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MARIJUANA E GIOVANI

Il Cdc Usa lancia il pericolo della cannabis "elettronica"

C’è una nuova moda che circola fra gli adolescenti, si tratta dell’abuso di marijuana attraverso la sigaretta elettronica. A dirlo è il Cdc, ente del governo americano, che ha pubblicato un nuovo rapporto: 2.6 milioni di adolescenti la fumano così. Gli esperti avvertono del pericolo ma intanto il mercato detta legge: basti pensare alle trattative fra Coca Cola e Aurora Cannabis.

Vita e bioetica 20_09_2018

C’è una nuova moda che circola fra gli adolescenti, permettendo loro di nascondersi meglio. Si tratta dell’abuso di cannabis attraverso la sigaretta elettronica, sponsorizzata per anni come più salutare di quella classica. Significa che la percezione del pericolo della marijuana in questo modo si abbasserà ancora di più, incoraggiando la normalizzazione, già in atto, della droga?

A dirlo è il Center for disease and control (Cdc), ente del governo americano per la prevenzione e il controllo delle malattie, che ha pubblicato un nuovo rapporto, lanciando l’allarme dopo aver scoperto che circa 2.6 milioni di adolescenti fumano la cannabis così. Dal campione di oltre 20.000 studenti di tutta la nazione emerge che nel 2016 il 12,4 per cento di alunni delle scuole superiori ha utilizzato questa modalità per fumare la marijuana, mentre quelli delle medie risultano essere il 4,5 per cento.

Secondo il rapporto i rischi sullo sviluppo del cervello derivati dalla cannabis e il fatto che possa essere un veicolo verso altre droghe è reale: «Questo tasso così alto di abuso di cannabis attraverso le sigarette elettroniche è un problema di salute pubblica», ha commentato Katrina Trivers, una degli autori dello studio. Lo stesso Surgeon General of the United States (testa operativa del Servizio sanitario americano e portavoce del governo in materia di salute pubblica) nel 2016 pubblicò un rapporto sulla diffusione allarmante delle sigarette elettroniche che sarebbero potute diventare veicolo di droghe come la marijuana.

Come riportato dalla Cnn lunedì scorso, secondo Meghan Morean, assistente di psicologia presso l’Oberlin College, l’aumento nell’utilizzo di questo veicolo per fumare la cannabis potrebbe «avere a che fare con le leggi più permissive sulla marijuana, sulla percezione rispetto al passato che la droga sia meno pericolosa», insieme alla «crescente popolarità delle sigarette elettroniche e alla "discrezione" di alcuni di questi dispositivi…Uno dei più popolari, Juul, "sembra una chiavetta USB...e i ragazzini possono semplicemente buttarla via quando hanno finito». Francis Thompson, preside della Jonathan Law High School di Milford (Connecticut) aveva invece fatto notare che «è molto difficile (se non impossibile) dire se un dispositivo contiene liquido alla nicotina o alla cannabis solo guardandolo».

Dal rapporto emerge anche che tra gli studenti delle superiori circa un terzo di quelli che hanno utilizzato la sigaretta elettronica lo ha fatto per fumare marijuana, mentre alle medie la proporzione scende ad un quarto. Il rapporto si conclude poi ricordando che «l’Accademia Nazionale delle Scienze ha ribadito che il consumo di cannabis tra i giovani può influenzare negativamente l'apprendimento e la memoria e può compromettere i risultati accademici e l'istruzione successiva…Pertanto, le strategie per ridurre l'uso di cannabis...sono fondamentali per proteggere i giovani da questi potenziali rischi per la salute». Il rapporto è confermato da un secondo studio del professore Richard Miech della Michigan University, il quale è convinto che «i ragazzi debbano essere avvertiti che questa mania non è innocua». I risultati dell’indagine (Monitoring the future) del 2017 sono infatti simili a quelli del rapporto del Cdc: il 3 per cento degli studenti di terza media, l’8 per cento di quelli in seconda superiore e il 10 di quelli di terza fumavano marijuana tramite la sigaretta elettronica. 

I rischi elencati dal Cdc sono enormi (si veda qui) come la possibilità di dipendenza per coloro che ne fanno uso che coinvolge un adolescente su sei. Il che include «lasciare attività importanti con gli amici e la famiglia per utilizzare la marijuana». Si ricorda anche che questa droga «ha effetti diretti sul cervello - specificamente sulla parte responsabile della memoria, dell’apprendimento, delle decisioni, del coordinamento, delle emozioni e del tempo di reazione», i quali possono «durare a lungo» o essere «permanenti». I danni possibili sono poi al cuore, che l’uso di cannabis «fa battere più forte. Portando anche all’incremento del rischio di ictus e malattie cardiache». Di seguito si menzionano gli ovvi problemi ai polmoni e i danni per la salute mentale, perché questa droga che si osa definire “leggera” «può causare disorientamento e talvolta pensieri depressivi o sentimenti di ansia e paranoia».

Chi ne fa uso ha perfino «una probabilità significativamente maggiore rispetto ai non utilizzatori di sviluppare psicosi temporanee (incapacità di distinguere ciò che è reale, allucinazioni e paranoia) e disturbi mentali di lunga durata, inclusa la schizofrenia (un tipo di malattia mentale in cui le persone potrebbero vedere o sentire cose che non esistono realmente)». Per quanta riguarda il cosiddetto scopo terapeutico della marijuana il Cdc precisa invece che la sostanza «può causare effetti collaterali e complicanze. Affidarsi alla sola marijuana come trattamento o gestione degli effetti collaterali evitando o ritardando le cure mediche convenzionali per il cancro può avere gravi conseguenze sulla salute. Anche se la gestione del dolore è uno dei motivi più comuni per cui la gente usa marijuana a scopo terapeutico negli Stati Uniti, ci sono evidenze minime sul fatto che funzioni per trattare la maggioranza dei tipi di dolore cronico».

Da quando poi la cannabis è legale in alcuni Stati dove viene mischiata al cibo o alle bevande si sono verificati episodi di avvelenamento. Perciò il Cdc aggiunge: «I cibi e le bevande infusi con marijuana e ingeriti, hanno alcuni rischi diversi rispetto al fumo di marijuana, incluso un maggior rischio di avvelenamento», anche perché «ci vogliono da 30 minuti a 2 ore perché (la sostanza nel cibo, ndr) abbiano effetto. Perciò alcune persone mangiano troppo, il che può portare ad avvelenamenti e/o lesioni gravi…Poiché la marijuana è diventata legale in alcuni Stati, i bambini hanno accidentalmente mangiato prodotti a base di marijuana che sembravano caramelle e dolcetti, il che li ha fatti stare così male da richiedere cure in emergenza».

È chiaro quindi che la contraddizione fra gli allarmi lanciati ormai da anni dagli enti sanitari del governo americano e le sue leggi, che continuano a servire il mercato invece che la salute dei cittadini, diventa sempre più imbarazzante. Basti pensare che questa settimana Bloomberg ha parlato di una trattativa in corso fra la Coca Cola e l'azienda canadese Aurora Cannabis per produrre bevande infuse con la marijuana. Il che contribuirebbe alla normalizzazione massiccia della droga, visto che la multinazionale ha ribattuto che sebbene «nessuna decisione è ancora stata presa», siccome «il mercato si sta evolvendo» si sta «osservando da vicino la crescita del CBD (il cannabidiolo)».