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Guarigioni a Montenero, il vescovo contatta Lourdes

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Non solo il caso eclatante di un giovane guarito da linfoma: nel santuario toscano piovono grazie e non si sa dove mettere gli ex voto. Mons. Giusti resta prudente ma parla a La Bussola di "grandiosità dell'agire divino".

Ecclesia 15_05_2024
La Settimana tutti i giorni - Diocesi di Livorno

Nei giorni scorsi la notizia di un giovane guarito da linfoma ha fatto nuovamente parlare di sé la Madonna di Montenero, venerata nell’omonimo santuario livornese e di cui oggi ricorre la festa liturgica. Anticipiamo subito che, com’è d’obbligo in questi casi, la voce più prudente è quella della Chiesa. Non si sbilancia il vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti, che si è rivolto al Bureau Médical di Lourdes per vagliare con scrupolo – e al contempo con filiale attenzione – le grazie che la Mater Etruriae, la patrona della Toscana, continua a elargire a quasi sette secoli di distanza dal prodigioso ritrovamento.

Tutto ebbe inizio nella Pentecoste del 1345 (era il 15 maggio, di qui l’odierna ricorrenza liturgica), quando un pastore storpio si imbatté nell’immagine mariana, probabilmente proveniente dalla Grecia, che lo esortava a caricarsela fino al punto in cui il peso gli avesse impedito di proseguire. Giunto sul colle di Montenero, si sentì al tempo stesso gravato dal carico e guarito dal male. Quello fu il primo seme dell’attuale santuario e di una crescente devozione, travalicando i confini della Toscana e diffondendosi «in tutto il Mediterraneo, dove si mantenne a lungo la consuetudine, per le navi di qualunque nazionalità che entravano ed uscivano dal porto di Livorno, di salutare la Madonna di Montenero con salve di cannone quando passavano davanti a quel colle» (R. Manera, La Madonna di Montenero Patrona della Toscana, Regione Toscana 2023, p. 17).

«I toscani per le cose normali vanno dalle Madonne delle proprie parrocchie, quando c’è un problema, anche chi non viene mai in chiesa va a Montenero», ha detto il vicerettore del santuario dom Luca Bernardo Giustarini, intervistato ieri da Tv2000. Nel tempo le numerose grazie attribuite alla Madonna di Montenero hanno riempito il santuario di innumerevoli ex voto (compresi due “d’autore”, dipinti rispettivamente da Giovanni Fattori e da Roberto Natali). «Sono ormai circa 14mila... Non c’è più posto per attaccarli ai muri», racconta dom Giustarini. Insieme allo spazio per gli ex voto, è allo studio anche l’ampliamento degli spazi per i pellegrini, sempre più numerosi.

E veniamo ai giorni nostri. Nel 2013 La Nazione riportava il caso di un bambino operato al Meyer di Firenze per un tumore al cervelletto. L’operazione andò a buon fine, malgrado i medici avessero dato scarse o nulle possibilità, e ancora una volta grazie alla Madonna di Montenero. Ieri sera invece è stato Lorenzo Ciacchini a parlare della sua guarigione da linfoma, insieme al vescovo mons. Giusti e a Chiara Domenici su TeleGranducato, alla vigilia della festa. I fatti risalgono a gennaio 2016: Lorenzo aveva 19 anni quando ricevette la diagnosi infausta. Si ritrovò ricoverato al Santa Chiara di Pisa, con bassissime difese immunitarie e ancor meno speranze, mentre i genitori («mi sono sentito come accompagnato») andavano a invocare la grazia a Montenero. A giugno venne dimesso: guarito. Ed è toccato a lui quindi portare un ex voto... in attesa di collocazione tra i 14mila che abbiamo citato sopra.

«Sin da bambino ho frequentato il santuario di Montenero e ho visto i tanti ex voto che lo arricchiscono, ma una cosa è fare il turista o fare anche il pellegrino, una cosa è fare il vescovo a Livorno», dice mons. Giusti a La Bussola, poiché «qui incontri persone concrete, che ti parlano di gravissime malattie che le affliggevano e sono improvvisamente guarite. Oppure persone che hanno subito incidenti e che i medici dubitavano di poter salvare; invece le vedi tornare al lavoro sane. E ti domandi: ma come è possibile, quando ad esempio un primario afferma che quella signora aveva una necrosi cerebrale e non c’erano speranze di sopravvivenza, e invece dopo la supplica alla Madonna di Montenero la vedi tornare al suo lavoro?». Qual è stata la sua reazione? «Di fronte a questa grandiosità dell’agire di Dio non sai come muoverti e allora chiedi aiuto a chi ne ha esperienza. In particolar modo mi sono rivolto al Bureau Medical di Lourdes, che da un secolo [fu istituito nel 1905] ha a che fare con questo agire misericordioso della Vergine Santa e dell’onnipotente buon Dio e ci hanno un po’ suggerito come muoverci».

Possiamo dire che a Montenero questa grandiosità divina si manifesta in modo particolare? «A Montenero accadono in continuazione tanti fatti. Certo, ci possono essere varie motivazioni, felici coincidenze, ci può essere una collaborazione dell’uomo anche attraverso la medicina in vista della sua guarigione, ma sta di fatto che questi eventi accadono qui, non altrove; accadono durante la preghiera e non in altre circostanze; accadono durante il silenzio davanti alla santa immagine; accadono quando si ricerca un dialogo, un contatto, una comunione con la Vergine Santa e se ne chiede l’intercessione».

Il naturale e il soprannaturale che si intrecciano, pur lasciando la parola “miracolo” alle successive valutazioni delle commissioni medica e teologica? «Ci possiamo interrogare sui tanti motivi di questi avvenimenti, il Signore agisce ordinariamente per cause seconde e cerca sempre la massima semplicità, sta di fatto che accadono. Potremmo anche scoprire, ma gli scienziati non affermano ancora niente al riguardo», ipotizza mons. Giusti, «che la religione sia un catalizzatore delle energie psicosomatiche dell’uomo, mi starebbe anche bene, ma allora vorrebbe dire che la religione è un elemento connaturale all’uomo, al punto tale che potrebbe avere al suo interno anche la capacità di guarirsi purché», sottolinea il vescovo, «si orienti verso il Creatore».

Anche in tal caso ipotetico avremmo quindi una conferma più che una smentita dell’azione divina? «A mo’ di battuta ho detto tante volte che se anche si scoprisse che queste guarigioni che avvengono hanno per origine anche le energie psicosomatiche, da qui in avanti la religione dovrebbe passarla la Asl, perché capace di catalizzare e di portare a maturazione e a frutto tante energie che sono nel cuore dell’uomo e che il Signore vi ha messo proprio perché l’uomo possa vivere in pienezza, ma», ribadisce, «occorre che si rivolga al suo Creatore».

Mons. Giusti è prudente ma al tempo stesso colpito e coinvolto dalla mano materna che agisce nella sua diocesi, «su questo colle, dove», come disse san Giovanni Paolo II visitando il santuario nel 1982, «per un meraviglioso quadro di natura, s’incontrano il cielo limpido e azzurro, dipinto da Giotto e ammirato da Dante, e il mare dalle molte vie, che da tempi lontani hanno portato la gente toscana in ogni continente conosciuto», ma portando sempre nel cuore la Mater Etruriae.



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