Il canto della Croce vittoriosa
Come cristiani ci viene insegnato che dobbiamo accettare la croce che la vita ci presenta e prenderla su di noi. Una delle composizioni più belle in onore della Santa Croce è il Crux Fidelis di Domenico Bartolucci. Il testo di questo canto ci parla di un glorioso combattimento: "in che modo il redentore del mondo, pur essendo vittima, abbia vinto".
Come cristiani ci viene insegnato che dobbiamo accettare la croce che la vita ci presenta e prenderla su di noi, come il Signore ha fatto dandoci l’esempio. Questo certamente non è semplice, in quanto tuttI abbiamo la tentazione di fuggire la sofferenza, ma purtroppo essa si presenta sempre, in un modo o nell’altro, e ci obbliga a confrontarci con essa. Ecco perché la Chiesa con alcune feste liturgiche propone la croce alla venerazione dei fedeli, come per la festa del 14 settembre per l’Esaltazione della Santa Croce.
Dom Prosper Guéranger, parlando di questa festa, afferma: “Il Cristo ha subito lo spaventevole supplizio per ciascuno di noi; ha offerto al Padre, con un amore infinito, il sacrificio del suo corpo disteso sulla Croce. Lo strumento di supplizio, fino allora oggetto di infamia, diventa per i cristiani la gloria e san Paolo non vuole aver gloria che nella croce del Signore, nella quale risiede la nostra salvezza, la nostra vita, la risurrezione, e per la quale siamo stati salvati e liberati (Introito della Messa). Il culto della Croce, strumento della nostra redenzione, si è molto diffuso nella Chiesa: la Croce è adorata e riceve omaggi, che non si concedono ad altre reliquie e le feste della Santa Croce rivestono particolare splendore”. Certo, nella Chiesa si è voluto onorare con un culto particolare questa festa e in effetti musica sacra in onore della Santa Croce ha sempre fatto parte dei repertori liturgici delle migliori Cappelle musicali.
Una delle composizioni più belle in onore della Santa Croce è il Crux Fidelis di Domenico Bartolucci, già direttore della Cappella Sistina e poi fatto Cardinale da Benedetto XVI. Pur se questo è un pezzo da eseguire nella settimana santa, vale la pena menzionarlo qui, perché unisce la bellezza e profondità del testo, opera del grande poeta Venanzio Fortunato (530-607) con un trattamento musicale che esalta la melodia gregoriana nell’ordito polifonico. E poi che dire della voce del bambino solista che si staglia sulle voci brunite del coro con il suo timbro che è un misto di purezza e commozione spirituale? Questo è uno dei mottetti che più dimostra la grande arte del maestro toscano, uno degli ultimi grandi artisti a servizio della Chiesa cattolica che aveva un tempo il primato culturale mentre oggi è una ruota di scorta della narrativa dominante.
Il testo di questo canto ci parla di un glorioso combattimento: “Celebra, o lingua, la vittoria del glorioso combattimento, e racconta del nobile trionfo davanti al trofeo della croce: in che modo il redentore del mondo, pur essendo vittima, abbia vinto”. Ecco, anche noi sappiamo che da vittime di un mondo al contrario e anche di una Chiesa che corre su una via sinistra, possiamo sempre sperare, abbracciando la croce fedele, di pervenire un giorno al meritato premio.