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IL CASO

Il cardinale Burke e le miserie dell'Avvenire

Ennesima pagina nera di Avvenire: dopo un articolo calunnioso di Gianni Gennari, il cardinale Burke scrive al giornale e chiede di ristabilire la verità. Per tutta risposta si becca altri insulti dal direttore Marco Tarquinio, che ancora una volta manipola le parole del cardinale. E questa sarebbe la voce dei vescovi italiani.

Editoriali 16_06_2018
Marco Tarquinio

Un cardinale di santa Romana Chiesa scopre di essere stato infamato e insultato dal quotidiano dei vescovi italiani. Allora scrive al direttore del giornale per chiedere ragione di tale comportamento e anche smentire frasi che gli vengono attribuite, e indovinate? Si becca un’altra sequela di accuse e insulti. Potrebbe sembrare la trama di un mediocre romanzo, invece è l’incredibile verità. I protagonisti sono il cardinale Raymond Leo Burke e, ovviamente, Avvenire.

Brevemente i fatti, che ognuno potrà poi verificare e approfondire direttamente attraverso i link. Il cardinale Burke è stato tra i relatori del convegno dello scorso 7 aprile organizzato dal “Comitato amici del cardinale Caffarra” e dal titolo “Chiesa dove vai?” (clicca qui). Il porporato ha svolto una relazione sui poteri del Papa (di qualsiasi Papa) e dei suoi limiti. Tre giorni dopo, su Avvenire, nella sua rubrica Gianni Gennari gli dà del «cieco che guida i ciechi» perché, riferendosi a un articolo del Fatto Quotidiano che relaziona sul convegno, viene attribuita al cardinale Burke l’intenzione di indicare papa Francesco come l’Anticristo (clicca qui).

L’articolo di Avvenire è tutto condito da un livore senza precedenti nei confronti di un cardinale. Tra parentesi, si noti che Gianni Gennari - «piglio di giornalista e finezza di teologo», secondo il direttore di Avvenire Marco Tarquinio - ama oggi fare il censore di ogni seppur piccola forma di critica nei confronti dell’attuale pontificato, ma sulla contestazione aperta del Magistero ci ha costruito la sua carriera professionale. Tanto per non smentirsi dà anche una interpretazione tutta sua del giudizio universale secondo il catechismo (mettete a confronto il citato no. 678 del Catechismo con la sua interpretazione).

Ovvio lo stupore e l’indignazione del cardinale Burke. Scrive una lunga lettera al direttore di Avvenire, il quale l’ha pubblicata ieri (clicca qui): ovviamente “ridotta” (ma sarebbe  meglio dire “purgata”, secondo la ben nota tradizione della casa), evidentemente  per lasciare più spazio alla sua risposta che somma ignoranza ad arroganza. In pratica, dice Tarquinio, Gennari non si riferiva alla relazione del convegno ma all’intervista rilasciata due giorni prima a un sito online (non lo nomina, non sia mai, ma è la Nuova Bussola Quotidiana e l’intervista è firmata dal sottoscritto).

Sfidiamo chiunque a leggere l’articolino di Gennari e ricavarne l’idea che non si riferisca al convegno. Ma in realtà, neanche nell’intervista alla Nuova Bussola Quotidiana il cardinale Burke dà dell’Anticristo a papa Francesco, anzi la parola Anticristo non è neanche nominata. Certo, si fa riferimento alla situazione apocalittica della Chiesa, alla grande confusione che regna, al messaggio di Fatima, e anche al dovere dei cardinali di correggere il Papa laddove agisse «in un modo contrario al suo ufficio». Il tutto nel contesto di un lungo ragionamento che attinge alla Tradizione e alla Scrittura, come dovrebbe essere normale, mentre oggi i cattolici non sanno più neanche cosa rappresenta il Papa per la Chiesa. Chiunque può andare a riprendersi quella intervista (clicca qui). Ne riporto qui solo un passaggio perché, da solo, basta a smentire le idiozie di Gennari e Tarquinio:

«Il cattolico deve sempre rispettare, in modo assoluto, l’Ufficio Petrino quale parte essenziale dell’istituzione della Chiesa da parte di Cristo. Il momento nel quale il cattolico non rispetta più l’ufficio del Papa si è disposto o allo scisma o alla apostasia dalla fede. Allo stesso tempo, il cattolico deve rispettare l’uomo incaricato con l’ufficio che significa attenzione al suo insegnamento e direzione pastorale. Questo rispetto include anche il dovere di esprimere al Papa il giudizio di una coscienza rettamente formata, quando egli devia o sembra deviare dalla vera dottrina e sana disciplina o abbandona le responsabilità inerenti il suo ufficio. Per il diritto naturale, per i Vangeli, e per la costante tradizione disciplinare della Chiesa, i fedeli sono tenuti ad esprimere ai loro pastori la loro premura per lo stato della Chiesa. Hanno questo dovere al quale corrisponde il diritto di ricevere una risposta dai loro pastori».

E questo sarebbe l’uomo che “odia” il Papa, secondo la furba citazione di Gennari?
Ma Tarquinio, nella sua ignoranza, se la prende con il cardinale Burke perché non ha mai smentito le parole di quella intervista. E cosa dovrebbe smentire, di grazia? Ciò che la Chiesa cattolica ha sempre creduto? Poi, non pago, passa ad accusare il cardinale Burke – insieme ovviamente ai siti internet di cui sopra – di alimentare «confusione e divisione nella Chiesa e contro il Successore di Pietro». Per Tarquinio, quelle di Burke sono «critiche asfissianti e senza fondamento» così come «senza carità e senza verità» sono agitati certi “dubbi”, con ovvio riferimento ai ben noti Dubia.

In sintesi: per il direttore di Avvenire, non è ammessa non solo alcuna forma di critica, ma neanche una domanda che possa soltanto lontanamente suonare come una perplessità nei confronti di certe azioni o di certi documenti. Forse un ripassino del Catechismo e del Codice di diritto canonico gli eviterebbe di scrivere stupidaggini.

Oltretutto, sentire il direttore di Avvenire che bacchetta coloro che osano mettere in discussione alcune parole di papa Francesco, fa morire dal ridere considerando che il suo giornale si sta facendo scudo proprio di papa Francesco per smontare le encicliche “indigeste” di Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Del resto si capisce: un giornale impostato sul modello della Pravda di sovietica memoria, non può che trattare in modo sovietico i nemici della rivoluzione, veri o presunti che siano. Cominciando con il costruire accuse infamanti, magari usando – come in questo caso – l’antica arte della disinformazione. Non per niente si fa in modo che i lettori di Avvenire non possano neanche verificare quello che Tarquinio scrive. Non solo non cita i passaggi “incriminati” ma non dice neanche dove andare a ripescare quella intervista del cardinale Burke per chi volesse capire di persona.

A questo contribuisce anche il fatto che su Avvenire è fatto assoluto divieto di nominare la Nuova Bussola Quotidiana e anche le persone che con la Nuova Bussola Quotidiana hanno a che fare, anche quando questo è un elemento necessario per la completezza dell’informazione. Comunque, queste sono miserie umane che fanno sorridere e che, prima o poi, presentano il conto: non è un caso che – dai dati di Similarweb – risulta che ad aprile e maggio La Nuova BQ ha superato Avvenire nel numero di contatti e di pagine lette.