Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Nicola di Bari a cura di Ermes Dovico
il progetto

Il centrodestra all’opera per cambiare la legge elettorale

Ascolta la versione audio dell'articolo

Mutato il quadro politico, la maggioranza punta a modificare l'attuale sistema di voto per sventare il rischio di pareggio e ingovernabilità. Per la sinistra è un tentativo di blindare il potere e la tensione è già alta in vista delle politiche del 2027. 

Politica 06_12_2025
Foto LaPresse 25-09-2022

Il progetto del centrodestra di cambiare la legge elettorale nasce dalla crescente convinzione che l’attuale sistema, con il suo mix di proporzionale e collegi uninominali assegnati su base regionale, non garantisca più quella stabilità che nel 2022 aveva favorito una netta affermazione. Oggi il quadro politico è cambiato: l’ipotesi di un’alleanza organica tra Pd e M5s, sostenuta anche da Elly Schlein, rende molti collegi uninominali contendibili, soprattutto nelle regioni dove negli ultimi anni il centrosinistra ha mostrato una significativa capacità di recupero.

Le simulazioni dell’Istituto Cattaneo confermano questo scenario, ipotizzando un Paese diviso in aree politiche quasi equivalenti, con il Nord e parte del Centro orientati verso il centrodestra e la zona rossa e le grandi regioni meridionali più vicine al centrosinistra, lasciando Sicilia, Calabria e Sardegna come veri campi di battaglia. In uno scenario così frammentato, la ripartizione dei seggi rischierebbe di produrre un sostanziale pareggio, esattamente il risultato che Giorgia Meloni e i suoi vorrebbero evitare in vista della prossima legislatura, quando il Parlamento dovrà eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica. Da qui la spinta verso un sistema proporzionale con sbarramento al 3%, eliminazione totale dei collegi uninominali, indicazione del nome del premier sulla scheda e un premio di maggioranza che porti al 55% dei seggi chi superi il 40% dei voti. È la ricetta che esponenti di Fdi definiscono come la più adatta a garantire governabilità e che, secondo Giovanni Donzelli, eviterebbe «il rischio concretissimo che nessuno abbia la maggioranza», condizione che aprirebbe la strada a governi di larghe intese che il centrodestra considera inaccettabili.

Questa idea non nasce dal nulla: richiama modelli già sperimentati a livello regionale, dal Tatarellum alle successive evoluzioni che hanno rafforzato la logica maggioritaria attraverso premi di governabilità. Secondo vari esponenti della maggioranza è proprio il modello delle Regioni quello più vicino all’obiettivo, con un premio robusto e una soglia minima intorno al 40-42% che eviti distorsioni eccessive ma assicuri una maggioranza chiara.

Tuttavia, la storia italiana insegna che chi mette mano alle leggi elettorali spesso finisce per pagarne il prezzo: una sorta di “maledizione” richiamata da più osservatori e che aleggia anche su questo tentativo. Eppure, per il centrodestra il rischio del pareggio è considerato peggiore, motivo per cui si punta a intervenire prima che la finestra elettorale si avvicini troppo. La questione si intreccia con la riforma del premierato, altro pilastro del progetto di Meloni, che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e quindi richiede una legge elettorale coerente, con l’indicazione del premier sulla scheda.

Meloni lo ha ribadito più volte: non ha senso approvare una nuova legge ora per poi cambiarla di nuovo dopo l’eventuale approvazione della riforma del premierato. È per questo che la maggioranza valuta di accelerare subito dopo il referendum sulla giustizia, quando lo scoglio politico sarà superato e ci si potrà dedicare al completamento dell’architettura istituzionale.

Sullo sfondo restano però alcuni avvertimenti istituzionali, come quello del presidente della Repubblica Mattarella che, riflettendo sull’astensionismo, ha ricordato che «la rappresentatività non può essere sostituita da meccanismi tecnici», una frase che nel centrodestra è stata letta come un monito a non forzare troppo la mano su sistemi che potrebbero comprimere il pluralismo politico.

Intanto, la discussione procede e il traguardo indicato dalla maggioranza per chiudere la partita è il 2026, con l’obiettivo dichiarato di arrivare alle elezioni politiche del 2027 con un sistema che assicuri un vincitore certo e una maggioranza stabile. Per la destra la posta in gioco è altissima: evitare un Parlamento spaccato in due, assicurarsi la guida del Paese per l’intera legislatura e presentarsi al voto per il Quirinale con numeri solidi. Per il centrosinistra, invece, la riforma appare come il tentativo delle forze di governo di blindare il potere, come ha denunciato la segretaria del Pd, Elly Schlein, in un contesto in cui il ritorno al proporzionale puro, paradossalmente, renderebbe il quadro più aperto ma, con un premio di maggioranza, rischierebbe di trasformarsi in un meccanismo di autoprotezione della coalizione al governo.

Così l’orizzonte politico si fa più vicino e più carico di tensioni, con la consapevolezza che la prossima legge elettorale potrebbe determinare, non solo la maggioranza parlamentare, ma il volto stesso della Repubblica per gli anni a venire.



Trasformismo

Calenda si avvicina a Meloni, che ha l’arma della legge elettorale

30_04_2025 Ruben Razzante

Il leader di Azione non nasconde le sue crescenti simpatie verso l’esecutivo e spera in un sistema proporzionale per sopravvivere. La premier potrebbe accontentarlo. Gli ultimi eventi epocali stanno segnando una ricomposizione degli schieramenti.

istituzioni

Legge elettorale: riforma più vicina, ma serve l’autonomia

10_04_2025 Ruben Razzante

Il percorso della riforma elettorale è solo l'inizio di un cammino che deve portare a un rinnovamento politico e istituzionale più ampio. Anche i meccanismi di selezione della classe dirigente vanno profondamente rivisti, per spezzare le logiche oligarchiche e di cooptazione.

scenari

Autonomia e premierato, le spine nel fianco del centrodestra

10_11_2025 Ruben Razzante

Le divergenze su autonomia e premierato sono la punta dell’iceberg di una competizione sempre più scoperta tra le diverse forze politiche del centrodestra, dove ogni partito gioca una partita propria, mirando più alla sopravvivenza.

sì della camera

Il governo accelera sul premierato, le opposizioni insorgono

20_06_2024 Ruben Razzante

Riforma del premierato e autonomia differenziata (che è legge) possono essere esibite dal centrodestra in vista dei ballottaggi. Ma la strada è ancora lunga perché servirà probabilmente un referendum.