Il caso Meloni-Crosetto, rischio harakiri per il governo
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Le voci di rottura fra il premier e il ministro rappresentano l'incognita maggiore sulla tenuta dell'esecutivo, tra tensioni interne e gatte da pelare. Il banco di prova sarà la manovra finanziaria.
Esiste un caso Crosetto? Le voci su una lite sotterranea tra il premier e il ministro della Difesa anima le cronache politiche delle ultime ore. Diciamo che Guido Crosetto sta diventando il soggetto misterioso dell’esecutivo, visto che diserta con sistematicità tutte le riunioni del Consiglio dei Ministri e ha fatto sapere che a quella di oggi parteciperà proprio per spegnere queste polemiche.
Ma cosa c’è davvero sotto? Gli analisti politici ritengono che l’idillio tra i due sia da tempo terminato e che le battute fatte da Crosetto a proposito della pubblicazione delle chat tra Meloni e i suoi gruppi parlamentari a proposito dell’elezione del giudice mancante della Corte Costituzionale ne siano la riprova.
Il ministro già mesi fa disse che “se Meloni non mi vuole, me ne vado”, paventando la possibilità di dimissioni. Forse il momento in cui i rapporti tra i due si sono davvero deteriorati è quello dell’interrogatorio di Crosetto davanti a Raffaele Cantone, nell’ambito dell’inchiesta sul dossieraggio, quando il ministro ha di fatto sconfessato l’operato dei servizi segreti (che dipendono da Palazzo Chigi), insinuando complicità e trame oscure.
Giorgia Meloni non ha ancora digerito quelle parole del suo ministro e a quanto pare i due da tempo non si vedono per chiarire quello e altri episodi. Ma Crosetto, fin dall’ascesa al potere della leader di Fratelli d’Italia, ha sempre rappresentato l’anima liberal di quel partito. Se Giorgia si chiudesse nel suo fortino con i suoi fedelissimi ed escludesse figure come Crosetto, che sono stimate anche da molti settori del centrosinistra, la stabilità del governo potrebbe risentirne.
In generale, questa polemica è il sentore di un rischio harakiri per il governo, che per mesi ha sbandierato successi a volte millantati (la nomina di Fitto non si è rivelata un trofeo da esibire) e che ora si ritrova tante gatte da pelare.
Quello che è successo a Pontida nel week-end non dev’essere derubricato a folklore. Gli striscioni contro Tajani “capo degli scafisti” ricordano tanto quelli di trent’anni fa contro “Berlusconi il mafioso”, perché aprono la strada a una rottura dei rapporti tra Forza Italia e Lega, con inevitabili ricadute sulla tenuta del centrodestra. Lo Ius Italiae, vale a dire la proposta di riforma della cittadinanza presentata dagli azzurri, non è nel programma di governo ed è il pretesto che Tajani e soci intendono utilizzare per smarcarsi dagli alleati e lanciare un’opa anche sui settori centristi del centrosinistra. Il Carroccio, invece, ha scelto di scavalcare a destra Meloni, ma così facendo rischia di radicalizzarsi e di perdere l’appoggio dei ceti produttivi del nord, che al contrario guardano ora con interesse agli altri partiti del centrodestra.
Ma sarà sulla manovra finanziaria che si giocherà la tenuta dell’esecutivo. Meloni è stata votata due anni fa perché ha promesso tante cose sul fronte socio-economico, in primis una riduzione della pressione fiscale. Se, come ha già annunciato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, questo risultato non potrà essere raggiunto, anzi bisognerà introdurre nuovi balzelli, la credibilità del governo si assottiglierà. La rivalutazione degli estimi catastali delle case ristrutturate grazie al bonus del 110% è sicuramente un principio di equità, ma verrà visto da molti proprietari di immobili come un tradimento da parte delle forze di governo, che certamente avevano escluso nuove tasse sulla casa. Il gioco di prestigio fatto da molti governi del passato è stato quello di lasciare immutata l'entità delle tasse ma diminuendo le detrazioni. Anche Meloni farà la stessa cosa?
E poi ci sono gli incidenti di percorso gestiti male, come lo scandalo Boccia-Sangiuliano e il flop dell'elezione di Marini alla Corte Costituzionale. Tutte situazioni che logorano e che si sommano anche alle sotterranee rivalità tra gli alleati di centrodestra su premierato (cavallo di battaglia del partito di maggioranza relativa) e autonomia (storica battaglia leghista ma boicottata da Forza Italia e Fratelli d'Italia per dare il colpo di grazia a Salvini). Sono dunque tante le incognite sulla strada del governo, nonostante i numeri rassicuranti in Parlamento. In questo momento, però, il fattore di maggiore preoccupazione rimane il crescente e misterioso disagio del ministro Crosetto, che ha un mondo significativo attorno a sé e che potrebbe stimolare l'harakiri della squadra di Giorgia Meloni. La beffa è che ora come ora nessuno dei rivali avrebbe le carte in regola per trarne giovamento e formare governi alternativi.
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