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ideologie

Greenpeace alla follia dichiara guerra ai gas intestinali

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Greenpeace dichiara guerra al meteorismo animale e auspica così meno allevamenti, meno metano, meno carne e meno allevatori. È il canone della privazione, il minimalismo intellettuale conseguenza inevitabile del massimalismo ideologico.

Editoriali 21_10_2024

«Ciao Carmla [sic], se senti la parola metano, a cosa pensi? Beh, se pensi a rutti e flatulenze delle mucche allora sei sulla strada giusta. Non sto scherzando, Carmla: il 31% delle emissioni di metano proviene dal settore zootecnico, ossia principalmente dalla digestione delle mucche e dal letame di mucche, maiali e polli, spesso stipati in allevamenti intensivi. […] Gli animali allevati sono la più grande fonte di metano di origine antropica a livello globale. […] Come l'anidride carbonica, il metano è un gas a effetto serra, cioè riscalda il pianeta ed è 80 volte più forte dell'anidride carbonica su un periodo di 20 anni dall’emissione». Parola di Greenpeace.

Rutti e flatulenze pensavamo che fossero problemi di educazione e, se riferiti alle bestie, problemi inesistenti perché gli animali fanno quello che madre natura comanda loro di fare. E sta qui il corto circuito della lettera aperta degli ambientalisti: un atto naturale di un animale inquina la natura, un comportamento naturale sarebbe contro natura. O forse contro l’idea artefatta della natura elaborata dai verde crociati, dove occorre disciplinare pure i moti intestinali di oves et boves.

Dato che le mucche notoriamente sono poco ambientaliste e soprattutto non ne vogliono sapere di limitare le proprie emissioni ed eiezioni, ecco che i pacificatori in verde se la prendono con gli allevatori. Una manovra che si inserisce nella strategia più ampia volta a cancellare la carne rossa dalle nostre tavole e tra poco anche i fagioli perché gasogeni. Meglio le cavallette perché incapaci di produrre peti.

Dunque abbiamo appreso che il meteorismo animale è letteralmente il nemico numero uno dell’ambientalismo. I gas serra sono nulla se confrontati con i gas intestinali. Il buco dell’ozono è direttamente connesso ad altri orifizi.  I ruminanti allora ci faranno piombare in una fornace ardente che nulla ha a che vedere con i Novissimi, ma con i Verdissimi, ossia i proclami apocalittici di fine di un mondo surriscaldato da quadrupedi inclini alla fermentazione gastrica e bipedi che dovrebbero preferire morire di fame che di caldo.

Quindi la soluzione di Greenpeace è semplice: meno allevamenti, meno metano, meno carne, meno allevatori e perciò meno ricchezza perché meno occupazione, meno risparmio perché se un bene scarseggia aumenta di prezzo. È il canone della privazione, la regola della miseria indotta, il disciplinare della sottrazione, il dogma della detrazione. È la decrescita idiota. Il minimalismo intellettuale conseguenza inevitabile del massimalismo ideologico. È l’ipotrofia del pensiero effetto naturale l’ipertrofia della lettura della realtà a senso unico che non permette di vedere i fatti per quello che sono: un grado in più nei mari non rende il merluzzo bollito senza passare dalla pentola.

La lettera di Greenpeace? Flatus vocis. Anzi, una flatulenza.