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IL GIUBILEO LETTERARIO / 20

Il 1900, l’Anno Santo con il Papa della Rerum Novarum

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Nel 1900 sul soglio pontificio sedeva Leone XIII, che nove anni prima aveva promulgato l'enciclica Rerum novarum. Un’epoca segnata dal progresso tecnologico ma anche dalla diffusione degli errori del relativismo. Pascoli e la poesia per il Giubileo.

Cultura 31_03_2025

In chiusura del XIX secolo esce L’interpretazione dei sogni. Sigmund Freud (1856-1939), in maniera significativa, vuole che come anno di pubblicazione compaia il 1900, anche se il libro era stato pubblicato nel 1899. Sono gli anni della relatività ristretta (1905) di Einstein che porta ad una nuova visione della fisica, sono gli anni in cui Picasso introduce la dimensione spazio-temporale all’interno dell’opera d’arte (1907) creando il cubismo analitico. E Pirandello, nel 1904, ne Il fu Mattia Pascal presenta quello che è il nuovo paradigma culturale dell’epoca contemporanea: il relativismo culturale. Si afferma una cultura in cui si sono spenti tutti i lanternoni: nelle altre epoche, come nell’epoca della virtù pagana e nell’epoca cristiana, le persone avevano il loro lanternino dello stesso colore, una luce che accomunava lo sguardo sulla realtà. Adesso, invece, ognuno di noi crede di avere lui la verità e così non esiste più una reale comunicazione.

Più di cent’anni più tardi, nel 2005, il cardinale Joseph Ratzinger (1927-2022) nella Missa pro eligendo Romano Pontifice – quella che preludeva al conclave da cui sarebbe stato eletto lo stesso Ratzinger con il nome di papa Benedetto XVI (2005-2013) – affermava che oggi siamo nell’epoca della dittatura del relativismo.

Nel 1900 sul soglio pontificio sedeva papa Leone XIII, colui che aveva promulgato l’enciclica Rerum novarum nel 1891, consapevole che la Chiesa avrebbe dovuto pronunciarsi a chiare lettere su temi sociali in quei decenni che vedevano il sorgere di grandi partiti di massa. Leone XIII era altresì convinto che la Chiesa dovesse uscire dalla condizione di isolamento in cui era sprofondata da decenni dopo la Breccia di Porta Pia e la proclamazione di Roma a capitale d’Italia. Per questo, acceso fu il suo impegno in campo sociale e politico, quantunque il Papa mantenne il divieto dei fedeli di prendere parte all’attività politica.

Nato nel 1810, Gioacchino Pecci (il futuro papa Leone XIII) aveva attraversato tutto un secolo di grandi cambiamenti epocali a livello politico, sociale, culturale e tecnologico. Se al Giubileo del 1825 (l’unico regolare dell’Ottocento) i nobili si muovevano in carrozza e tutti gli altri pellegrini a piedi, nel 1900 la rete ferroviaria si era ormai diffusa (in Italia la prima tratta ferroviaria fu inaugurata nel 1839 nel Regno di Napoli). Molti si avvalsero del nuovo mezzo di trasporto per giungere a Roma: furono acquistati ben centosettantamila biglietti. Si stima che almeno mezzo milione di pellegrini giunsero a Roma per l’Anno Santo.

Papa Leone XIII annunciò il Giubileo con la bolla Properante ad exitum saeculo («Affrettandosi il secolo alla conclusione»), letta prima il giorno dell’Ascensione e poi alla seconda domenica d’Avvento, quando vennero fissate le condizioni per l’indulgenza plenaria e vennero invitati tutti i fedeli a opere di carità e all’elemosina. Il papa rammentava, inoltre, l’ultimo Giubileo del 1825, a cui aveva partecipato solo quindicenne, in un’epoca in cui non era necessario chiedere l’autorizzazione della cerimonia religiosa all’autorità civile.

Il re Umberto I collaborò all’organizzazione dell’Anno Santo e vi partecipò personalmente. Il 29 luglio 1900 venne assassinato a Monza da Gaetano Bresci che intendeva vendicare i morti di Milano: il generale Bava Beccaris aveva avuto ordine di sparare sulla folla che era insorta per il pane.

Papa Leone XIII invitò tutti i fedeli a consacrarsi al Sacro Cuore di Gesù. L’Anno Santo venne dedicato al Santissimo Sacramento, esposto nella Messa di mezzanotte del 31 dicembre 1899 in tutte le chiese del mondo. Lo Stato pontificio era ormai ridotto a un piccolo brandello di terra, di cui Roma non faceva più parte: i colpi di cannone di Castel Sant’Angelo furono sostituiti dal suono delle campane di tutte le chiese romane.

Numerose furono le cerimonie (per lo più al chiuso), le attività religiose e culturali. Nell’Anno Santo venne canonizzata santa Rita da Cascia (1381-1457). Fu considerata santa subito dopo la morte, anche se la beatificazione avvenne quasi due secoli più tardi, nel 1627, sotto il pontificato di Urbano VIII, e la canonizzazione il 24 maggio 1900. La devozione popolare per santa Rita fu incredibile fin da subito: la religiosa fu ritenuta la santa delle cause impossibili, invocata in particolar modo dagli studenti.

Lo stesso 24 maggio 1900 fu canonizzato Giovanni Battista de La Salle, dichiarato santo patrono degli insegnanti e degli educatori nel 1950 da papa Pio XII. Importanti furono le sue innovazioni: la fondazione di scuole gratuite per i poveri, di scuole serali e domenicali per i lavoratori, di istituti tecnici e professionali; la creazione di classi dove le lezioni erano in aula per tutti, non individuali, e la lettura avveniva nella lingua madre, non in latino.

Il 24 dicembre 1900, a un anno esatto dalla sua apertura, papa Leone XIII chiuse la Porta Santa. Giovanni Pascoli (1855-1912), che partecipò all’Anno Santo, lasciò un componimento, a imperitura memoria di quell’evento: La porta santa.

Pascoli chiede al Pontefice di non chiudere quella porta perché i fedeli vogliono ancora passare di là e vedere quello che c’è oltre. La prospettiva di Pascoli è universale e cosmica. Il poeta chiede al Papa di lasciare udire ai fedeli le note di letizia: «Lasciaci udir gli squilli/ dell’immortalità!/ Di là, di là, risuonano/ chiare le argentee trombe/ che spezzano le tombe / d’inconcusso granito!/ Di là, di là, risuonano / canti or soavi or gravi; / ché c’è di là, con gli avi, / qualche bimbo smarrito!/ Tutto il di noi che vive / è ciò che a noi sorvive: / tutto è per noi di là!/ Non ci lasciar nell’atrio / del viver nostro, avanti / la Porta chiusa, erranti / come vane parole;/ ad aspettar che l’ultima / gelida e fosca aurora / chiuda alle genti ancora / la gran porta del Sole».

Pascoli esprime il desiderio di salvezza che alberga nel cuore di ogni uomo: il Giubileo è risposta all’aspirazione alla felicità e all’eternità di cui l’animo umano è espressione da sempre.



IL GIUBILEO LETTERARIO / 19

1825: il solo Anno Santo (regolare) dell'Ottocento

24_03_2025 Giovanni Fighera

Il Giubileo del 1825 è stato l’unico dell’Ottocento a Roma. Gli altri non videro Roma come centro a causa delle lotte risorgimentali. Non vi partecipò il Manzoni, da poco convertito, probabilmente per freddezza non nei confronti della religione cattolica, ma piuttosto dello Stato pontificio.