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IL LIBRO

Il cavaliere rammollito, aneddoti tra storia e devozione

Nel volume Il cavaliere rammollito, Rino Cammilleri racconta aneddoti di storia e devozione antica e recente. E addita alle giovani generazioni, cresciute con i social, il modello del santo cavaliere quale uomo che dà senso alla propria vita, spendendola per il Signore Gesù.

Cultura 17_02_2023

«L’Anello era poi passato di mano in mano, ma non aveva portato fortuna a chi non ne aveva tenuto in giusta considerazione il carattere sacro». Ne Il cavaliere rammollito (Fede e Cultura 2023, pp. 160), Rino Cammilleri si sofferma anche sulle peripezie e i prodigi legati all’anello nuziale donato da San Giuseppe alla Vergine Maria e ora custodito nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia.

C’è spazio poi per il racconto delle origini della devozione spagnola a Nostra Signora del Buon Successo, a partire dalle apparizioni profetiche della Madonna «a madre Mariana Francisca de Jesús Torres y Berriochoa, superiora delle concezioniste (francescane consacrate specialmente all’Immacolata Concezione) a Quito in Ecuador, dal 1594 fino alla morte della veggente (che era stigmatizzata) nel 1635, in virtù delle quali a Madrid vengono celebrate messe dalle cinque del mattino alle due di pomeriggio ininterrottamente».

Egli indaga ancora le vicende del principe rumeno Constantin Brâncoveanu, nato nel 1654, che, grazie alla sua abilità diplomatica, riesce a mantenere la Romania fedele al cristianesimo, sebbene lavori come funzionario dei turchi. Accusato ingiustamente di tramare contro gli stessi, viene deportato insieme ai figli a Costantinopoli: avrebbero avuta salva la vita se si fossero convertiti all’islam. Alla vista del sangue dei fratelli giustiziati, il piccolo Matei lo supplica di accogliere tale proposta, ma «il padre gli risponde che non valeva la pena di tradire Cristo per vivere pochi anni ancora». Decapitato, viene canonizzato come martire dalla Chiesa ortodossa rumena.

Il Kattolico ripercorre le tappe della conversione di Hermann Cohen, omonimo del noto filosofo neokantiano, pianista di successo, allievo di Liszt, «gagà, playboy, viveur, giocatore ed ebreo, che si scioglie in lacrime durante la celebrazione eucaristica. Tornato a Parigi si fa battezzare col nome di Augustin nella chiesa di Nostra Signora di Sion fondata dal Ratisbonne [Marie-Théodore Ratisbonne, fratello del grande convertito Marie-Alphonse Ratisbonne, ndr] per gli ebrei convertiti. Egli idea l’adorazione eucaristica notturna nella chiesa parigina di Nostra Signora delle Vittorie». Poi diviene sacerdote - questo significa etimologicamente il suo cognome - carmelitano. Durante l’omelia della sua prima Messa «esordisce col chiedere scusa alla città per gli scandali della sua vita dissipata. Poi dice chiaro che aveva cercato la gioia nel successo, gli svaghi, le amicizie altolocate. Ma non l’aveva trovata. Solo Cristo era stato capace di procurargliela». Dopo aver contributo alla conversione di diversi familiari, riceve a Lourdes nel 1868 la grazia della guarigione da un glaucoma che lo stava rendendo ormai cieco. Trascorre gli ultimi anni della sua vita accanto ai prigionieri francesi nella guerra franco-prussiana del 1870 e muore di vaiolo l’anno successivo.

Cammilleri svela anche interessanti retroscena. È molto probabile che Salgari, nel narrare le imprese di Sandokan, si sia ispirato alla vita avventurosa dell’apostolo del Borneo, il vescovo missionario Carlos Cuarteroni, che finanziò personalmente una missione in quelle terre dove aveva visto tanti uomini, donne e bambini cadere nelle mani dei pirati della Malesia. Egli diventa «così esperto in trattative coi pirati, che le autorità civili e anche militari ricorrevano a lui quando loro cittadini venivano catturati».

Lo stesso ricorda ancora che il Graal esiste ed è un calice custodito nella cattedrale di Valencia, dove viene portato da san Lorenzo, diacono di papa Sisto. Usato da Gesù durante l’Ultima Cena e poi da san Pietro, Lino e i primi pontefici, è stato provvidenzialmente sottratto alle profanazioni della guerra civile spagnola.

Cammilleri rileva altresì che tra gli inquisitori figurano anche Guillaume Arnaud e i suoi dieci compagni i quali, richiamati con l’inganno dai catari per un incontro pacificatore nel castello di Tolosa il giorno dell’Ascensione, dopo aver intonato il Te Deum, vengono trucidati. A Guillaume viene mozzata la lingua.

Tra i diversi aneddoti tra le pieghe della storia l’apologeta si sofferma sulla straordinaria fedeltà, al papa e alla Chiesa, di Matilde di Canossa e sugli accordi tra Liborio Romano, ministro dell’Interno di Francesco II e massone di grado 33, e il boss della camorra Tore ‘e Criscienzo il quale, con gli altri affiliati alla criminalità organizzata, diviene tutore dell’ordine pubblico e scorta Garibaldi nel suo ingresso a Napoli. E ancora, relativamente alla storia americana, ricorda il gesto di Washington che, giurando sulla copia della Bibbia della sua Loggia, inaugura di fatto negli Stati Uniti la cosiddetta “religione civile” quale unico collante di un Paese multireligioso e multietnico. Infine menziona i sacrifici di monsignor Jozef Tiso e di Augustin Vološin, sacerdoti e politici, presidenti rispettivamente della Cecoslovacchia e della Rutenia (Ucraina carpatica) che cercano di custodire l’indipendenza dei loro Paesi e rimangono vittime dell’orda comunista.

Insomma, in questo volume, Cammilleri torna a raccontare curiosi aneddoti di storia e devozione, additando alle giovani generazioni, cresciute in tempo di like e social network, il modello del santo cavaliere quale uomo che dà senso alla propria vita sapendo per Chi spenderla.