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nuova legge

Hong Kong Gulag, stretta sui dissidenti. Anche i preti nel mirino

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Il nuovo disegno di legge sulla salvaguardia della sicurezza nazionale del governo fantoccio di Hong Kong attua una stretta mai vista a dissidenti e oppositori con la scusa della collusione con le forze straniere. A rischio anche il segreto confessionale dei sacerdoti. 

Libertà religiosa 13_03_2024

Hong Kong passa alla modalità gulag: la nuova legge metterà in carcere anche i sacerdoti al confessionale. Il capo della sicurezza di Hong Kong Chris Tang ha presentato alla riunione del Consiglio legislativo dello scorso 8 marzo il disegno di legge sull'articolo 23, tale provvedimento sulla “Salvaguardia della sicurezza nazionale” è molto probabile che venga approvato entro poche settimane, nonostante le 212 pagine di un testo scritto senza tener conto delle osservazioni delle organizzazioni internazionali.

Le nuove norme sono un'ulteriore tappa nella repressione in corso nei confronti di ogni dissenso reale o presunto tale, iniziata a seguito delle proteste pro-democrazia del 2019 e trasforma la città-stato di Hong Kong nell’anticamera di un gulag sovietico, dove la granitica presunzione di colpevolezza vale per tutti. Sinora sono state utilizzate le norme sulla sicurezza nazionale del 2020 e le leggi sulla sedizione dell’era coloniale britannica per perseguire e incarcerare  chiunque protestasse o solo partecipasse a manifestazioni, o partiti politici dissidenti nei confronti del regime cinese.

Per il governo fantoccio di Hong Kong le nuove modifiche legislative colmeranno le «lacune» lasciate dalla legge sulla sicurezza nazionale del 2020 e saranno indispensabili per affrontare l’attività clandestina delle «forze straniere» nella città. La legge sull’articolo 23, propone pene fino all'ergastolo per atti di «tradimento», «insurrezione», «sabotaggio» e «ammutinamento», 20 anni per spionaggio e 10 anni per crimini legati al «segreto di Stato» e alla «sedizione», ma anche una nuova norma contro chi non segnala alla giustizia gli oppositori del governo, ulteriore strumento di pressione anche verso le comunità religiose e il segreto del confessionale per i sacerdoti.

Le nuove norme inoltre consentiranno alle autorità di revocare i passaporti della regione amministrativa speciale di Hong Kong a chiunque fugga all’estero e di prendere di mira gli attivisti stranieri con sanzioni finanziarie. Il concetto di «collusione con forze straniere» è presente in tutto il disegno di legge e le pene previste prevedono un incremento notevole laddove si sospetti che siano coinvolte «forze straniere».

Non è possibile dimenticare che attualmente, il magnate dei mass media pro-democrazia, il cattolico Jimmy Lai, è sotto processo per un reato simile ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale del 2020. Nel suo caso giudiziario, la gran parte delle “prove” dell’accusa sono in realtà articoli pubblicati da opinionisti critici del regime comunista di Pechino e Hong Kong, pubblicati sull’ormai defunto quotidiano Apple Daily di cui Lai era proprietario.

Le nuove norme daranno alla polizia il potere di estendere la detenzione delle persone arrestate da 48 ore a 14 giorni nei casi di sicurezza nazionale ed introduce un nuovo reato, quello di «utilizzo illegale di un computer o di un sistema elettronico per mettere in pericolo la sicurezza nazionale», punibile con 20 anni in prigione. A conferma ulteriore dell’intento persecutorio delle norme, vi si contempla anche un reato definito come «tradimento per negligenza», che colpirà con una pena fino 14 anni di carcere anche quanti sono a conoscenza di comportamenti che attentano alla sicurezza dello Stato ma non lo riferiscono.

È facile intuire che un reato così formulato è una spada di Damocle sulla testa di chiunque, soprattutto i sacerdoti e i famigliari o amici di qualunque dissidente. In una delle osservazioni presentate nella fase della consultazione popolare, secondo il siti di informazione religiosa Asia News, la questione era stata anche sollevata, citando il caso dei ministri di culto, ma le autorità di Hong Kong non avevano offerto alcuna risposta esauriente che salvaguardasse il segreto del confessionale. Dunque tutti sono nel mirino, la delazione è un obbligo, il sospetto è già una pena certa: si rafforza il vero comunismo ad Hong Kong. Il capo della sicurezza Chris Tang, nei giorni scorsi, aveva affermato che esiste un bisogno reale e urgente della nuova legge, citando le ondate di resistenza popolare del 2019 e avvertito che anche l'arte «può essere un pretesto per la sovversione».

Pechino sta sistematicamente assorbendo Hong Kong nel suo regime totalitario, in violazione dell'accordo stipulato nel 1997 dalla Cina con la Gran Bretagna per onorare l’autonomia del sistema politico, sociale ed economico separato della città fino al 2047. Da quando, nel giugno 2020, il Partito Comunista Cinese ha imposto un'ampia legge sulla sicurezza nazionale, Hong Kong ha visto limitare la libertà di parola, di stampa, di religione e di associazione e minare lo Stato di diritto.

Con la nuova legge sull’articolo 23, oltre a stringere le catene ai polsi di ogni cittadino, il comunismo cinese vuole rompere il segreto del confessionale, incatenare la Chiesa e trasformare i sacerdoti in agenti delatori. Troppo, come troppo è anche il silenzio intollerabile del Regno Unito e del Vaticano.