Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
LA DISTOPIA È OGGI

Huxley, Orwell, l'Ordine Mondiale e il Covid-19

Si parla di «tracciare» i cittadini, di vaccinare obbligatoriamente la popolazione; il parlamento è semi-chiuso, il culto religioso è interrotto dalla forza pubblica. Così sul web sono risuscitati libri come "Il Nuovo Mondo" e "1984", scritti per per stabilire le tappe di un programma. A farlo pensare il fatto che Huxley cercò di intruppare nella Fabian Society Orwell, il quale fuggì inorridito dai suoi scopi mondialisti.

Cultura 24_04_2020

Viviamo strani giorni. Si parla esplicitamente di «tracciare» tutti i cittadini, che forniranno i loro dati personali soprattutto quelli riguardanti il loro stato di salute; si discute di vaccinare obbligatoriamente la popolazione; il parlamento è semi-chiuso e comunque esautorato, visto che il «decisore politico» è ormai una task-force di nuove autorità (ovviamente non elette) che fanno capo a aziende multinazionali; si vocifera di prelievi forzosi dai conti correnti e di encomi (o «bollini blu») a chi paga le tasse pur non percependo alcuna entrata; si prendono decisioni delicatissime (MES, 5G...) al di fuori da ogni norma democratica; per ultimo ma non ultimo, il culto religioso (forse vietato, forse no) viene interrotto dalla forza pubblica. Potremmo continuare.

Ormai sono molti gli italiani che si grattano la testa e si chiedono: «Che sta succedendo»? Qualcun altro, invece, ha un tarlo. «Dove ho già letto queste cose?» ed è andato a scrutare la libreria, nello scaffale delle letture fatte in adolescenza. Eccolo lì, sapevo che c’era ancora. Così, timidamente, sul web sono risuscitati due classici del genere distopico: "Il Nuovo Mondo" di Aldous Huxley (1932) e "1984" di George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (1949).

Partiamo dal primo. Appartiene a un genere di libri molto particolare, nel quale possiamo tranquillamente inserire (vado a memoria) "Verso una società senza padre", di Alexander Mitscherlich (1963); "La fine della storia e l’ultimo uomo", di Francis Fukuyama (1992); "Modernità liquida", di Zygmunt Bauman (2002) e qualche altro. Questi libri condividono alcune caratteristiche: in primo luogo lanciano, quasi sempre con il titolo, uno slogan che entra nel linguaggio comune della gente; secondariamente, pur essendo di difficile comprensione oppure (è il caso del libro di Fukuyama) delle ciofeche illeggibili, diventano un must-read, oggetto di recensioni sui principali quotidiani, di dibattiti televisivi… insomma: se non l’hai letto sei un paria. Infine…non si capisce bene con quale intento siano stati scritti: sono un caveat, oppure una semplice presa d’atto? La mia umile opinione è che siano dei programmi: libri scritti per indirizzare il dibattito e l’opinione in una certa direzione, per stabilire obiettivi e tappe di un programma.

Ricordate il film "I tre giorni del condor" (1975)? Il protagonista, Joe Turner (Robert Redford) lavora per la CIA; il suo compito? Leggere. Veniamo a sapere che ci sono sezioni dei servizi che sono impegnate in operazioni OSINT (Open Source INTelligence), cioè nella decifrazione di segnali e messaggi contenuti nelle fonti di pubblico accesso (libri, quotidiani, riviste…). Io stesso ho conosciuto dei «lettori professionisti», pagati per leggere di tutto. Qualche anno fa c’è stato il celebre caso dei tre romanzi firmati Marc Saudade, zeppi di informazioni interessanti persino sull’attentato a papa Wojtyła; poi qualcuno (sempre sui media) si è lasciato sfuggire che forse, dicono, sospettano, sussurrano che Marc Saudade sia… Ma non perdiamoci, torniamo a "Il Nuovo Mondo".

