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STATI UNITI

Guerra sul cero per l’Eucaristia, vittoria per i cattolici

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Oklahoma, due ospedali rischiano di perdere i finanziamenti federali perché tengono accesa in cappella, seppur in sicurezza, la candela che indica la presenza di Gesù nel tabernacolo. Un caso durato oltre due mesi e risolto grazie alla resistenza dei cattolici, che fa desistere l’amministrazione Biden dalla sua minaccia.

Libertà religiosa 06_05_2023

Sono stati oltre due mesi di tribolazioni, ma alla fine l’allarme è rientrato. Siamo in Oklahoma. Qui, due dei migliori ospedali della nazione rischiavano a breve di ritrovarsi impossibilitati ad assistere un gran numero di anziani, disabili e pazienti a basso reddito. E il tutto perché, nelle loro cappelle, tengono accesa la tradizionale candela volta a indicare, e onorare, la presenza di Gesù nel tabernacolo.

I due ospedali in questione fanno capo al Saint Francis, un sistema sanitario cattolico senza scopo di lucro, con base a Tulsa (in Oklahoma, appunto). Il Saint Francis è accreditato da tempo con i programmi federali Medicare e Medicaid, che garantiscono un’assicurazione sanitaria gratuita a persone dai 65 anni in su, disabili e bisognosi in genere.

Ma il Center for Medicare and Medicaid Services (Cms), ente governativo che dipende dal Dipartimento della Salute, pretendeva che il Saint Francis spegnesse le due candele, pena la perdita dell’accreditamento e quindi dei finanziamenti federali. Il motivo addotto era quello della sicurezza, ma è un motivo che non sta in piedi alla luce dei fatti e delle leggi statunitensi. È quello che il Fondo Becket per la Libertà Religiosa aveva sottolineato il 2 maggio in una lettera - di fatto una diffida legale - al Dipartimento della Salute e agli altri enti governativi coinvolti nella vicenda.

E ieri è emersa la notizia che il Cms ha desistito dal continuare a chiedere lo spegnimento delle candele, limitandosi a domandare dei piccoli accorgimenti (prevalentemente a livello di segnaletica) per accrescere la sicurezza. La comunicazione è giunta con una lettera diretta al Saint Francis e datata 4 maggio, quindi appena due giorni dopo la diffida del Fondo Becket che ventilava - in caso di ostinazione da parte governativa - una causa d’urgenza e la richiesta di risarcimento danni, sulla base del Primo emendamento e delle norme in materia di libertà religiosa (in primis, il Religious Freedom Restoration Act).

Caso rientrato, dunque, ma val la pena vedere com’è sorto. Tutto inizia lo scorso 21 febbraio, quando un ispettore visita il Saint Francis South Hospital e chiede di andare in cappella per verificare se vi sia la fiamma perenne. Ovviamente, la trova e vi si accanisce contro. Per l’ispettore la candela vicino al Santissimo Sacramento viola il codice di sicurezza e perciò va spenta. Lo stesso funzionario fa presente al Saint Francis che altri ospedali cattolici si sono adeguati, sostituendo la candela con una luce elettrica. Un uso che però non si accorda con le norme della Chiesa. Il Codice di diritto canonico, al canone 940, prescrive infatti: «Davanti al tabernacolo nel quale si custodisce la santissima Eucaristia, brilli perennemente una speciale lampada, mediante la quale venga indicata e sia onorata la presenza di Cristo». E l’Ordinamento Generale del Messale Romano, al numero 316, specifica che questa particolare lampada debba essere «alimentata da olio o cera». Inoltre, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha pure espressamente vietato le luci elettriche in sostituzione delle candele a uso liturgico e rituale; e ciò al fine di «salvaguardare l’autenticità e il pieno simbolismo della luce», che richiama direttamente Cristo.

Giustamente, il Saint Francis ha rifiutato di assecondare il diktat federale, spiegando di non poter slegare la sua opera in campo medico dall’onore dovuto a Nostro Signore, che è il fondamento di ogni autentica carità. Nella già citata lettera del 2 maggio, il Fondo Becket sottolineava efficacemente che l’«identità cattolica» del Saint Francis «è centrale nella sua missione: estendere la presenza e il ministero di guarigione di Cristo in tutto ciò che fanno». Identità e missione che sono «intimamente legate», proseguiva la lettera, proprio con la «fiamma viva» che i funzionari federali intendevano spegnere fino a pochi giorni fa.

Il Fondo Becket ha fatto notare come il Saint Francis rispetti già le necessarie misure di sicurezza. La candela è racchiusa in uno spesso globo di vetro, che è a sua volta all’interno di un secondo involucro di vetro, adagiato su un supporto di bronzo affisso alla parete. Inoltre, al di sopra della candela ci sono diversi spruzzatori antincendio. Non a caso, la cappella dell’ospedale del Saint Francis oggetto dell’ispezione del 21 febbraio ha passato regolarmente le revisioni annuali del caposquadra dei vigili del fuoco locali. Ma pur sapendo tutto questo, l’ispettore aveva insistito sulla necessità di spegnere la candela. E a nulla erano valse, nell’arco dei successivi due mesi, le proposte del Saint Francis di trovare soluzioni alternative (ad esempio di aggiungere mattonelle attorno alla candela) né erano state accolte le richieste di deroga inviate, in quattro diverse occasioni, al Cms.

Questo, appunto, fino al 4 maggio, quando lo stesso ente governativo è rinsavito, tornando sui suoi passi. «Si è reso conto che avrebbe giocato con il fuoco in tribunale se si fosse ostinato con la sua assurda richiesta», ha commentato Lori Windham del Fondo Becket, aggiungendo: «Siamo lieti che il Saint Francis possa continuare a servire i più bisognosi, mantenendo la fede». Un pericolo scampato, dunque, ma che si inserisce nel solco di una lunga serie di aggressioni alle libertà fondamentali dei cristiani, in tema di fede e di morale. Una vicenda finita bene e che, allo stesso tempo, è un richiamo a non cedere al compromesso con il mondo.