Il blocco europeo su Ita-Lufthansa è un assist alla sinistra
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Bruxelles blocca l'accordo sulla compagnia di bandiera e il Premier chiama in causa Gentiloni. Ritardo o boicottaggio? Torna alla mente l'ostracismo subito al tempo dei governi Berlusconi.
Si fa presto a dire europeismo e rafforzamento dei vincoli tra gli Stati del Vecchio Continente. Per decenni la lobby franco-tedesca ha fatto il bello e il cattivo tempo e il nostro Paese ha subìto diktat e imposizioni da Bruxelles, che in alcuni casi si sono tradotti perfino in ostracismo nei confronti di governi sostenuti da maggioranze formatesi democraticamente nelle urne.
Chi non ha davanti agli occhi le risate sarcastiche di Sarkozy e della Merkel riferite all’allora premier Silvio Berlusconi? Chi può scordare le speculazioni che già nel luglio 2011 furono decise a tavolino da francesi e tedeschi per colpire l’esecutivo italiano guidato dal Cavaliere, intento che riuscì nel novembre di quell’anno?
Ecco perché non convince il silenzio del commissario Ue, Paolo Gentiloni, che ieri si è rifiutato di commentare la frase pronunciata domenica dal Premier italiano a proposito dello stallo sulla trattativa Ita-Lufthansa. Giorgia Meloni ha accusato l’Ue di frenare l’accordo o di boicottarlo nonostante per anni avesse chiesto all’Italia di sbrogliare la matassa della compagnia di bandiera. Le parole del Presidente del consiglio italiano hanno fatto rumore in tutta Europa, anche perché del dossier sulle compagnie aeree italiana e tedesca si è parlato anche in occasione del G20 durante l’incontro tra il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti e l’omologo tedesco Lindner. «Sta accadendo una cosa obiettivamente curiosa – ha commentato la Meloni – la stessa Commissione europea che per anni ci ha chiesto di trovare una soluzione al problema Ita, quando troviamo una soluzione al problema Ita la blocca. Quindi non stiamo più capendo e vorremmo una risposta. Su questo è stato interessato anche il commissario Gentiloni». La risposta ufficiale della Commissione non si è fatta attendere: l’organo esecutivo dell’Ue ha precisato di non aver ancora ricevuto formalmente la notifica della proposta di accordo Ita-Lufthansa e quindi di non poter intervenire.
Si sa molto bene cosa possa voler dire trascinare per le lunghe una situazione del genere, che prolunga l’incertezza sulle sorti di un accordo pensato per rilanciare Ita evitando che la sua gestione continui a gravare in maniera esosa sulle casse dello Stato. E allora perché l’Europa frena o, nella peggiore delle ipotesi, boicotta? La spiegazione più naturale sarebbe quella degli oggettivi ostacoli burocratici che appartengono alle procedure previste per l’istruttoria che la Commissione Ue deve aprire in casi del genere per approvare l’operazione.
Una chiave più dietrologica ma non per questo meno realistica riguarda l’interesse che la sinistra ha di contenere i successi del governo italiano. Una Meloni vincente anche in Europa potrebbe ambire a rafforzare la sua leadership e ad alzare il prezzo con gli alleati europei. Una locomotiva di Bruxelles guidata da una nuova maggioranza tra popolari e conservatori sarebbe la fine per i socialisti europei e, conseguentemente, anche per Paolo Gentiloni, che non solo è impegnato ora come commissario europeo ma potrebbe ambire alla premiership in Italia per il centrosinistra alle prossime elezioni politiche. Nessuno potrebbe dirgli di no, né Schlein né Conte né i cespugli della sinistra, dopo che per anni ha operato in Europa ai massimi livelli.
Mettere i bastoni fra le ruote al governo Meloni potrebbe dunque tornare cinicamente utile alla sinistra e allo stesso Gentiloni. Va letto in quest’ottica anche l’atteggiamento degli attuali vertici Ue sul patto di stabilità, che condiziona le scelte di politica economica dei governi, chiamati a fare i conti con il debito pubblico dei rispettivi Stati e quindi li vincola a varare manovre “lacrime e sangue”, che ovviamente tolgono voti alle forze politiche di riferimento. E in Italia i segnali di una manovra di bilancio all’insegna dell’austerità sono evidenti.
Gentiloni lavora già per il dopo e quindi preferisce che il governo italiano non se la passi troppo bene. Se la Meloni riuscisse in un’impresa quasi storica, quella di eliminare una volta per tutte la zavorra di Stato che è la compagnia aerea di bandiera, di certo acquisterebbe ulteriori consensi. A scapito di una sinistra sempre più divisa e che con l’attuale commissario europeo potrebbe ritrovare compattezza e unità.
Ecco perché ascoltando le parole della Meloni su Ita-Lufthansa e osservando il silenzio di Gentiloni torna alla mente il celebre detto di Giulio Andreotti: «A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca».
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