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VERSO LA SENTENZA

Il Crocifisso, un'utilità etica

Dottrina sociale 06_07_2021

Torna la questione del crocefisso nei luoghi pubblici. Si è in attesa di una sentenza che lascerà il segno. I cattolici sono preparati a questa sfida? Direi di no, perché essa implica chiarezza di vedute circa il rapporto tra religione e politica e tra cattolicesimo e altre religioni, argomenti sui quali nella Chiesa esistono purtroppo troppe scuole di pensiero. Le concezioni di laicità e di libertà religiosa oggi divulgate conducono alla rimozione del crocefisso dai luoghi pubblici, ma appunto esse sono ormai condivise anche da molti cattolici. Direi anche di più: poiché molti cattolici sono per l‘inutilità della propria religione nella sfera pubblica e per l’equivalenza di tutte le religioni, potranno essere essi stessi a pretendere la rimozione del crocefisso da scuole, ospedali, aule di tribunale e uffici comunali

Le motivazioni per sostenere la presenza del crocefisso nei luoghi pubblici possono essere forti o deboli, possono andare all’origine sostanziale della cosa oppure concentrarsi su aspetti importanti ma secondari. L’atteggiamento generale di gerarchia e fedeli cattolici è da tempo quello di adoperare queste motivazioni importanti ma secondarie e derivate, abbandonando le ragioni sostanziali e veramente essenziali alla religione cattolica. Quando però ci si accontenta del poco – o del meno – si finisce poi per perdere anche quello, perché si finisce per assegnare alla religione cattolica un ruolo di utilità ma non di indispensabilità.

Vorrei fare l’esempio di due delle motivazioni più ricorrenti che la Chiesa e i cattolici adoperano oggi per chiedere il mantenimento del crocefisso nei luoghi pubblici. La prima consiste nel dire che il crocefisso esprime sentimenti di pace, giustizia, accoglienza, solidarietà … che sono propri dell’uomo in quanto tale. Il crocefisso condensa il meglio dell’umano, richiama alle virtù principali e superiori, è educazione agli alti ideali della convivenza. In questo senso il crocefisso non si oppone, non discrimina, non critica né condanna, ma sublima ed eleva l’umano al meglio di sé.

L’esposizione del crocefisso non ha quindi una motivazione ultima di tipo religioso o salvifico, ma ha un significato di utilità etica: indica la dignità di ogni persona e il dovere di rispettarla. La religione cattolica non entra nei luoghi pubblici come religione, ma come morale sociale, come invito ad un comportamento pienamente umano. Il crocefisso esposto in Chiesa ha un significato religioso e salvifico, ma quando lo stesso viene esposto in un’aula scolastica il suo significato viene diminuito a semplice invito ad una vita moralmente buona. Gesù Cristo, in un’aula scolastica o in una corsia di ospedale, non è più il Creatore, l’Onnipotente, il Salvatore, ma diventa l’uomo perfetto, un ideale di moralità sociale.

La seconda modalità è di tipo storico. Il crocefisso esprime dalle pareti delle aule pubbliche come la nostra civiltà sia stata segnata dalla religione cristiana e come la nostra storia attuale non sarebbe quella che è senza questo retaggio. Anche in questo caso, il crocefisso non assume un significato religioso e salvifico ma di “fermento di civiltà”. Anche in questo caso la sua importanza non è direttamente religiosa, ma laica. Vale la pena esporlo perché la nostra arte, la nostra letteratura, il nostro costume e la nostra stessa lingua sono state da esso caratterizzate. Ciò non toglie nulla alle altre culture e quindi non si tratta nemmeno in questo caso di discriminazione o di imposizione, né si pretende che queste nuove culture facciano propria questa nostra storia cristiana. Il significato del crocefisso è laico e, quindi, testimonia una storia senza volerla imporre, dice solo che c’è stata e che ha caratterizzato la nostra identità nel passato.

Oggi quando la Chiesa e i cattolici chiedono che non si impedisca l’esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici fanno riferimento a questi due motivi che non confliggono con l’idea di laicità e di libertà di religione oggi condivisa dalla maggioranza.

Si vede però che i due argomenti sono deboli, sono di secondo livello, perché non si fondano sulla verità essenziale della religione cattolica, ma sulle sue ricadute morali o storiche, che potrebbero valere anche se la religione cattolica non fosse la religio vera. La morale da sola non si sostiene e degenera, la fecondità storica del cristianesimo nel passato può cessare domani. Il significato pieno della esposizione pubblica del crocefisso – come del resto quello della processione pubblica nella festa del Corpus domini, per fare un altro esempio – è proclamare la Signoria di Cristo su tutto il creato e su tutta la storia, di proporlo come Alfa ed Omega, come l’Onnipotente rispetto al cui potere nessun ambito del creato può dirsi laicamente indipendente. Il senso della esposizione del Crocefisso è dire la Regalità di Cristo sul creato e quindi anche sulla società degli uomini.

Le due motivazioni sostitutive che abbiamo esaminato possono dare l’idea momentanea di ottenere qualche successo e di frenare l’ateismo pubblico, ma alla lunga non possono reggere. Il più non viene dal meno: non sono la morale e la storia a fondare la verità della religione, ma il contrario. Il cattolicesimo fonda la morale umana perché è una religione e non il contrario. Esso ha plasmato la nostra identità in quanto è più della nostra identità, e non il contrario.