Greta, simbolo del declino della nostra civiltà
L'immagine del ministro Cingolani che pende dalle labbra di una ragazza presuntuosa e arrogante quanto ignorante, è un imbarazzante rovesciamento della realtà, il trionfo del Potere e dell'ideologia ...
Roberto Cingolani. Oggi è ministro della Transizione ecologica, ma ci è arrivato dopo una brillante carriera universitaria da docente di Fisica e poi da direttore di importanti studi di ricerca e nonché responsabile dell’innovazione tecnologica di un’azienda come la Leonardo. Roberto Cingolani, dunque: con questo popò di curriculum, e dall’alto del ruolo chiave che ha nell’attuale governo, l’abbiamo visto ieri inginocchiato (metaforicamente) davanti a un’adolescente tanto presuntuosa e arrogante quanto ignorante; un’adolescente che ha saltato la scuola per poter manifestare contro i cambiamenti climatici. Roba che se si fosse presentata una studentessa a un suo esame con lo stesso atteggiamento e la stessa (im)preparazione l’avrebbe come minimo cacciata in malo modo. E invece davanti a Greta Thumberg, era lì prima implorante per convincerla a sedersi e poi quasi balbettante a giustificarsi, per convincere la platea che in fondo stavano dicendo la stessa cosa.
È l’immagine più eloquente per descrivere il declino della nostra civiltà. Un personaggio creato dal Potere e imposto dai media, a cui tutti devono inchinarsi, con un rovesciamento dei ruoli a dir poco imbarazzante. Greta Thumberg, la ragazzina assurta a simbolo della lotta contro i cambiamenti climatici, è a Milano per partecipare da ospite eccezionale alla Pre-Cop 26, ovvero la riunione preparatoria della Conferenza sul Clima che si svolgerà a novembre a Glasgow, in Scozia. Si è iniziato con l’assemblea dei giovani, Youth4Climate, e si proseguirà con l’incontro dei ministri dell’Ambiente di una cinquantina di paesi, che oggi riceveranno il documento dei giovani con l’elenco delle loro scontate richieste.
Oggi il menu promette anche di peggio perché ad osannare Greta ci sarà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Mario Draghi, mentre il premier britannico Boris Johnson dovrebbe essere in collegamento video.
L’unica novità è che, malgrado la spinta promozionale, il fenomeno Greta appare un po’ in declino, così la macchina della propaganda ha pensato di raddoppiare mettendole a fianco una ragazza africana, ugandese per la precisione: Vanessa Nakate. Due modi diversi di dire la stessa cosa, di lanciare lo stesso messaggio: “Giustizia climatica”, invoca Greta; “date più soldi all’Africa”, piange Vanessa. In effetti la seconda è la spiegazione più semplice della prima. Giustizia climatica significa infatti che, siccome i paesi sviluppati sarebbero i colpevoli principali dei cambiamenti climatici, avrebbero il dovere di risarcire i paesi poveri che sarebbero invece le vittime innocenti dei cambiamenti climatici.
Si tratta di un teorema che non ha fondamento nella realtà ma, alla fin fine, il succo di tutto il discorso sui cambiamenti climatici si riduce a questo: i paesi occidentali riducano pure le emissioni di CO2 ma soprattutto diano i soldi ai paesi in via di sviluppo, soprattutto all’Africa. Del resto è questo uno dei pilastri che governa tutti i meccanismi delle politiche climatiche che sono stati inventati dal Protocollo di Kyoto (1997) in poi.
È questo anche il motivo per cui Greta – e ora anche Vanessa – continua a lanciare i suoi moniti e le sue maledizioni in Occidente, ed evita invece accuratamente di andare o rivolgersi a Cina e India, che sono di gran lunga i paesi che maggiormente emettono CO2 (ammesso che questo sia un problema). Insieme fanno un terzo di tutte le emissioni del mondo, e la loro quota sul totale delle emissioni è in costante crescita. È l’ennesima dimostrazione che la questione del clima e del rapporto tra emissioni di anidride carbonica e aumento delle temperature terrestri ha più a che fare con la politica e l’ideologia che non con la scienza e la realtà.
E tanta ideologia saremo costretti a sorbirci da qui a novembre almeno, perché tradizionalmente il circo delle Conferenze internazionali sul clima viene preceduto da rapporti e allarmi che spingano la popolazione ad accettare eventuali provvedimenti restrittivi delle libertà e tasse altrimenti difficili da digerire. È la stessa logica usata per imporre la narrazione su Covid e vaccini. Hanno creato uno stato di paura. Così aumenta la bolletta della luce e del gas, ci limitano la possibilità di movimento, ci costringono ad avere freddo in casa in inverno e caldo in estate, ma dovremmo essere anche grati e felici perché stiamo salvando il Pianeta (sempre che non sia troppo tardi). E intanto possiamo, anzi dobbiamo, applaudire Greta e Vanessa che tanto stanno facendo per sensibilizzarci.