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Islam

I cristiani minacciati dal jihad in Niger

I jihadisti impongono ai cristiani di convertirsi o accettare lo status di dhimmi, costretti a pagare una tassa annuale

 

Si chiamano zona delle “Tre frontiere” i territori confinanti di Mali, Burkina Faso e Niger, i più colpiti dal terrorismo islamico. Lì i jihadisti vanno di villaggio in villaggio a bordo di motociclette. Arrivano armati, individuano le famiglie cristiane e ingiungono ai loro membri di convertirsi all’Islam oppure di pagare in quanto dhimmi, ovvero autorizzati a praticare una religione diversa dall’Islam, una tassa annuale pari a circa 76 euro per ogni maschio di età superiore a 15 anni. Chi rifiuta queste due opzioni non ha altra scelta se non quella di lasciare il villaggio e andarsene lasciando tutti i propri averi. Di solito i jihadisti danno qualche giorno per decidere. I cristiani che rifiutano di abiurare e diventare musulmani per lo più se ne vanno. Sono pochi quelli in grado di pagare l’importo richiesto e inoltre chi accettasse di farlo si vedrebbe raddoppiato l’importo l’anno successivo. A raccontare quel che succede ai cristiani nella zona delle Tre frontiere è padre Mauro Armanino, un missionario della SMA, Società Missioni Africane, da molti anni attivo in Niger. In un articolo pubblicato il 3 maggio dall’agenzia di stampa Fides, parla in particolare dell’estrema insicurezza in cui vivono gli abitanti delle aree rurali nigerine al confine con il Burkina Faso, e non soltanto i cristiani. “Minacce, rapimenti, uccisioni mirate, scuole desolatamente chiuse, intimidazioni e un clima di paura caratterizzano il quotidiano dei residenti – spiega – la presenza dei militari nigerini non dissuade da queste pratiche ormai consolidate. Le denunce e le richieste di aiuto sembrano cadere nel vuoto”. I jihadisti agiscono pressoché incontrastati: estendono i territori sotto il loro controllo e arruolano i giovani promettendo facili guadagni e l’ambito status sociale di chi, armato e affiliato al jihad, può  abusare dei civili inermi e razziarne i beni impunemente. I militari autori del colpo di stato con cui hanno preso il potere nel luglio del 2023 accusavano le missioni militari straniere di aver fallito. Adesso che hanno lasciato il paese, la giunta militare si è rivelata impotente, incapace di combattere i gruppi jihadisti, in definitiva sostanzialmente indifferente alla sorte della popolazione.