"Golpe": Bolton scredita, con una parola, gli oppositori venezuelani
Gli Usa organizzano colpi di Stato all’estero? John Bolton, con estrema leggerezza, ne parla alla CNN, per ribadire il concetto che Trump non aveva organizzato un golpe negli Usa il 6 gennaio 2021. L'ex ambasciatore all'Onu tira in mezzo il Venezuela. Ma così facendo scredita l'opposizione democratica che nel 2019 lottò e perse contro Maduro.
Gli Usa organizzano colpi di Stato all’estero? In diversi casi è storicamente accertato, come in Guatemala, Iran (contro Mossadeq) e Vietnam del Sud. Il golpe del Cile dell’11 settembre 1973, in cui il generale Augusto Pinochet depose il governo Allende, venne appoggiato dagli Stati Uniti (il presidente di allora era Richard Nixon) come rivelano i documenti declassificati. Ma nel mondo molto più complesso post-guerra fredda, questo tipo di intervento si è fatto più raro, anche perché è difficile organizzare un colpo di mano militare o una congiura di palazzo in un’era in cui ogni cittadino, con uno smartphone, ha accesso a informazioni in tempo reale. Tuttavia, John Bolton, ex ambasciatore degli Usa all’Onu e già Consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, ha fatto intuire alla vasta platea della Cnn di aver organizzato golpe all’estero.
Il problema è che lo ha detto senza fare una piega, mentre l’intervista verteva su altro. Nel programma The Lead, martedì sera si stava parlando ancora dell’assalto al Campidoglio da parte dei trumpiani del 6 gennaio 2021. Bolton difendeva il presidente repubblicano affermando che nessuno avesse organizzato un “golpe” quel giorno. Incalzato dall’intervistatore Jake Tapper – «Non occorre essere troppo brillanti per organizzare un colpo di Stato» – la risposta di Bolton è stata a dir poco sconcertante: «Dato che ho aiutato a organizzare dei colpi di Stato», non qui, ma in altri posti, «posso dire che richiede molti sforzi». E quindi non è questo il caso di Trump. Gelo. «Ha aiutato a organizzare colpi di Stato, all’estero? Dove?».
Dopo aver violato un segreto di Stato, più o meno inconsciamente, Bolton ha iniziato ad arrampicarsi sui vetri, ma ha tirato in mezzo l’opposizione del Venezuela che, nel 2019, ha cercato di liberarsi di Nicolas Maduro, sostituendolo con il democratico Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea Nazionale. Per poi smentire: «Non che noi abbiamo avuto molto a che fare con quel caso…». Però «… ho visto quanto sforzo comporta per un’opposizione, cercare di rovesciare un presidente eletto illegalmente, ed hanno fallito». Bolton era nell’amministrazione Trump nel 2019, quindi le sue dichiarazioni, nonostante la parziale marcia indietro, sono state considerate come una conferma che contro Maduro vi fosse una congiura americana. La stessa tesi che Maduro ripeteva per difendersi e sostenuta dai suoi alleati comunisti a Cuba e in Cina.
Quale sia stato il ruolo dell’amministrazione Trump nella crisi costituzionale venezuelana non è ancora dato saperlo. Non molto efficace, evidentemente, visto che Maduro ha vinto la sua battaglia e riaffermato un potere assoluto sul Paese. A causa del Covid-19, l’anno dopo, le proteste si sono affievolite fino a scomparire. E la Colombia, vicino di casa del Venezuela, finora alleato di ferro degli Usa, adesso ha eletto un presidente di estrema sinistra allineato sulle posizioni di Maduro. Una sconfitta su tutta la linea, insomma.
Però le affermazioni di Bolton, espresse praticamente in mondovisione con estrema leggerezza, avranno l’effetto di rafforzare la dittatura venezuelana e le altre autocrazie nemiche degli Stati Uniti. Ha offerto loro, su un piatto d’argento, la difesa d’ufficio perfetta: se qualcuno protesta, è un “burattino degli Usa”. L’opposizione venezuelana lo meritava? Nella protesta del 2019, i democratici, in maggioranza nell’Assemblea Nazionale, contestavano la rielezione di Maduro, in cui le frodi elettorali erano evidenti e confermate da osservatori internazionali. Non ritenendo valido il suo insediamento presidenziale, Juan Guaidó, stando alla stessa costituzione venezuelana, assumeva l’incarico di presidente. Per quasi un anno, il Venezuela ha avuto due presidenti e Guaidó è stato riconosciuto come unico legittimo capo di Stato da gran parte della comunità internazionale (fra cui quasi tutti i Paesi democratici). Maduro ha risolto a suo favore la crisi con una forte repressione armata delle proteste di piazza e aggirando la volontà del parlamento. Non si è dunque trattato di un golpe, ma di una crisi istituzionale, in cui il dittatore ha vinto, i democratici hanno perso, per quanto appoggio abbiano potuto fornire loro gli Usa.