Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
COME SALTA LA DEMOCRAZIA

I democratici chiamano gli elettori di Trump terroristi

Biden rimuove un generale dal suo incarico contro il procedimento democratico previsto. Un altro generale paragona gli elettori di Trump ai giovani partiti per la Siria a combattere con l'Isis e un funzionario dell'Fbi fa lo stesso. A che pro? Lo si capisce quando i giornali parlano di rieducare chi ha votato il repubblicano e Harvard considera di togliere le lauree ai suoi supporter. Le purghe continuano anche oltre la politica.

Attualità 23_01_2021

Abbiamo già riportato le prime mosse del partito democratico che si è sfregato le mani mentre la polizia di Capitol Hill permetteva ad un gruppo di manifestanti di entrare nell’edificio. Abbiamo raccontato di come grandi aziende, media, banche, fondi e multinazionali stiano mettendo a tacere, insieme alla nuova amministrazione di Biden, ogni dissenso di opinione. Ora che però la narrativa del terrorismo domestico creato da Trump è passata grazie all’alleato mediatico, il linguaggio della sinistra si sta spingendo oltre i livelli previsti.

Il generale Stanley McChrystal, ironicamente definito dal giornalista Turker Carlson "il genio strategico che può prendersi il merito, se così si può chiamare, di aver fatto la guerra persa più lunga della storia americana", ha paragonato i sostenitori di Trump ai terroristi iracheni. “Ho visto - ha detto il generale - una dinamica simile nell'evoluzione di Al Qaeda in Iraq, dove un'intera generazione di giovani arabi arrabbiati con prospettive di grande povertà hanno seguito un leader potente che prometteva loro di riportarli indietro nel tempo, in un posto migliore, spingendoli ad abbracciare un'ideologia che giustificava la loro violenza. Questo sta accadendo ora in America". In sintesi, quei poveracci della classe medio bassa e conservatori, che hanno votato Trump si sarebbero fatti illudere dal sogno antiprogressita diventando pericolosissimi.

Ricordiamo che il 6 gennaio centinaia di migliaia di cittadini americani protestavano pacificamente e legittimamente per il riconteggio di ogni voto (in seguito ai video e alle prove delle le frodi elettorali), mentre alcuni trumpiani cadevano nella trappola degli infiltrati dell’Antifa che sono riusciti a sobillare la folla. E ricordiamo che mentre per mesi i Black Lives Matter (Blm) mettevano a ferro e fuoco il paese distruggendo chiese, edifici pubblici, tribunali, negozi, statue di santi e storiche, ferendo e sparando contro le persone accarezzati dalla sinistra che li giustificava, durante la rivolta di Capitol Hill sono morte cinque persone, una fuori dal Congresso per mano di una guardia che ha sparato a caso sulla folla, uno di infarto, uno schiacciato dalla folla e due negli scontri.

Eppure, McChrystal ha avuto il coraggio di tacere sui Blm, mentre paragonava centinaia di kamikaze e di violentatori che hanno distrutte intere città e ammazzato centinaia di cristiani ai manifestanti di Capitoll Hill. Anzi, addirittura ai 74milioni (quelli conteggiati) di elettori del presidente uscente. Anche Andy McCabe ex funzionario dell'Fbi, già accusato di corruzione, ha fatto lo stesso paragone. E così persino i giornalisti si sono spinti fino a qui, come Katie Couric che ha sostenuto che gli elettori di Trump sono così pericolosi da richiedere una riprogrammazione del cervello.

Ma a che pro? Dove si vuole arrivare? E’ chiaro che se un discorso di questo tipo continuerà a ripetersi sarà facilissimo cominciare ad ipotizzare di controllare i luoghi dove il "verbo trumpiano" si espande e di programmi educativi di deradicalizzazione conservatrice religiosa. Un po’ come si fa quando si ipotizza di controllare le moschee o le carceri dopo ogni attentato islamista in Occidente, anche se in questo caso, in cui il terrorismo è reale, alle parole non seguono mai i fatti.

L’ipotesi non appare esagerata solo se si guarda a che punto culturale l’America è già arrivata da tempo. E’ di questi giorni la notizia della petizione degli studenti di Harvard che domandano la revoca delle lauree conseguite da quanti si sono pubblicamente schierati per Trump. Fra loro Kayleigh McEnany, portavoce della Casa Bianca, e politici repubblicani come Ted Cruz. Mentre settimana scorsa, sempre nell’ateneo, Elise Stefanik, deputata del Gop, è stata rimossa dall'Harvard Institute of Politics Senior Advisory Committee per aver fatto "affermazioni pubbliche sulla frode elettorale avvenuta nelle elezioni presidenziali di novembre". Stefanik ha democraticamente votato con altri 139 deputati e 8 senatori repubblicani contro l’elezione di Biden.

Jonathan Turley, noto intellettuale americano e professore alla George Washington University ha spiegato che la rivolta del 6 gennaio è stata propizia "per accelerare il giro di vite sulla libertà di parola nei nostri campus". Sarebbe poi gravissimo se Harvard accogliesse le richieste della petizione anche perché “invierebbe il messaggio che qualsiasi laurea è soggetta alle mutevoli correnti politiche di un ateneo e che il raggiungimento di una laurea è meramente provvisorio e soggetto a revoca”. La realtà insomma non conterebbe più se l’opinione di chi è al potere bastasse davvero ad eliminare un fatto storico ormai avvenuto.

E’ di ieri la notizia che dopo aver parlato di “unità” e “guarigione” Biden, contro il processo democratico previsto dalla National Security Agency (NSA), sulla base di un articolo diffamatorio del Waschington Post (pieno di fonti anonime), ha messo in congedo amministrativo il generale Counsel Michael J. Ellis dalla grande esperienza in questioni di sicurezza: sotto Trump era stato vice consigliere legale del Consiglio di Sicurezza Nazionale e poi senior director per i programmi di intelligence del Consiglio di sicurezza nazionale.

Ma le purghe cominciano anche nel mondo dello sport e dello spettacolo: Curt Schilling, ex campione e star di Baseball della Major League, ha dichiarato che la compagnia assicurativa AIG ha annullato la polizza sanitaria della sua famiglia a causa della foto che appare sul suo profilo Twitter in cui indossa una maglia a favore di Trump. Il cantante Ariel Pink è invece stato scaricato dalla casa discografica Mexican Summer, che ha citato gli "eventi recenti" di Capitol Hill come giustificazione alla sua scelta. Eppure Pink non ha messo piede al Congresso, manifestando “pacificamente” all’esterno, per “mostrare il mio supporto per il presidente. Ho partecipato alla manifestazione sul prato della Casa Bianca, sono tornato in albergo e ho fatto un pisolino”. Il che ormai basta ad essere associati al terrorismo.