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IL GIUBILEO LETTERARIO / 19

1825: il solo Anno Santo (regolare) dell'Ottocento

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Il Giubileo del 1825 è stato l’unico dell’Ottocento a Roma. Gli altri non videro Roma come centro a causa delle lotte risorgimentali. Non vi partecipò il Manzoni, da poco convertito, probabilmente per freddezza non nei confronti della religione cattolica, ma piuttosto dello Stato pontificio.

Cultura 24_03_2025

Il 24 maggio 1824 fu indetto il Giubileo del 1825, che sarebbe stato l’unico dell’Ottocento. Erano passati quasi dieci anni dal Congresso di Vienna che intendeva riportare l’Europa al periodo precedente la Rivoluzione francese: la cosiddetta Restaurazione. Ma dopo l’abbattimento dell’Ancien Regime nulla sarebbe più stato come prima.

In quegli anni si assistette a un rilancio della Chiesa come istituzione a livello europeo e a una diffusa religiosità nel nascente clima culturale romantico che si tradusse anche in numerose conversioni dalla confessione luterana a quella cattolica: il diffuso fenomeno rappresentava il ritorno alla Chiesa madre di Roma dopo lo schiaffo che era stato inferto al papato sul finire del Settecento con la prigionia del papa e la mancata celebrazione dell’Anno Santo del 1800. In un certo senso, la rinnovata religiosità apparteneva a quella manifestazione più ampia di lotta contro Napoleone per l’affermazione della patria e per la libertà religiosa.

Nello stesso mese di maggio 1824 papa Leone XII promulgava la prima enciclica Ubi primum che attaccava l’arbitrio individuale nella lettura della Bibbia e, al contempo, l’indifferentismo religioso. Il Collegio Romano e la Chiesa di Sant’Ignazio furono restituiti alla Compagnia di Gesù che tornava a ricoprire quel ruolo che aveva avuto da secoli. Il Giubileo era un grande dono – scriveva il papa – per tutti i fedeli del mondo. L’invito era quello di partecipare in gran numero per convertirsi e ottenere il perdono di tutti i peccati.

Accolsero l’invito importanti personalità della nobiltà e dei reali europei: Francesco I re di Napoli, Maria Teresa d’Este, Maria Cristina di Savoia, figlia del re di Sardegna. Vi parteciparono anche magistrati e ufficiali. Massimo d’Azeglio, all’epoca solo ventisettenne, che sarebbe divenuto genero di Alessandro Manzoni, pittore, scrittore, patriota e deputato del Regno d’Italia, era presente.

Non vi partecipò, invece, Alessandro Manzoni, nipote del giurista Cesare Beccaria celebre in tutta Europa, che in quegli anni stava redigendo la prima edizione de I promessi sposi a partire da quel Fermo e Lucia che aveva fatto leggere solo a pochi intimi amici. La sua conversione era avvenuta all’incirca quindici anni prima, non come racconta l’aneddoto della Chiesa di San Rocco, ma in un percorso di cui Manzoni dava notizia addirittura al papa Pio VII in una lettera dell’ottobre 1809:
[Alessandro Manzoni] Cattolico del regno Italico, ed [Enrichetta Blondel] di Religione detta riformata della Comunione di Ginevra, riempite le formalità civili, sonosi congiunti in matrimonio innanzi ad un ministro della sud[dett]a Religione riformata. Da tal unione è nata una fanciulla la quale è stata battezzata cattolicamente, secondo il rito della S. Romana Chiesa. L’Oratore Cattolico […] ora è disposto a riparare il suo fallo secondo li principj della S. Religione Cattolica. Quindi è, che godendo Egli piena libertà dell’esercizio di sua Cattolica Religione, e dell’educazione della prole dell’uno, e dell’altro sesso, secondo la stessa Cattolica Religione, ed essendo rimosso ogni pericolo di sua sovversione, col consenso della sud[dett]a sua compagna, pentito del fallo commesso, implora dall’Autorità Apostolica un opportuno riparo, capace di render tranquilla la di lui Coscienza, e di cancellare ogni sinistra idea ne’ Cattolici, fra’ quali debbono ambedue legittimamente congiunti.

Il percorso di conversione sarebbe proseguito negli anni seguenti fino alla confessione il 28 agosto 1811, il giorno di sant’Agostino, un grande convertito. Al Giubileo Manzoni non partecipò, probabilmente per freddezza non nei confronti della religione cattolica, ma piuttosto dello Stato pontificio. La produzione letteraria manzoniana non conserva memoria di questo importante evento della storia della Chiesa.

Nel 1825 papa Leone XII emanò anche una nuova disposizione in materia di ordinamento degli studi: la Quod divina sapientia organizzava la gioventù in una prospettiva di ritorno alla tradizione e alla pedagogia tenendo conto anche dei cambiamenti avvenuti. Alla fine del 1824 vennero emanati editti che prescrivevano disposizioni atte a garantire atteggiamenti morigerati e rigorosi a Roma durante l’Anno Santo.

Nell’aprile del 1825 Bartolomeo Pacca propose di chiamare a Roma gli apologeti di tutti i popoli affinché l’Anno Santo si tramutasse nell’occasione di raccogliere attorno alla Chiesa tutti i difensori contro l’indifferentismo, contro i carbonari e contri i massoni. Non a caso nello stesso anno venne pubblicata l’enciclica Quo graviora contro i massoni e i carbonari che sottolineava la rottura che i movimenti carbonari e massonici avevano attuato nei confronti della Chiesa e, quindi, l’incompatibilità tra l’appartenenza alla Chiesa e alla massoneria.

Fu tramandata memoria che partecipassero al Giubileo trecento settantacinque mila pellegrini, ma probabilmente la cifra è esagerata. L’Anno Santo non ebbe il successo che il papa si aspettava e la partecipazione fu più su scala nazionale che internazionale.

Fu l’ultimo effettivo Giubileo celebrato nell’Ottocento. Nel 1850, infatti, papa Pio IX, Giovanni Mastai Ferretti, era esule a Gaeta, ospite del re di Napoli Ferdinando II, da dove sarebbe rientrato a Roma solo nell’aprile. Era fuggito dalla città il 24 novembre 1848, l’anno delle grandi rivoluzioni europee. Nel febbraio del 1849 venne proclamata la Repubblica romana che rimase in vigore fino a novembre. Il papa indisse un Giubileo, che fu un invito alla penitenza e alla preghiera. Roma non fu centro delle celebrazioni né tantomeno dei pellegrinaggi.

Venticinque anni più tardi, lo stesso Pio IX, il papa che rimase più a lungo sul soglio pontificio nella storia della Chiesa, annunciò il Giubileo la vigilia di Natale del 1874 con la Bolla «Gravibus ecclesiae sed huius saeculi calamitatis». Non fece però aprire le Porte sante per evitare scontri con gli anticlericali. Dopo la breccia di Porta Pia del 1870 la Chiesa aveva perso il potere temporale e dichiarava che il proprio Stato era occupato. Il papa concesse l’indulgenza a tutti i fedeli che avessero visitato tre chiese dei loro luoghi di origine in tutto il mondo. L’11 febbraio 1875 avvenne l’inaugurazione: erano presenti il pontefice e il clero di Roma. Non ci furono pellegrinaggi solenni. Il papa si dichiarava prigioniero di re Vittorio Emanuele II. Una comitiva costituita da illustri cattolici di tanti Stati del mondo giunse a Roma a fargli visita il 12 aprile.