Governo in campo per Jimmy Lai: «Al lavoro per la sua liberazione»
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Il figlio dell'editore in carcere a Hong Kong ricevuto dall'inviato della Farnesina per la libertà religiosa che promette un impegno per la sua liberazione. Precedentemente l'incontro, anche questo favorito dalla Bussola, col Presidente della Camera, Fontana, che ha espresso tutto il suo appoggio.
Il Governo italiano scende in campo per chiedere la liberazione di Jimmy Lai. L’impegno ufficiale è arrivato ieri pomeriggio al termine dell’incontro che il figlio dell’editore in carcere a Hong Kong ha avuto con Davide Dionisi, inviato speciale del Ministro degli Esteri per la promozione della libertà religiosa e la tutela delle minoranze religiose nel mondo.
L’incontro, che si è svolto a Palazzo Chigi è stato favorito dalla Nuova Bussola Quotidiana, che sabato ha consegnato a Sebastian Lai il Premio “Fatti per la verità” nell’ambito della sua tradizionale Giornata di incontro con i lettori.
«È necessario adoperarsi, anche nelle sedi internazionali, con i mezzi che offre la politica e la diplomazia, perché si ponga fine alla sofferenza di Jimmy Lai, in carcere da dicembre 2020 per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà di espressione», ha detto Dionisi a margine dell’incontro con Sebastian Lai.
«Il ministero degli Esteri farà la sua parte», ha assicurato Dionisi, sottolineando che «il ministro Tajani, appena atterrato in Cina, nel primo messaggio durante la sua missione ufficiale nel Dragone, nel 2023, chiarì che il dialogo e il rispetto della libertà religiosa sono alla base della nostra civiltà e fondamento della convivenza pacifica. Ricordo che lo fece partecipando alla messa nella Cattedrale del Nord, dai padri salesiani. In più occasioni, inoltre, il titolare della Farnesina ha sottolineato l’importanza della tutela dei diritti delle minoranze, dei diritti politici, della libertà di coscienza e quindi della libertà religiosa, adoperandosi attraverso azioni diplomatiche mirate al fine di lenire le sofferenze di tutte le confessioni religiose, cristiane e non cristiane».
La discesa in campo del governo italiano rappresenta una tappa significativa del tour che il movimento di liberazione di Lai sta facendo in Europa, cercando di sensibilizzare quanti più attori a livello internazionale per fare pressioni sulla Cina per un suo rilascio immediato.
«La Cina deve giocare un ruolo sempre più responsabile nel contribuire alla pace, alla prosperità e alla sicurezza in Asia e nel mondo intero. Ci piacerebbe vedere», ha proseguito Dionisi, «un maggior progresso a proposito, per esempio, della libertà religiosa tenuto conto che, tra l’altro, Jimmy è cattolico e in carcere gli sono negati la Messa e i sacramenti».
Al termine dell’incontro, Sebastian ha espresso soddisfazione per l’interessamento del Governo, a cui si aggiunge anche quello del Parlamento. Prima di arrivare a Palazzo Chigi, infatti, Lai ha incontrato in forma privata anche il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, che ha espresso al figlio dell’editore di Apple Daily privato della libertà, tutto il suo sostegno e la condivisione della sua battaglia di liberazione e sensibilizzazione».
«In qualità di giornalista ed editore – ha poi dichiarato Sebastian Lai -, mio padre è stato preso di mira nel chiaro tentativo di fermare l’esercizio dei suoi diritti alla libertà di espressione e di associazione. Chiedo al governo italiano di adoperarsi affinché le autorità di Hong Kong pongano fine al procedimento giudiziario di un settantasettenne e lo rilascino».
Anche il direttore Riccardo Cascioli si è detto «soddisfatto perché tutto il lavoro della Bussola in questi mesi ha fatto sì che il caso di Jimmy Lai diventasse una questione di cui tutta la stampa si è interessata». «Siamo grati al Governo - ha proseguito -, in particolare all'inviato speciale Dionisi, per l'impegno che si è assunto di seguire la vicenda chiedendo il rilascio alle autorità cinesi e anche al presidente Fontana per la sua disponibilità ad ascoltare e seguire gli sviluppi». «Speriamo - ha concluso - che la vicenda si risolva positivamente e che le autorità cinesi rilascino questo martire della verità anche solo per ragioni umanitarie».
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