I valdesi e quell’8 per mille che piace alla sinistra
Dopo la decisione della Chiesa valdese di accogliere una parte dei 49 migranti sbarcati a Malta, un quotidiano è arrivato addirittura a scrivere che essa non prende un soldo dallo Stato italiano in assoluto. A questo punto serve un chiarimento, così come serve capire perché riviste di sinistra stigmatizzino l’8 per mille alla Chiesa cattolica mentre tifino per quello ricevuto dai valdesi.
La notizia che a venire in aiuto di un numero imprecisato (si dice 10-15) dei 49 migranti condotti in acque maltesi da due navi, appartenenti a organizzazioni non governative, sarà la Chiesa valdese ha colto di sorpresa un po’ tutti. Siamo abituati a dare per scontati gli interventi della Caritas, delle parrocchie cattoliche, ma che una chiesa così numericamente piccola si faccia avanti a risolvere un problema di livello internazionale colpisce e suscita ammirazione. È stato sottolineato infatti anche dal ministro Matteo Salvini che l’intervento avverrà senza oneri per lo Stato. Ma un quotidiano è da lì arrivato addirittura a scrivere che la Chiesa valdese non prende un soldo dallo Stato italiano in assoluto, per cui serve a questo punto un chiarimento.
La Chiesa valdese partecipa ogni anno alla ripartizione dell’8 per mille (come Unione delle chiese metodiste e valdesi, in cui i valdesi sono circa 20mila, contro 5mila metodisti). Solo l’anno scorso ne ha ricavato 32,8 milioni di euro, il secondo ammontare delle 11 confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa con lo Stato, anche se a grandissima distanza dalla Chiesa cattolica, con il 2,64% delle preferenze contro l’81,21% della Chiesa di Roma.
Inoltre le iniziative rivolte ai migranti formano già una parte cospicua delle attività che la Chiesa valdese finanzia ogni anno, anche grazie ai fondi messi in comune da altre 4 aggregazioni evangeliche che contribuiscono con parte del loro 8 per mille: solo per il 2017 assommano a circa 700 mila gli euro assegnati dai valdesi a progetti in tema di migrazioni/immigrazione in Italia.
Nella pubblicità che mettono in campo per attirare firme per l’8 per mille, le chiese evangeliche cristiane - ad eccezione della Chiesa luterana - insistono molto sulla laicità delle attività da loro finanziate. Basta ascoltare i video della Chiesa battista, che terminano assicurando “8 per mille: una scelta per i diritti di tutti, NON per finanziare una religione”, oppure leggere Micro Mega (la cui sotto-testata ricorda “da 30 anni insieme per una sinistra illuminista”) che in un editoriale dell’anno scorso spiegava la ripetuta promozione della Chiesa valdese indicando che il suo 8 per mille è “principalmente ‘altro’ rispetto alla Chiesa cattolica, la quale […] circa la ripartizione dei fondi è ben lontana dal poter dire neppure un euro per il culto”.
E perché mai dovrebbe volerlo dire? Sarebbe un controsenso, visto che la legge istitutiva dell’8 per mille all’articolo 1 si rivolge agli “enti costituiti o approvati dall’autorità ecclesiastica i quali abbiano fine di religione o di culto” e all’articolo 2 richiede un accertamento “diretto a verificare che il fine di religione o di culto sia costitutivo ed essenziale dell’ente”. (Non a caso, per gli enti non-profit in generale è stato istituito a parte il 5 per mille).
Ma è poi così laica e “disinteressata” la destinazione dei fondi attuata dalle altre 10 realtà religiose non cattoliche che partecipano all’8 per mille? Anche i luterani, gli ortodossi, e la Chiesa apostolica, ma anche i buddhisti e gli induisti, dichiarano esplicitamente di destinarne una parte ai fini di culto e al sostentamento dei ministri di culto.
