Il 1750: la prima volta della Via crucis al Colosseo
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La pratica della Via Crucis al Colosseo il venerdì santo risale al 1750. Fu Leonardo da Porto Maurizio a volerla per mostrare a tutti quel luogo di testimonianza dei primi martiri che morivano come cibo per le bestie durante le persecuzioni.

La pratica della Via Crucis per tradizione è fatta risalire a san Francesco e alla tradizione francescana. Nel 1750 fu, però, la prima volta che essa venne celebrata al Colosseo il venerdì santo. Fu Leonardo da Porto Maurizio a voler la Via Crucis proprio al Colosseo per mostrare a tutti quel luogo di testimonianza dei primi martiri che morivano come cibo per le bestie durante le persecuzioni feroci di Nerone, Domiziano e di altri imperatori crudeli. Vennero costruite quattordici edicole della Via Crucis e una croce illuminata fu collocata al centro del monumento. Fino al 1870 (breccia di Porta Pia) si celebrò quel rito al Colosseo per la Settimana Santa. Fu ripreso da papa Giovanni XXIII nel 1959 e poi dal 1964 in poi con papa Paolo VI.
Beatificato nel 1796 e canonizzato nel 1867, Leonardo sarebbe divenuto patrono dei missionari nei Paesi cattolici. Fu un grande predicatore. Il suo tema preferito era la croce, in memoria di Cristo e di un suppliziato che vide un giorno pendere da una forca. Predicò ovunque, in tutta Italia, richiamando grandi folle, suscitando commozione e provocando la conversione di molti. Fu lui a preparare il Giubileo a Roma con prediche appassionate che richiamavano alla conversione. L’anno dopo il Giubileo salì al Cielo, osannato da tutto il popolo come santo.
Durante il Giubileo papa Benedetto XIV ascoltava con fervore le prediche di quel frate. Prima arcivescovo di Bologna, il papa era stato eletto nel 1740, dopo ben 257 scrutini. Uomo di grande cultura e di grande umanità, fu senz’altro uno dei papi più amati del Settecento. In lui brillò il desiderio di collaborare alla santità della Chiesa e alla pace in Terra. La sua Bolla Peregrinantes a Domino del 5 maggio 1749 fu segno del suo ardente desiderio che il viaggio a Roma per il Giubileo potesse essere la possibilità di un cammino alla santità per ogni pellegrino e di allontanamento dal peccato.
È particolarmente bella e vale la pena leggerla integralmente. Ripercorriamo qui solo le sue linee principali.
Il pontefice è cosciente della condizione umana di pellegrino, peccatore che dipende da Dio che, pur cadendo mille volte, è salvato dalla misericordia divina, purché lo chieda. Con chiarezza lo esprime proprio all’inizio della bolla:
«Nel pellegrinaggio di questa vita, mentre lontani da Dio andiamo alla ricerca di quella Patria di cui speriamo divenire perpetui Cittadini, è troppo chiaro che noi tutti in molte cose inciampiamo, e dalla strada dei comandamenti del Signore, a guisa di stolte pecorelle, andiamo spesse volte traviati e raminghi. Sarebbe un ingannare noi stessi se dicessimo di non essere peccatori, mentre la nostra coscienza ci rimprovera una moltitudine di trasgressioni alle Divine Leggi».
La Chiesa, madre buona, richiama tutti i suoi figlioli: «Sulla strada della giustizia coloro che errano e al retto sentiero della salute coloro che ruinano nei precipizi». Molti, continua il pontefice, non prestano attenzione alle esortazioni della Madre Chiesa, disprezzano la bontà e la misericordia di Dio. Il papa esorta pertanto alla vigilanza, alla penitenza, alla confessione finché c’è tempo. I tesori delle indulgenze vanno meritati in modo adeguato. Il Giubileo è un tempo di grazia, ricorda il papa. Perché i predecessori hanno istituito gli anni santi? Perché, «ricordando a tutti i Cristiani della terra l’avvicinarsi della fine di questo mondo, con maggiore efficacia», li potessero incitare «a riscattarsi dai loro peccati ed a salvare le loro anime».
Dio ci ha chiamati alla santità e a conseguirla ci chiama la Madre Chiesa «nel desiderio che tutti i suoi figli […] sorgano da ogni parte, e vengano dalle più remote Regioni, in spirito di pietà, impegnandosi ciascuno, per se stesso e per tutta la società dei Fedeli fratelli, a meritare la misericordia e la grazia di Dio».
Il Papa auspicava che si potesse ritornare all’unità della Chiesa. Sperava e pregava che il Giubileo potesse essere l’occasione perché essa si realizzasse. Per questo inviò lettere ai sovrani europei d’Austria, Francia, Francia, Portogallo e di altre terre per spiegar loro il significato e la storia del Giubileo. Papa Benedetto XIV diede disposizioni per la miglior riuscita dell’Anno Santo, prescrivendo di ripulire e di restaurare le chiese, di curare canti e cerimonie religiose.
L’appello del pontefice trovò la risposta di molti fedeli che giunsero a Roma anche da Paesi lontani. Tra gli altri ci furono senz’altro armeni, egiziani, siriani. In tutto, almeno trecentomila pellegrini.