personificazioni mitiche e funzionali, il cui significato sarebbe soltanto quello di sottolineare drammaticamente l’influsso del male e del peccato sulla umanità’ (Documento ‘Fede cristiana e demonologia’).

Molto significative sono anche le cinque catechesi del mercoledì di Giovanni Paolo II del luglio e agosto del 1986, nelle quali si ribadisce l’esistenza dei demoni e la loro natura di esseri personali. 

E naturalmente il Catechismo della Chiesa cattolica, che afferma: ‘In quanto creature puramente spirituali, gli angeli hanno intelligenza e volontà: sono creature personali’ (n. 330). 

Questi semplici accenni sono, crediamo, sufficienti a mostrare la serietà con cui la Chiesa ha trattato questo tema, che solo in superficie può apparire marginale. In realtà la retta, o errata, comprensione di questo tema teologico ha ricadute decisive su tutta la nostra fede, sulla visione della creazione e della redenzione.

Ma se è importante aver mostrato le prove di questa verità, lo è non di meno comprenderne il significato.

Nel caso che abbiamo sopra esaminato, come in molti altri, la riduzione di satana e dei demoni a semplice simbolo del male prende le mosse dalla negazione della qualifica di esseri personali.

Cosa vuol dire che i demoni sono esseri personali?

Coloro che lo negano sono vittime (o complici) di un concetto di ‘persona’ mutuato da alcune correnti filosofiche moderne e contemporanee secondo le quali tale qualifica si fonda sulla capacità di relazione. In pratica un essere umano, o angelico, sarebbe ‘persona’ nella misura in cui vive delle relazioni, è in comunicazione con altri. La teologia ci insegna che satana e i demoni sono dannati, il che significa essere come delle monadi, definitivamente e totalmente chiusi in se stessi, incapaci di apertura, di comunicazione, di relazione, appunto, con Dio e con gli altri. Dunque – dicono i negatori – i demoni non sono ‘persone’.

Ma questo concetto di ‘persona’ è assolutamente parziale e insufficiente. E tra l’altro può diventare anche molto pericoloso; può infatti prestare il fianco ad una visione nella quale non tutti gli esseri umani sono persone: ad esempio il bambino nel grembo della madre o il malato in stato di permanente incoscienza sono incapaci di relazioni autonome con l’ambiente esterno, dunque potrebbero non essere considerati ‘persone’.

In realtà una adeguata antropologia, fondata sulla retta ragione e in armonia con la Rivelazione cristiana, insegna che la persona è una sostanza individua (cioè un soggetto) di natura razionale (cioè dotato di intelligenza e volontà), indipendentemente dalla capacità o dalla possibilità di esercitare tali qualità. Dunque tutti gli uomini e tutti gli angeli, anche quelli malvagi, sono esseri personali, come la fede della Chiesa ha sempre insegnato (san Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, I, 50, 3).

Concludiamo permettendoci un amaro sorriso: dispiacerà forse al padre Sosa che sia proprio il Papa attuale, a cui lui ha detto di voler essere totalmente fedele, a smentirlo esplicitamente: ‘Il diavolo non è un simbolo, ma una persona reale’ (Omelia del 4 maggio 2013); ‘la lotta fra bene e male non è una cosa astratta, è il reale conflitto tra Gesù e il diavolo’ (Omelia del 12 ottobre 2018).