Restano l’Unione delle comunità ebraiche e appunto i valdesi, che fanno iniziative in comune con le altre realtà evangeliche (avventisti, Assemblee di Dio, battisti). Entrambe destinano una buona parte dei fondi dell’8 per mille al restauro del patrimonio storico, che soprattutto nel caso delle sinagoghe e dei musei ebraici sono anche meta turistica. Ma anche qui: curare il proprio patrimonio storico, se lo fa la Chiesa cattolica, è stigmatizzato: Micro Mega (ma è solo un esempio) polemizza con il fatto che parte dell’8 per mille dello Stato sia finita “di fatto alla Chiesa cattolica perché utilizzato per il restauro di chiese ed immobili ecclesiastici (sotto la voce “beni culturali”)”. Forse è il caso di ricordare a Micro Mega che lo Stato è il proprietario diretto di ben 729 chiese, fra cui basiliche rinomate quali Santa Croce a Firenze e San Domenico a Bologna, della cui manutenzione è dunque direttamente responsabile. Meriterebbe un discorso a parte tutto il resto del patrimonio edilizio, monumentale e artistico confiscato alla Chiesa cattolica, e quello che sfuggì alla confisca risorgimentale ma di cui lo Stato mantiene il controllo capillare tramite le sovrintendenze, ma ci vorrebbero dei volumi interi.
Altro presunto privilegio della Chiesa cattolica: “Non tutti sanno - scrive Micro Mega - che quel miliardo e più che la Chiesa riceve ogni anno è generato da un meccanismo… in base a cui le quote non espresse sono comunque ripartite in proporzione alle firme ottenute. E che fa sì che la Chiesa cattolica con il 37% delle firme incassi l’80% dei fondi”. In realtà, del calcolo in percentuale hanno beneficiato tutti, non la sola Chiesa cattolica, ognuno più che raddoppiando la cifra che avrebbe ottenuto altrimenti (all’infuori delle Assemblee di Dio e della Chiesa apostolica, che vi hanno rinunciato). Ma è errato e fuorviante scrivere che la Chiesa ha raccolto il 37% delle firme, perché questa percentuale è il rapporto fra le firme per la Chiesa cattolica e il numero di denunce dei redditi presentate, non il rapporto fra le firme per la Chiesa cattolica e il totale delle firme.
Usiamo quindi i termini esatti: la Chiesa cattolica nel 2014 (riparto 2018) ha raccolto oltre l’81 per cento delle “preferenze” (cioè 14.437.700 firme). Per il resto, spulciando fra i progetti che la Chiesa valdese (come la Chiesa cattolica) elenca per l’anno scorso, suddivisi fra 705 in Italia e 304 nel resto del mondo, si trova che la gran parte sono rivolti alla Chiesa valdese stessa, fra cura dei beni culturali, degli archivi, delle chiese, della facoltà teologica e dei musei. Il solo liceo valdese (l’ultimo esistente al mondo) ha ricevuto quasi 400.000 euro, e poi: 250 mila euro alla facoltà valdese di teologia a titolo di convegni, formazione biblica e rivista Protestantesimo, 342 mila euro destinati ai Beni culturali della Tavola valdese, 840 mila per la messa a norma degli immobili della Diaconia, 450 mila per lo Sviluppo cristiano a titolo di interventi anche educativi…
Tutto logico. Ma, come per i migranti, è esattamente quanto fa la Chiesa cattolica, solo su scala minore. La vera differenza, anche se è sempre difficile essere sicuri di quello che avviene ovunque, sta nelle “aperture” dei valdesi all’aborto, all’eutanasia, e a finanziare realtà con affiliazioni politiche come l’Arci o l’Arcigay.
Comunque su una cosa Micro Mega può stare tranquilla: l’anno scorso si domandava se “l’effetto Francesco” avrebbe portato più soldi “nelle casse, già pingui, della Chiesa”. Ecco numeri per loro rassicuranti: sulle denunce dei redditi 2014 la casella Chiesa cattolica l’hanno barrata in 14.437.700, nel 2015 sono scesi a 13.945.000 e nel 2016 a 13.762.500.