I cristiani del Mali sotto minaccia jihadista
I jihadisti hanno ingiunto ai fedeli di un villaggio di chiudere le chiese e di non suonare più le campane e premono affinché abiurino e si convertano all’Islam
Continua in Mali il dramma dei cristiani di Douna, un villaggio della regione di Mopti che fa parte della parrocchia di Barapireli, da tempo vittime dei jihadisti. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides da monsignor Jean Baptiste Tiama, vescovo di Mopti, “il 4 gennaio sono tornati ancora nel villaggio per imporre alle due comunità cristiane di chiudere le chiese. È ormai proibito battere le campane, suonare strumenti musicali e pregare nelle chiese. Quello che ancora più inquietante è che i jihadisti chiedono ai cristiani di praticare la religione musulmana”. Monsignor Tiama ha invitato i fedeli “a perseverare nella preghiera per vincere le forze del male”. Ma la loro situazione è disperata e le prospettive di miglioramento sono remote. Benché l’esercito maliano abbia dichiarato di averli sconfitti nella regione, in realtà, dopo la partenza delle truppe europee a guida francese che per dieci anni avevano contenuto la minaccia dei gruppi armati attivi nel paese, i jihadisti hanno guadagnato terreno e dal nord, dove hanno le loro basi, si spingono verso sud e verso est dove hanno già posto sotto controllo vasti territori al confine con il Niger. In generale le condizioni di sicurezza nel paese si sono ulteriormente deteriorate, nonostante che a sostituire le forze militari internazionali sia intervenuta la Russia che fornisce armi e addestramento alla giunta militare (al potere dopo due colpi di stato nel 2021 e 2022). Deludente è anche la prestazione dei mercenari russi del gruppo Wagner sui quali inoltre gravano accuse di maltrattamenti ai civili.