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L'ANNUNCIO

I media proclamano Joe Biden presidente degli Usa

Joe Biden ha vinto, è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Lo dicono le televisioni americane a reti unificate, lo ribadiscono i media di tutto il mondo, compresi quelli italiani. Arrivano le prime congratulazioni, ufficiali e non, da tutti i governi partner degli Usa. Ma Biden non ha ancora vinto. Lo spoglio non è ancora concluso e i ricorsi legali repubblicani sono appena iniziati

- DIECI CERTEZZE SUL VOTO USA di Marco Respinti

Esteri 08_11_2020
La festa a New York per Biden

Joe Biden ha vinto, è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Lo dicono le televisioni americane a reti unificate, lo ribadiscono i media di tutto il mondo, compresi quelli italiani. Arrivano le prime congratulazioni, ufficiali e non, fra cui quelle di Gentiloni dall’Ue. Ma Biden non ha vinto, non ancora. La conta dei voti non è finita, Trump non ha concesso la sconfitta e i suoi ricorsi legali sono appena iniziati. Sicuramente l’ipotesi più probabile è quella di una vittoria del candidato democratico. Ma è ancora una previsione e Biden è, legalmente, ancora un candidato.

L’annuncio è stato dato dalle televisioni statunitensi e a seguire da tutti gli altri grandi network televisivi mondiali. Per comprendere l’enfasi con cui la grande televisione americana ha commentato l’evento, basti sentire le parole di Anthony Kapel “Van Jones”, scrittore e commentatore della Cnn: “Oggi è più facile essere padre, oggi è più facile dire a tuo figlio che è importante essere onesti, oggi è più facile per tanti in questo Paese”, ha detto fra lacrime di commozione. La notizia è stata data a mezzogiorno negli Usa (orario della costa orientale), le 18 in Italia, nel momento in cui è stata pubblicata la proiezione del voto in Pennsylvania, Stato determinante per arrivare alla soglia dei 270 grandi elettori con cui un candidato ha automaticamente vinto la Casa Bianca. Proiezione, da notare: in Pennsylvania, infatti, lo spoglio non è ancora finito mentre questo articolo va online. Non solo: si stanno ancora contando i voti in Arizona (11 grandi elettori) dove lo spoglio è al 90% e il 10% restante potrebbe fare ancora la differenza. Si conta ancora in Georgia (16 grandi elettori) dove i due candidati sono ancora testa-a-testa. Si conterà ancora fino al 12 novembre in North Carolina (15 grandi elettori) dove Trump è ancora in testa. E in Nevada (6 grandi elettori), 88% dello spoglio completato, dove Trump è indietro solo per una manciata di voti. D’accordo che la probabilità che l’esito possa essere ribaltato è quanto mai bassa, ma tecnicamente queste elezioni non sono finite, annunciare la vittoria adesso è un modo per precipitarne l’esito.

E poi ci sono i ricorsi che Trump ha annunciato e che lunedì dovrebbero concretizzarsi. Come abbiamo visto, anche su queste colonne, i dubbi su possibili frodi elettorali negli Stati chiave sono concreti e gli avvocati di Trump, a partire da Rudolph Giuliani, avranno molto lavoro da fare per dimostrare che i Democratici hanno truccato il gioco. Anche la campagna di Biden, che ha assoldato 600 avvocati, ha intenzione di battersi fino all’ultimo per dimostrare che è stato tutto regolare. Chi abbia ragione lo deciderà la magistratura, fino alla Corte Suprema. Ma finché il presidente in carica non concede la sconfitta e non si arriva a una sentenza, Biden non sarà presidente degli Usa. Così come non lo è stato George W. Bush nel 2000, sfidato da Al Gore nel riconteggio dei voti in Florida fino a metà dicembre.

Però, per i media, per il pubblico e (questo è l’aspetto più impressionante) per i maggiori governi partner degli Usa, Biden è già presidente. E questo renderà molto difficile una rimonta, un riconteggio, anche una sentenza favorevole alla Corte Suprema, perché, per tutti, grazie a questo annuncio, Biden è ormai il presidente. Se Trump dovesse dimostrare il contrario, anche se la Corte Suprema dovesse dargli ragione, sarebbe lui il “golpista”, sarebbe lui ad aver tradito il popolo americano, diverrebbe lui il “presidente non eletto”.

Una folla festante si è riunita a Washington, di fronte alla Casa Bianca e in tutte le maggiori piazze delle città statunitensi per festeggiare la vittoria, con buona pace delle norme sul distanziamento sociale (e per fortuna che era proprio Joe Biden il candidato responsabile sul tema Covid-19). Anche i leader europei hanno subito salutato il nuovo inquilino (annunciato) della Casa Bianca. “Gli americani hanno scelto il loro presidente. Congratulazioni a Joe Biden e a Kamala Harris! Abbiamo molto da fare per superare le difficoltà odierne, lavoriamo assieme”, scrive su Twitter il presidente francese Emmanuel Macron. “Il popolo americano ha scelto il 46mo presidente degli Stati Uniti. Congratulazioni a Joe Biden e a Kamala Harris. Vi auguriamo il meglio e buona fortuna!”, ha scritto il premier spagnolo Pedro Sanchez. “La nostra amicizia transatlantica è insostituibile, se vogliamo superare le grandi sfide del nostro tempo”, ha twittato la cancelliera tedesca Angela Merkel. Congratuazioni arrivano anche da Boris Johnson, considerato (forse a torto) il miglior amico di Trump. E dall’Ue, il commissario Paolo Gentiloni aggiunge un tocco di poesia: “Una giornata indimenticabile per l'Europa e la democrazia. Mi sto abbracciando da solo”. Twitter, che finora aveva censurato tutti i post di Trump con la giustificazione che fossero proclamazioni premature di vittoria, dovrebbe, se fosse coerente, rimuovere anche tutti questi messaggi dei leader europei. Perché, appunto, sono dichiarazioni premature di una vittoria che non c’è ancora. Ma Twitter non lo farà, i media non metteranno didascalie di avvertimenti sulla falsità della notizia (come finora hanno fatto per Trump) perché loro stessi ne sono gli autori. Come recita un vecchio adagio: se la cantano e se la suonano.