I cristiani immigrati nell’Arabia meridionale si preparano alla Pasqua
Gli immigrati di fede cristiana gremiscono a migliaia le chiese in Arabia intensificando la partecipazione alle celebrazioni durante la settimana santa
Monsignor Paul Hinder è il vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Yemen e Oman). Nella regione abitano circa un milione di fedeli tutti stranieri, emigrati per lavoro soprattutto da Filippine e India. “Il fatto di essere una Chiesa di migranti ci dà un carattere un po’ particolare. Devo essere il pastore di una Chiesa composta da tante nazionalità – ha raccontato all’inviato speciale della rivista “Tempi”, Rodolfo Casadei, in visita agli Emirati – nelle parrocchie più grandi sono rappresentate più di 100 nazionalità. La sfida consiste nell’accettare le persone così come sono e contemporaneamente farle integrare in un contesto veramente cattolico, cioè universale”. Ad AsiaNews Monsignor Hinder ha spiegato come gli immigrati cristiani vivono la Settimana Santa e si preparano alla Pasqua. Dalla festa di San Giuseppe, il 19 marzo, alle messe serali partecipano in media un migliaio di fedeli. Nella sola Abu Dhabi, la capitale degli Emirati, tutte le sere in ogni chiesa, fino alle 21.30, almeno 5-6 sacerdoti confessano migliaia di persone. Per la messa del Crisma del Giovedì Santo sono arrivati nella capitale degli Emirati quasi tutti i sacerdoti del vicariato. Per il Venerdì e il Sabato Santo sono state previste celebrazioni doppie per favorire la più alta partecipazione “altrimenti – spiega il vicario – non sarebbe possibile accogliere tutti”. Gli emigranti hanno bisogno di conforto materiale e spirituale, sia quelli arrivati con le famiglie, che devono lottare per sopravvivere, sia quelli soli che vivono nelle strutture in cui lavorano, il che a volte rende difficile raggiungerli: “per noi uomini di Chiesa – dice Monsignor Hinder – è fondamentale essere pronti all’ascolto delle loro gioie e dei loro dolori, incoraggiarli nella condivisione del messaggio della Pasqua di Resurrezione”.