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arte sacra

I colori della Visitazione: Pontormo, Raffaello e Tintoretto

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Innumerevoli artisti di ogni epoca si sono confrontati con l’episodio evangelico dell'incontro di Maria con la cugina Elisabetta: due donne e lo Spirito Santo che agisce in loro.

Cultura 31_05_2024

Sono tanti, innumerevoli, gli artisti di ogni epoca che si sono confrontati con l’episodio evangelico della Visitazione: «In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo» (Lc 1,39-45). Ci troviamo di fronte all’incontro di due donne. La descrizione dell’evangelista Luca colpisce per diversi aspetti: c’è un viaggio; l’incontro tra Maria ed Elisabetta; e sullo sfondo, lo Spirito Santo che agisce in loro. E poi un saluto, quello di santa Elisabetta, così diretto e spontaneo, così importante per la salvezza dell’intera umanità, al quale seguirà il saluto della Vergine, un inno alla potenza del Signore: il Magnificat.

La lista degli artisti è varia e oltrepassa lo spazio e il tempo: Giotto; Luca Della Robbia; il Ghirlandaio; il Beato Angelico; Pinturicchio; Perugino; Raffaello Sanzio; il Pontormo; Sebastiano del Piombo; Lorenzo Lotto; Tintoretto; fino ad arrivare alle ottocentesche e novecentesche rappresentazioni di Mary Evelyn Pickering De Morgan e Maurice Denis; di  Pietro Gaudenzi e Achille Funi.

C’è, dunque, un primo dato da evidenziare: l’episodio della Visitazione può essere considerato fra le scene evangeliche più rappresentate nel mondo dell’arte. Questa umanità, sposata alla divinità, colpisce la mente artistica di ogni tempo: si tratta di un incontro di due madri; della loro gioia nell’attendere il proprio figlio. Sono cugine: l’una attende il Precursore, colui che aprirà la strada a Gesù; l’altra, il Salvatore del Mondo. L’episodio, dunque, è carico di una “drammaturgia” tutta da sviluppare attraverso la tela, i colori, le forme. Il soggetto descritto non poteva che suscitare l’immaginazione, la creatività degli artisti. Dalle parole passare all’immagine: è stata, in fondo, questa la sfida di ogni artista che si è cimentato nel descrivere con colori e forme l’episodio della Visitazione di Maria a santa Elisabetta che la Chiesa oggi ricorda nella liturgia.

L’elemento di questa scena che troviamo sottolineato in quasi tutte le rappresentazioni è la gioia. Una gioia condivisa, soprattutto. Così come è la goia ad essere protagonista di uno dei quadri più famosi: La Visitazione del Pontormo, anche conosciuta anche come La Visitazione di Carmignano. L’opera, un olio su tavola, databile intorno al 1528-1530, è conservata nella propositura dei Santi Michele e Francesco a Carmignano, in provincia di Prato. Rappresenta una delle opere maggiormente significative del Manierismo fiorentino e indubbiamente uno dei dipinti più celebri di Jacopo Carucci da Pontorme, meglio conosciuto come il Pontormo. Sono Maria ed Elisabetta ad essere protagoniste della magnifica tavola: dominano la scena con le loro figure allungate, dalle dimensioni maestose e dalle forme tondeggianti, con le vesti dai colori sgargianti. Vesti che hanno dei ringofiamenti ben evidenti nella zona del ventre: si comprende che sono due donne in attesa di partorire. Dietro loro, il Pontormo colloca altre due donne (non presenti nel Vangelo di Luca) che sembrano quasi i loro “doppi” mostrati di fronte anziché di profilo. Su questo elemento pittorico la critica si divide: per alcuni studiosi sono semplicemente delle ancelle; per altri, invece, rappresentano le due protagoniste ritratte in maniera speculare, in un gioco puramente intellettuale. Anche queste due figure catturano l’attenzione del pubblico: il loro sguardo, rivolto a chi guarda l’opera, sembra quasi invitare il pubblico a rimanere in silenzio davanti a questo incontro così speciale.

Altro elemento, non immediatamente evidente, è dato dalla presenza di due uomini che siedono su un pilastro di pietra che si sviluppa lungo la facciata dell’edificio che si erge a sinistra del dipinto: sono davvero minuscoli in confronto alle due immense figure femminili. Anche in questo caso la critica si divide: saranno forse Giuseppe e Zaccaria, sposi di Maria ed Elisabetta? O semplicemente due uomini che da lontano assistono all’incontro? La querelle rimane aperta.

Maestro indiscusso del Rinascimento italiano è Raffaello Sanzio. Anche lui si è inoltrato nelle pagine del Vangelo di Luca dipigendo una delle opere più significative del ‘500 pittorico europeo: è La Visitazione, dipinto a olio su tavola trasportato su tela databile intorno al 1517,  conservato al Museo del Prado di Madrid. La tavola presenta una committenza particolare: fu commissionata, infatti, da Giovanni Battista Branconio, protonotaro apostolico, per volere di suo padre Marino, che la destinò alla chiesa di San Silvestro all’Aquila. La moglie di Marino Branconio si chiamava Elisabetta. Per questo motivo lui e la moglie hanno dato il nome di Giovanni Battista al loro figlio.

Anche questa volta, al centro del dipinto si ergono le due figure femminili protagoniste: la Vergine Maria e santa Elisabetta. Maria è colta mentre tiene la mano sinistra sul grembo; il suo sguardo, timido, si volge verso il basso: è un saluto quasi discreto quello che compie la Vergine di fronte alla cugina. Elisabetta, con un copricapo bianco, va incontro alla cugina. Dai volti si comprende la differenza di età fra le due.

Un particolare è da evidenziare: i piedi delle due donne sono in movimento. Raffaello sembra cogliere Maria ed Elisabetta proprio nel primo istante dell’incontro. Sullo sfondo, a sinistra, troviamo una sorta di “salto” temporale: è la scena del Battesimo di Gesù compiuto da Giovanni Battista. I due bambini che precedentemente erano nel grembo prendono corpo, figura, nel lato sinistro della tela. In primo piano dell’opera, le madri; sullo sfondo, i loro due figli.

Del Tintoretto abbiamo due versioni dello stesso soggetto: uno, realizzato intorno al 1588 e conservato nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia; l’altro, del 1550 circa, conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Quest’ultima opera ci fa assistere all’incontro da una prospettiva più bassa rispetto alle due figure femminili: sia le Vergine Maria che santa Elisabetta, infatti, sono colte presso l’ingresso della casa di Elisabetta. Questa volta, le due donne però non si abbracciano; la Vergine ed Elisabetta sono colte poco prima del vero incontro, dell’abbraccio descritto dagli altri artisti. E poi, evidenti (seppur posizionati in maniera marginale nel quadro pittorico) sono i personaggi maschili: dietro Maria vi è san Giuseppe; vicino a Elisabetta, nel riquadro inferiore, Zaccaria.



IL BELLO DELLA LITURGIA

In un gioco di sguardi il mistero della Visitazione

Nella chiesa dei Santi Michele e Francesco, a Carmignano, si può ammirare un dipinto di Pontormo, al secolo Jacopo Carucci, raffigurante la Visitazione. Il primo piano è occupato da Maria ed Elisabetta. Colpiscono i loro sguardi che rivelano la certezza del compimento di quanto Dio aveva, a ciascuna, predetto e il conseguente totale abbandono alla Volontà che le ha, entrambe, prescelte.