Gli occhi sicuri di Giuseppe di fronte a Maria
Di fronte a Sé ha un uomo saldo che, invece, la guarda dritto negli occhi, rassicurandola sul percorso che insieme stanno intraprendendo. Il ramo di Giuseppe è fiorito, in segno della sua castità e della predilezione divina nei suoi confronti, confermata dalla colomba dello Spirito che si posa su di esso. Lo sposalizio della Vergine di Giotto visto con gli occhi di Giuseppe.
Giotto di Bondone, Sposalizio della Vergine, Padova- Cappella degli Scrovegni
“Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.” Mt 1, 16
Padova. Cappella degli Scrovegni. Registro superiore della parete sinistra, guardando l’altare: preceduto dalla Consegna delle Verghe e dalla Preghiera di Giuseppe e dei giovani al Tempio, ecco lo Sposalizio di Maria e Giuseppe. Condividono, le tre scene, la stessa ambientazione: sullo sfondo blu del prezioso, quanto celeberrimo, lapislazzulo si staglia una calotta absidale voltata a cassettoni che, come una sineddoche, rappresenta una navata intera o, ancora di più, tutto un tempio, il Tempio. Ovvero quello spazio sacro dentro al quale il sì di Giuseppe a Maria sua sposa contribuì al compiersi del disegno di Dio.
Innanzitutto Giuseppe, e non altri. Alle sue spalle si schiera il gruppo dei giovani pretendenti le cui aspettative sono andate deluse. Giotto si sofferma sulle loro espressioni, caricando i loro sguardi di disappunto o di sorpresa. O, addirittura, di rabbia, sentimento che spinge il giovane uomo sulla destra a spezzare il ramo secco, rimasto privo di fiori. Un altro giovane avanza di qualche passo rispetto ai compagni, tenendo la mano alzata e la bocca socchiusa, come se stesse parlando, confermando quanto sta avvenendo sotto i suoi stessi occhi. Giuseppe è, davvero, il prescelto da Dio quale custode terreno della Vergine.
A Sua volta prediletta. Di lì a poco Sua cugina Elisabetta specificherà “tra tutte le donne”, che nell’affresco giottesco sono sinteticamente tre e assistono al matrimonio, con abiti dai colori diversi, osservando la scena da dietro le spalle di Maria. Al centro, Giotto colloca i protagonisti, accanto ai quali l’inserviente del Tempio svolge la funzione di ulteriore, e autorevole, testimone, mentre il sacerdote, ritto tra i due sposi, congiunge le loro mani, permettendo a Giuseppe di infilare l’anello nuziale nel dito di Maria.
Che qui è una semplice fanciulla, molto più giovane rispetto al marito, senz’altro più avanti con l’età come la sua barba bianca dimostra. Tiene una mano sul ventre, come spesso le gestanti fanno per proteggere il frutto del loro grembo. E, così facendo, indica il significato ultimo di quel momento: l’Incarnazione del Figlio di Dio. Un evento incommensurabile per Lei che, infatti, pudica, abbassa lo sguardo.
Di fronte a Sé ha un uomo saldo che, invece, la guarda dritto negli occhi, rassicurandola sul percorso che insieme stanno intraprendendo. Il ramo di Giuseppe è fiorito, in segno della sua castità e della predilezione divina nei suoi confronti, confermata dalla colomba dello Spirito che si posa su di esso. Un simbolo antico, comunque, veterotestamentario, che ha a che fare con le dodici tribù di Israele e con il sacerdozio di Aronne. Quindi, con la fedeltà di Dio alla lunga storia di amore con il Suo popolo, il cui culmine è il Dio fatto uomo.