Green pass e motu proprio, convergenze parallele
Limitano la libertà, creano divisione, contraddicono democrazia (per lo Stato) e "spirito di ascolto" (per la Chiesa), richiedono una certificazione. Le curiose analogie di contenuto e di metodo tra le misure imposte dal governo italiano sulle vaccinazioni, e da papa Francesco sulla Messa antica.
Con il Green pass ci vogliono togliere le libertà civili, con il motu proprio Traditionis custodes quelle liturgiche. Per avallare il primo si invoca anche l’unità nazionale, ma si è ben consci che tale decisione creerà fratture ancor più marcate nel consesso sociale. Nel motu proprio pontificio si motiva la pubblicazione dello stesso per evitare divisioni e trovare una rinnovata unità ecclesiale, ma appare a tutti evidente che sarà questo documento a fomentare in molti sentimenti scissionisti prima assenti o semmai sopiti.
Il Green pass, manco a dirlo, cala dall’alto in barba allo spirito democratico, alla pari di tutte le decisioni prese dal governo per affrontare la pandemia, sanzionando in modo duro l’avventore del ristorante privo del certificato di sana e robusta costituzione. In modo analogo, stereotipi quali “la Chiesa si mette in ascolto del popolo di Dio e soprattutto degli ultimi”, “l’attenzione del caso particolare”, “il discernimento” si sono rivelati, con la decisione di cassare la messa in vetus ordo, principi da usare solo quando torna comodo, ossia quando sono rispondenti a perseguire i soliti obiettivi modernisti e progressisti: nei rimanenti casi occorre usare il pugno di ferro e brandire la misericordia come una falce. A tal proposito alcuni uomini di Chiesa - disposti ad inventarsi una liturgia benedicente le coppie gay ma non disposti a conservare la liturgia eucaristica di sempre – di colpo hanno plaudito al tono autoritativo e ai modi coattivi che informano il motu proprio di Papa Francesco.
Per entrare in un ristorante occorrerà dare prova di essere sani o vaccinati. Parimenti affinché si possa entrare in una chiesa in cui si celebra la messa in rito antico occorrerà dare prova di essere sani dottrinalmente e vaccinati contro lo spirito di critica al Concilio Vaticano II, ossia occorrerà giurare fedeltà alla Chiesa post ’68, quella aperta al mondo, ma non a Dio. A tal proposito se il governo prevederà ispezioni sui treni, negli stadi, nei teatri, nelle palestre per scovare l’untore, in modo analogo la recente lettera apostolica del Papa dà mandato al vescovo di accertare, verificare, indagare, inquisire per scovare il dissidente. Come i positivi al virus dovranno essere tracciati, analogamente i positivi al virus tridentino dovranno anch’essi essere tracciati.
Il Green pass viene proposto, anzi imposto, come soluzione per lasciarsi alle spalle la pandemia. Ugualmente la “nuova” messa viene proposta come “unica espressione della lex orandi” tesa quindi a lasciarsi alle spalle quei piccoli focolai epidemici legati alla messa in rito antico.
Se il governo ci dice che dobbiamo limitare la nostra libertà per tornare ad essere liberi, in casa cattolica la parola “libertà” – così sbandierata per accogliere qualsiasi eresia – è ormai comprensibile solo in lingua vernacola e non più in latino.