Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Iraq

I profughi cristiani tornano a popolare la Piana di Ninive

I cristiani sono stati i primi a ritornare nei villaggi abbandonati nel 2014, durante l’avanzata dello Stato Islamico, e a iniziare la ricostruzione delle case devastate dai jihadisti

 

Tornano i cristiani nella Piana di Ninive da cui erano fuggiti nell’agosto del 2014 per sottrarsi all’Isis, lo Stato Islamico. I profughi hanno iniziato già nel 2016 a ripopolare le terre abbandonate. Altri li hanno seguiti nel 2017 man mano che l’Isis perdeva terreno. A fine marzo risultavano già rientrate nella Piana 8.213 famiglie su 19.452, oltre il 42%. Durante la loro assenza i jihadisti però avevano gravemente danneggiato più di 13.088 abitazioni, 1.234 delle quali del tutto distrutte. Il Comitato per la ricostruzione di Ninive, istituito nel marzo del 2017 dalle Chiese irachene caldea, siro-cattolica e siro-ortodossa, hanno coordinato i lavori di ricostruzione riuscendo finora a renderne abitabili 3.249. “I cristiani sono stati i primi a ritornare in questi villaggi – ha spiegato ad Aiuto alla Chiesa che soffre don Salar Boudagh, vicario generale della diocesi caldea di Alqosh e membro del Comitato – e con l’aiuto della Chiesa e delle associazioni ad essa legate hanno iniziato a ricostruire e a riqualificare la regione”. Incognite e difficoltà non scoraggiano i profughi: “Le tensioni tra il governo di Bagdad e quello del Kurdistan hanno influito sul livello di sicurezza e sulle condizioni economiche. Inoltre la strada che unisce Mosul alla Piana di Ninive è ancora chiusa e i cristiani non possono raggiungere la seconda città irachena per cercare lavoro” aggiunge don Boudagh. Tuttavia i risultati raggiunti sono straordinari. A Qaraqosh, ad esempio, benché sia stato ricostruito solo poco più del 20% delle 6.826 abitazioni distrutte, 23.300 cristiani sono rientrati, il 42% di quelli che vi abitavano prima dell’avanzata dell’Isis. “Molto resta da fare – continua il vicario generale – ma è confortante vedere che tante altre famiglie ci chiedono di riparare le loro case perché vogliono tornare”.