Gli Ogm e il Monsignore
Monsignor Filippo di Giacomo attacca a testa bassa gli Ogm e assicura che la prossima enciclica di Papa Francesco "non lascerà scampo" a chi sostiene la bontà dei semi geneticamente modificati. Ma è l'uomo custode del creato.
Domenica delle Palme, 13 aprile 2014, su Radio 1 “Tra cielo e terra”, ho potuto ascoltare un intervento di mons. Filippo Di Giacomo; l’argomento era quello degli Ogm (Organismi Geneticamente Modificati) e della loro presunta utilità per la soluzione della fame mondiale. Confesso di non aver seguito l’antefatto che, forse, avrebbe potuto giustificarne l’acredine:
a) contro un cardinale (non citato, ma era mons. Renato Martino), accusato di aver provato a “sdoganare” gli Ogm a nome della Chiesa; fortunatamente pensionato da Benedetto XVI a favore del cardinale Turkson il quale, essendo del Ghana, è consapevole di cosa ha sempre sfamato (sic!) i popoli poveri: i loro semi frutto di sapienza antica;
b) contro il “libercolo” edito dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace sul tema Ogm che avrebbe dovuto operare tale “sdoganamento” per soddisfare le mire delle multinazionali, avide di denaro a spese dei “poveri contadini”.
Ammetto di essermi sentito offeso: primo perché nel “libercolo” vi è un mio capitolo, ma secondo e principalmente perché il card. Martino (allora presidente di Giustizia e Pace) ed il suo segretario monsignor Gianpaolo Crepaldi hanno fatto un eccellente lavoro, in particolare per il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Il punto peraltro non è questo – benché spiaccia che neppure Francesco, sempre sulla bocca dei “progressisti”, abbia saputo “spuntare” certe lingue che tanto male fanno alla Chiesa – poiché l’intervento è continuato con una sorta di “minaccia”: Francesco sta scrivendo una Enciclica “ambientalista” (sull’aggettivo confesso di non essere certo, ma sul senso non ho dubbi). Premesso che preferirei una Enciclica volta a sollecitare più attenzione a favore dell’ambiente (od ecosistema), ad aggravare la “minaccia” concorrerebbe il fatto che l’incarico principale alla stesura sarebbe stato affidato ad un vescovo austriaco, ma a lungo missionario in Brasile, dunque consapevole dei pericoli per l’Amazzonia legati agli “sfruttatori” della natura.
Il taglio di questa enciclica parrebbe “non lasciare scampo” a chi, come me, è a favore degli Ogm e (udite! udite!) contro Carlo Petrini (Slow Food) ed i suoi proclami anti-scientifici. C’è tuttavia da chiedersi se sarà proprio così. Non intendo fare previsioni, ma Francesco potrebbe giocare un nuovo scherzo ai “progressisti” suoi fan dentro e fuori la Chiesa. Tutti ricorderanno la frase “Chi sono io per giudicare...?”, ma poi non “passa giorno” senza che ribadisca l’importanza di un padre e una madre e si pronunci contro “la dittatura del pensiero unico”. Dunque, qualche speranza c’è ancora.
D’altra parte ciò che io “pretendo” non è poi così diverso da quanto – a parole – dicono di volere gli “ambientalisti”: la salvaguardia dell’ambiente (e dell’ecosistema). La “sola” differenza è che per me si deve partire dall’uomo, non creatura fra le creature, ma come recita il Salmo 8: “Si di poco inferiore ai celesti l’hai fatto”; cui è stata affidata la custodia del creato e che nella mia ottica assomiglia alla figura di un “affittuario” il quale la fa rendere (a favore di tutti gli uomini in terra) per poi restituirla pari (o migliore) di prima, a favore delle future generazioni. Ciò implica un coinvolgimento di tutti, smettiamo di fare come il lupo della favola (gran parte della popolazione) che si lamenta con l’agnello (agricoltura) che gli intorbida l’acqua (ma l’agnello sta in basso… e ad inquinare è il lupo). È quindi necessario un approccio sobrio, consapevole e al tempo stesso ragionevolmente fiducioso, per tutti ed a tutti i livelli.
Sobrio: soddisfacimento di quanto è necessario, senza cadere nella penuria o nell’eccesso; per l’alimentazione ciò non può limitarsi alla quantità, ma si deve curare anche ciò che assicura la salute (vegetali, ma anche prodotti animali), senza trascurare la gioia di vivere (es. il vino o…).
Consapevole: saper valutare le reali esigenze di una popolazione “sobria” ed al tempo stesso saper proporre le vie percorribili atte a conseguire entrambi gli obiettivi, cioè produzione del necessario, ma in modo sostenibile (economicamente, ecologicamente, etico-socialmente ed istituzionalmente);
Ragionevolmente fiducioso: credere che l’uomo sappia mettere in atto – grazie a scienza e tecnica guidate dall’etica (coscienza) – gli strumenti necessari; come ha già mostrato di saper fare: progressi della medicina, sviluppo sociale, capacità di sfamare una popolazione 5-6 volte superiore a quella di 100 anni orsono.
La mia speranza è quindi per una enciclica non ideologicamente, ma pragmaticamente ambientalista; non rimane che attendere. Nel frattempo potremmo anche tentare di far capire ai monsignori che gli Ogm non sono affatto quel “diavolo” che loro vedono con gli occhi di Petrini o di… tanti altri “illuminati liberal”; con la mia parola contro la “loro”? A che servirebbe? Proviamo con ben altri testimoni.
Un progressista per antonomasia dei nostri tempi (chi più di lui?) che scrive: “Io credo, come lui, che gli investimenti nella biotecnologia avanzata siano una componente essenziale della soluzione ai più pressanti problemi agricoli del pianeta”. Rivolto alla nipote di Norman Borlaugh, padre della Rivoluzione Verde e per questo Nobel per la pace. Di chi è la firma in calce? Di Barack Obama in data 11 aprile 2014;
Una istituzione ritenuta, a ragione, al di sopra delle parti, anche perché espressione dell’ONU, che nel 2013 (Dargie e coll. della FAO) afferma “… si dimostra che, nonostante le difficoltà di un sistema fondato su piccoli agricoltori, le biotecnologie agricole possano rappresentare dei notevoli strumenti a beneficio dei piccoli agricoltori, date le appropriate condizioni e un ambiente adatto”.
Da un lato Obama considera gli Ogm essenziali per i più pressanti problemi agricoli del pianeta, mentre la FAO li ritiene un mezzo potente a favore dei piccoli contadini; che dire? Che ho già detto tutto. Il suggerimento per qualche monsignore è quindi ad essere meno integralista (nello specifico: meno ambientalista), anche perché non vorrei che la posizione della Chiesa Cattolica ad Expo 2015 fosse di questo tipo.