Bene, la mia opinione è che il libro di Huxley faccia parte di questa categoria di libri e che sia un programma. "Il Nuovo Mondo" del libro è un mondo governato da una élite ovviamente non eletta. Non c’è bisogno di democrazia, perché la società è retta secondo criteri scientifici: l’élite sa perfettamente quello che fa e come governare per il bene di tutti. Nessuno ha una privacy, la proprietà privata non serve più. Il sesso ha solo una funzione ludico-ricreativa: anche la riproduzione è programmata secondo metodi eugenetici. La società è divisa in classi, in base a criteri scientifici. L’educazione dei giovani membri delle varie classi è organizzata in modo che ciascuno sia felice del posto che l’élite gli ha assegnato. Il sesso è la droga di Stato (chiamata «soma», come nelle religioni vediche), rende tutti docili e «felici». Non c’è traccia di religione, la famiglia è abolita.

Per fortuna è solo un romanzo… vero? Non proprio. "Il Nuovo Mondo" di Huxley assomiglia tanto, ma proprio tanto tanto, al Nuovo Ordine Mondiale, l’obiettivo della Cospirazione Aperta di Herbert George Wells. H. G. Wells era uno degli animatori della Fabian Society, la più importante organizzazione socialista al mondo, della quale faceva parte anche Huxley.

Ora passiamo a "1984". La lettura più diffusa è questa: Orwell, con questo libro, critica il socialismo sovietico, che aveva già denunciato ne "La fattoria degli animali" (1945). Il titolo corrisponde all’anno di pubblicazione con le ultime due cifre invertite (ma il libro è uscito nel 1949, non nel 1948…); rappresenta una distopia simile a quella di Huxley, ma con qualche differenza.

Queste differenze sono molto ben sintetizzate in un libro del sociologo statunitense Neil Postman intitolato "Divertirsi da morire" (1986). Nella prefazione Postman scrive: «Orwell temeva che i libri sarebbero stati banditi; Huxley, non che i libri fossero vietati, ma che non ci fosse più nessuno desideroso di leggerli. Orwell temeva coloro che ci avrebbero privato delle informazioni; Huxley, quelli che ce ne avrebbero date troppe, fino a ridurci alla passività e all'egoismo. Orwell temeva che la nostra sarebbe stata una civiltà di schiavi; Huxley, che sarebbe stata una cultura cafonesca, ricca solo di sensazioni e bambinate. Nel Ritorno al mondo nuovo, i libertari e i razionalisti - sempre pronti ad opporsi al tiranno - "non tennero conto che gli uomini hanno un appetito pressoché insaziabile di distrazioni". In 1984 - aggiunge Postman - la gente è tenuta sotto controllo con le punizioni; nel Mondo nuovo, con i piaceri. In breve, Orwell temeva che saremmo stati distrutti da ciò che odiamo, Huxley, da ciò che amiamo. Il mio libro si basa sulla probabilità che abbia ragione Huxley, e non Orwell».

La mia domanda è: e se avessero avuto ragione tutti e due? Mi spiego. La mia ipotesi è che sia Huxley che Orwell abbiano descritto la stessa utopia da due punti di vista diversi: Huxley dalla parte dell’élite dominante («Lo facciamo per il bene dell’umanità, è la gente che ce lo chiede…»); Orwell dalla parte di chi subisce il Nuovo Mondo e si è accorto del grande inganno («Oddio, è orribile!»).

Quindi, se il Nuovo Mondo di Huxley è il Nuovo Ordine Mondiale di Wells… anche il mondo di Orwell lo è? È possibile. Huxley conobbe Orwell: fu suo insegnante di francese a Eton, nel 1917. Restarono in contatto per molti anni, finché Huxley cercò di intruppare Orwell nella Fabian Society; Orwell, appena capito il motivo per cui quei nobili e raffinati intellettuali si radunavano, fuggì inorridito a gambe in spalla. Dopodiché, scrisse "1984". Ah, un particolare: "1984", è vero, è l’anno con le ultime cifre invertite nel quale Orwell scrisse il romanzo. Però è anche il centesimo anniversario della fondazione della Fabian Society, fondata nel 1884.

Ecco, semplicemente qualche associazione di idee, qualche suggerimento di lettura stimolato da questa lunga quarantena e, soprattutto, da quello che accade fuori dalla nostra cella monastica.