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FUTURO INCERTO

I rischi della vaccinazione al buio sulla nostra sicurezza

Dal dibattito pubblico è sparito l'argomento fondamentale dei rischi di lungo termine della vaccinazione anti-Covid. Eppure è un tema fondamentale per la nostra sicurezza, nazionale e occidentale in generale. Se si presentassero effetti collaterali invalidanti su popolazioni vaccinate all'80%, sarebbe una catastrofe. E nessuno pensa a come mitigare i rischi

Editoriali 05_09_2021
In coda in un centro vaccinale

Mentre le norme anti Covid imposte dal governo Draghi stanno degenerando forme di pesante discriminazione nei confronti dei cittadini critici o anche solo dubbiosi circa l’efficacia del Green Pass e la sicurezza dei vaccini (ufficializzati nonostante l’assenza di una adeguata sperimentazione prolungata), molti temi fondamentali restano purtroppo fuori dal dibattito politico e mediatico.

Dibattito peraltro fortemente ideologizzato, complice un mondo dei media totalmente (la TV) o quasi totalmente (i giornali) appecoronato alle posizioni esposte e imposte dall’attuale premier e da parte della sua maggioranza. Lo schema “buoni pro-vax” contro “cattivi no-vax” (ora addirittura presentati come terroristi) è troppo semplicistico, non tiene conto dell’ampio dibattito in corso nel mondo (non in Italia purtroppo dove non si parla mai neppure dei tantissimi casi di reazioni avverse ai vaccini) e mostra tutti i suoi limiti nella fragorosa ma poco credibile propaganda messa in atto.

Il tema appare troppo rilevante per venire liquidato in termini di tifoserie, con un’egemonia da “pensiero unico” e discriminazioni della “dissidenza”, anche perchè investe, oltre alla salute, molti dei valori, diritti e libertà sui quali si fonda la nostra società. La questione delle vaccinazioni di massa contro il Covid e dei rischi che potenzialmente comporta, riguarda direttamente anche la sicurezza nazionale e il futuro dell’Italia e dell’Occidente anche se, paradossalmente, nessuno sembra occuparsene.

Assurdo che non si prendano in esame i rischi potenziali insiti nell’inoculazione di massa di vaccini, sviluppati in emergenza e dei quali nessuno, neppure le aziende produttrici, conoscono gli effetti indesiderati che si potrebbero manifestare in futuro né si assumono responsabilità in proposito. Considerato si parli di “obbligo” vaccinale, chiunque si vaccini si assume la responsabilità delle conseguenze firmando moduli che sollevano lo Stato e le aziende produttrici. Gli effetti negativi a brevissimo termine cominciano a essere molti e non certo simpatici ma se tra 3, 5 o 10 anni dovessero emergere complicazioni gravi e inabilitanti in percentuali significative delle popolazioni vaccinate l’impatto sanitario, sociale ed economico potrebbe risultare di dimensioni mai viste e di difficile o impossibile gestione.

Proviamo a immaginare se in un’Italia, con l’80% della popolazione over 12 vaccinata, traguardo auspicato da Draghi (cioè 45 milioni di persone), si registrassero tra alcuni anni effetti indesiderati gravemente inabilitanti nel 10% delle persone che hanno ricevuto il vaccino anche in più dosi. Avremmo 4,5 milioni di persone da assistere in più a quelle già esistenti: un numero insostenibile che determinerebbe conseguenze gravissime sul piano sanitario ma anche sociale, economico, demografico e dell’ordine pubblico. Un impatto che colpirebbero l’intero Occidente. Inoltre le categorie a cui il vaccino è stato di fatto quasi imposto sono di valenza strategica per la tenuta di ogni nazione: militari, forze dell’ordine, personale scolastico e sanitari, con questi ultimi peraltro già in buona parte colpiti e guariti dal virus.

Pur tralasciando teorie complottiste non si può non notare che il tema dei rischi potenziali legati alle conseguenze accidentali e indesiderate delle inoculazioni di massa di vaccini, non sperimentati per il tempo solitamente necessario, non venga neppure preso in considerazione nel dibattito politico e mediatico. Non si tratta di negare il significato o il valore di tali vaccini ma di porsi almeno qualche domanda circa il rischio che ciò che oggi appare una risposta (presentata come l’unica) al Covid possa domani rivelarsi un problema ben più grave della malattia che ha cercato di ostacolare.

Le aziende produttrici dei vaccini si sono cautelate da ogni rischio di risarcimento come dimostrano i contratti segretati (con ampie parti oscurate nelle copie mostrate ad alcuni europarlamentari) siglati con l’Unione Europea e i singoli stati o le numerose firme che ogni cittadino deve apporre per sollevare tutti da ogni responsabilità per gli effetti collaterali del vaccino che gli stanno inoculando. Sappiamo che questi vaccini non rendono immuni dal Covid, non impediscono di contagiarsi e contagiare ma vengono distribuiti, proposti e imposti, direttamente o indirettamente, con crescente facilità a tutti e spesso senza accurate verifiche preliminari, neppure per verificare con un test sierologico la presenza degli anticorpi del Covid. I recenti dati provenienti da USA e Israele confermano che i colpiti, inclusi ricoverati e deceduti, si registrano anche in percentuali significative tra i vaccinati ma ciò nonostante la pressione per indurre tutti a vaccinarsi sta diventando sempre più intensa ed estesa nonostante sia ormai imminente l’omologazione in Europa di cure specifiche.

Un mese or sono all’ospedale Herzog di Gerusalemme il 95% dei pazienti gravi era vaccinato con doppia dose come l’85/90 per cento dei ricoverati, ha riferito all’emittente Canale 13 il dottor Kobi Haviv direttore generale dell’ospedale. In base a questi e altri elementi non c’è bisogno di essere complottisti per trovare difficile credere che il business sanitario non abbia un’influenza determinante sulle strategie adottate dagli stati e imposte ai cittadini. Molti hanno paragonato l’epidemia di Covid a una guerra ma in tal caso pianificare e ipotizzare scenari valutando tutte le opzioni, incluse quelle peggiori, dovrebbe essere la prima delle priorità. Le valutazioni sulla “scommessa al buio” dei vaccini dovrebbe indurre a varare iniziative utili a ridurre il rischio puntare decisamente sulle cure e assistenza a domicilio dei malati per non rischiare più di intasare gli ospedali, incoraggiando la vaccinazione solo dei cittadini più anziani e fragili maggiormente esposti agli effetti del Covid, preservando al tempo stesso da rischi a medio e lungo termine bambini, giovani e adulti.

Del resto l’OMS aveva sconsigliato vaccinazioni di massa durante l’epidemia perché avrebbero favorito la comparsa di varianti, oggi a quanto pare più diffuse proprio nelle nazioni a più alto tasso di vaccinazioni. Probabilmente solo in autunno e inverno potremo sapere se i vaccini inoculati in massa a italiani, europei statunitensi costituiscono un’arma risolutiva o meno (si parla già una terza dose….) quanto meno riducendo i ricoveri e i decessi, mentre ci vorrà qualche anno per sapere se avremo scongiurato il rischio di gravi effetti indesiderati su vasta scala.