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POPULISMO

Il declino del Venezuela, alle urne per confermare Maduro

Il Venezuela oggi torna alle urne per la quarta volta in un anno, per rieleggere il presidente. Dopo che una contestata Assemblea Costituente gli ha preparato il terreno. Fra arresti arbitrari e violenze. La parola a dissidenti ed esperti per spiegarci in che clima si vota

Esteri 20_05_2018
Maduro

La deriva democratica del Venezuela è cronaca: dall’arrivo di Nicolas Maduro al potere nel 2014, si contano 12.300 arresti arbitrari e ad oggi ci sono oltre 330 prigionieri politici. L’anno scorso ha esautorato il Parlamento per instaurare al suo posto una contestata Costituente che, con un colpo di spugna, ha destituito la procuratrice generale Luisa Ortega Diaz, costretta all’esilio insieme ai magistrati della Corte Suprema di Giustizia che erano stati nominati dal Parlamento. In questo contesto, i venezuelani andranno al voto oggi, domenica 20 maggio, per la rielezione del delfino di Ugo Chavez.

È possibile che un presidente con l'80% di sfiducia della sua gestione, stando ai sondaggi, venga rieletto? Nel caso venezuelano è possibile. Maria Corina Machado è la fondatrice del partito Vente Venezuela e ci racconta la sua testimonianza per capire la Venezuela di Maduro.

In Venezuela la criminalità organizzata è al potere. “Non è una dittatura convenzionale, va al di là del controllo degli spazi pubblici o del voler rimanere al potere con la forza. È la distruzione intenzionale di una Nazione intera. Il regime di Maduro ha provocato esuli in fuga, rendendo schiavi noi che non andiamo via e decidiamo di rimanere per combattere dall'interno. Vuole una società con la mano tesa, per chiedere l’elemosina, e con la testa bassa. Ha diviso la società e ha diffuso la miseria. Nonostante tutto, la risposta della società venezuelana è stata ammirevole e, devo dirlo, la Chiesa cattolica per prima. La Chiesa venezuelana, i vescovi, i sacerdoti hanno parlato sempre con chiarezza, con coraggio, con grande coerenza e sono un punto di riferimento etico per un intero paese che oggi capisce che questa lotta non è elettorale né politica. È una lotta eminentemente esistenziale, è la lotta della verità contro il ricatto, contro l'oscurità; è la lotta della giustizia contro l'oltraggio; è la lotta della libertà contro l'oppressione”.

Fare opposizione in Venezuela significa mettere a rischio la propria libertà. Maria Corina Machado è tra i leader più visibili dell'opposizione venezuelana. Insieme a Leopoldo Lopez, ancora agli arresti domiciliari, e ad Antonio Ledezma, riuscito a fuggire dal carcere e a trovare rifugio all’estero, Machado è la deputata più votata della storia del Venezuela, ma è stata destituita dal Parlamento nel 2014 per ordine del presidente.Da 4 anni non posso lasciare il mio paese, mi è stato proibito nel modo più arbitrario, dopo che sono stata cacciata con la forza dal Parlamento per aver denunciato all’Organizzazione degli Stati Americani la violazione dei diritti umani e delle leggi del nostro paese. Da quasi 2 anni non posso salire su un aereo di linea, perché le compagnie aeree sono state minacciate: se mi vendono un biglietto per volare nel mio paese, perdono la licenza. Quando giro per il Venezuela, mi insegue la polizia politica, circondano il mio ufficio, circondano la mia casa, minacciano i nostri figli, i nostri parenti, è così che agisce la narco-dittatura… Stiamo entrando nella fase più pericolosa e nella fase più dolorosa, perché così finiscono i regimi totalitari”.

Il conto alla rovescia per il Venezuela è partito. Ora Nicolas Maduro è sceso in campo per la sua rielezione, in programma per il prossimo 20 maggio.Non si tratta di un'elezione, questa è la cosa più importante da capire. Noi venezuelani lo sappiamo e oggi anche la comunità internazionale lo sa, questo è un processo fraudolento dall’inizio alla fine, imposto con la forza da un’Assemblea Costituente non riconosciuta dai venezuelani né da ben 50 paesi; è imposto da una Costituente illegittima che ha usurpato i poteri costituzionali. È una narco- frode perché in Venezuela c’è un narco-Stato: in Venezuela sono entrate le reti criminali del narcotraffico, del crimine organizzato, della guerriglia colombiana, addirittura i gruppi estremisti del terrorismo islamico, per mano del regime di Maduro, e controllano tutte le istituzioni. Evidentemente non lasceranno il potere per via elettorale”.

L’Organizzazione di Stati Americani ha fatto appello per la sospensione della tornata elettorale. E 15 paesi latino americani, più gli Stati Uniti, hanno avvertito che non riconosceranno i risultati. Perfino il Parlamento europeo ha chiesto che siano rinviate per non considerarle elezioni credibili, trasparenti e inclusive. Maduro è deciso ad andare avanti, così ha affermato in un comizio politico: “E sono sicuro che questo figlio della vita, della patria, che questo operaio umile, che questo onesto rivoluzionario di nome Nicolas Maduro, difensore dell’eredità di Ugo Chávez e di Simon Bolivar, sarà eletto presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela per dieci milioni di voti per il periodo 2019-2025, sono sicuro che il popolo lo farà!”.

Ma queste sono davvero elezioni? Lo abbiamo chiesto a Eugenio Martinez, giornalista venezuelano ed esperto elettorale: “È necessario capire che il processo elettorale del 20 maggio è stato costruito attorno ai bisogni sia del Chavismo che del presidente Nicolás Maduro. Ad esempio, ai due principali leader dell'opposizione, Enrique Capriles Radonski e Leopoldo López è stato impedito di candidarsi il 20 maggio. Inoltre, dei principali partiti di opposizione, la maggior è stata eliminata o non è stata legalmente autorizzata. Siamo passati dall'avere 52 partiti politici nel 2015 a 17 che parteciperanno il 20 maggio. Di questi 17, solo 3 non hanno avuto contatti con il chavismo e solo uno faceva parte della coalizione di Unità Democratica”.

Infatti, basta ascoltare proprio il presidente per capire la dimensione della trappola. “Il Venezuela ha un sistema elettorale perfetto, perdonatemi, ma è così ... Il mondo deve sapere che questo è il 24° processo elettorale in 19 anni. Le forze della rivoluzione, le forze bolivariane, noi abbiamo vinto democraticamente e impeccabilmente 22 elezioni su 24, ne abbiamo perse soltanto due… Guardate, un fatto molto importante, negli ultimi dieci mesi, il Venezuela è l'unico paese che ha fatto quattro elezioni in 10 mesi: il 30 luglio, l'elezione dell'Assemblea nazionale Costituente... Il 15 ottobre abbiamo eletto 23 presidenti di 23 regioni del paese e con le nostre forze rivoluzionarie abbiamo vinto 19 regioni, incluse le più grandi del paese; e poi, il 10 dicembre, abbiamo avuto l'elezione dei 335 comuni, 335 sindaci, e le forze rivoluzionarie hanno vinto democraticamente con il voto 308 sindaci. Ora andiamo alle elezioni presidenziali”, ha detto in diretta su Facebook.

Ecco le elezioni su misura del socialista castro-comunista. La Corte Suprema di Maduro ha messo fuori gara la coalizione di opposizione e l’ex chavista Henri Falcón ha deciso di partecipare per conto suo, sorpassando il tentativo di boicottaggio invocato dall’opposizione. Inoltre, sulla scheda elettorale ci sono Reinaldo Quijada e Luis Ratti, tutte e due legati in qualche modo al chavismo, e il pastore evangelico Javier Bertucci. Ma che non si dica che in Venezuela mancano i candidati. La fotografia di Nicolas Maduro compare ben dieci volte.

Il colpo di grazia sarà il sistema di voto elettronico. Lo spiega Eugenio Martinez: “Smarmatic ha denunciato che c'è stata una manipolazione dei risultati dello scorso luglio, quando sono stati annunciati i dati della partecipazione per eleggere l'Assemblea Costituente. Il Consiglio Nazionale Elettorale ha sospeso il contratto della società Smarmatic ma continua a utilizzare le sue macchine e i suoi programmi. Ora non sappiamo come faccia il Consiglio Nazionale Elettorale ad utilizzare il software di conteggio, di controlli e di trasmissione dei risultati, perché la licenza è scaduta nel 2017... Anche se il candidato Henry Falcón o qualunque altro dell'opposizione riuscisse ad avere la presenza di testimoni nei 34 mila seggi elettorali, potrebbero finire per convalidare una frode elettronica”.

Purtroppo, il 20 maggio non ci sarà soltanto un comizio in più. Il Venezuela si gioca la propria esistenza e qualunque sia lo scenario il futuro appare ancora più buio. “Il Venezuela vive dentro di sé un cancro che condiziona le nostre vite, la capacità di esportazione, le operazioni delle aziende. Dopo le elezioni, con Maduro al potere, l'economia andrà ancora più in crisi e il governo si radicalizzerà molto di più di quanto abbiamo visto finora. Ma c'è sempre la possibilità che il chavismo imploda. Maduro non affronta più l'opposizione, affronta i rischi di implosione di un chavismo che sa che il presidente Maduro non ha saputo governare... Questi sono i due scenari: o un grande declino, o una futura implosione”, ha previsto il presidente dell’istituto di sondaggi Datanalis, l’economista Luis Vicente Leon.