Gli jihadisti fra gli immigrati. Ma le toghe non vedono il problema
Come dimostra l'attentato a Bruxelles del 16 ottobre, lo jihadista che ha compiuto la strage era arrivato in Europa da Lampedusa ed era uscito da un centro per i rimpatri. Le sentenze delle ultime settimane dimostrano che le toghe non vedono il problema.
L’allarme terrorismo sta turbando anche i sonni degli italiani e soprattutto rischia di creare un clima deleterio sul piano della tenuta sociale e del rilancio economico. Ne sono ben consapevoli Giorgia Meloni e gli esponenti del governo, che puntano a rassicurare l’opinione pubblica con azioni mirate per presidiare le aree più a rischio e con messaggi giusti ed equilibrati.
Da questo punto di vista la gestione del fenomeno immigrazione non è un argomento marginale, anzi si ricollega strettamente all’atmosfera di incertezza che attraversa il nostro Paese e accresce il senso di inquietudine all’indomani delle discutibili decisioni prese da alcune toghe siciliane, Apostolico in testa, che hanno di fatto bocciato il decreto Cutro e la politica intrapresa dal governo per gestire i flussi migratori e mettere in sicurezza il Paese.
L'eco del feroce scontro tra Israele e Palestina ha fatto scattare l'allerta attentati anche in Italia. Non si tratta di un rischio imminente, ma c'è certamente una maggiore attenzione su più fronti. Il primo, quello su cui il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha spiegato in Parlamento di volersi soffermare, è quello che riguarda l'immigrazione. "Ho dato specifiche direttive per l'intensificazione di ogni accordo informativo tra intelligence e forze di polizia per monitorare l'evoluzione del conflitto ed i riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze", ha dichiarato il titolare del Viminale, rispondendo a un'interrogazione.
Il tema dell'incarcerazione e del controllo degli immigrati, in particolare quelli ritenuti pericolosi, è delicato e anche divisivo tra le forze politiche. Le opposizioni tendono a gettare benzina sul fuoco contestando la linea dell’esecutivo, non rendendosi conto che le minacce terroristiche trovano una sponda formidabile nell’immigrazione clandestina e che lanciare segnali di lassismo da parte dell’Italia sul fronte accoglienza significa aiutare di fatto il terrorismo.
La sentenza di Catania, che porta la firma della Apostolico, ha prodotto la scarcerazione di immigrati senza un adeguato controllo, alimentando così ulteriori preoccupazioni sulla sicurezza. Non convincono le parole pronunciate dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che ha tenuto a precisare: "Noi non partecipiamo all'indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia".
La stragrande maggioranza degli italiani ritiene infatti che alcuni magistrati stiano prendendo decisioni troppo permissive riguardo alla detenzione e alla scarcerazione di immigrati coinvolti in reati gravi. Ad esempio, l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza in relazione agli immigrati e ha affermato che alcuni di loro, in particolare i cosiddetti lupi solitari coinvolti in atti terroristici, hanno attraversato i centri di accoglienza senza il controllo adeguato.
Pare, infatti, che alcuni lupi solitari abbiamo fatto capolino nei centri di accoglienza, entrando e uscendo, senza particolari controlli. "La sinistra mi ha mandato a processo per aver difeso l'Italia e gli italiani e oggi ci sono anche dei giudici che liberano immigrati ritenuti pericolosi e da espellere dai questori e dalle forze dell'ordine. Dio non voglia, ma se qualcuno di questi commette violenza ai danni di un cittadino chi pagherà? Il killer di Bruxelles era sbarcato a Lampedusa e poi era uscito da un centro per i rimpatri, gli attuali Cpr. Quanti personaggi come lui sono in giro anche la luce delle sentenze degli ultimi giorni?", ha aggiunto il leader leghista Matteo Salvini.
Indubbiamente, per intercettare fenomeni in grado di sfociare in gesti di radicalizzazione, occorre mappare accuratamente il territorio e presidiare maggiormente le aree più sensibili, a cominciare dai porti dove sbarcano immigrati spesso pericolosi. Nel corso dell'ultima riunione del Comitato per la sicurezza si è fatta una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia. Si tratta di 28.707 obiettivi a rischio di attacchi del terrorismo, 205 dei quali legati al mondo ebraico e allo Stato d'Israele, in prevalenza diplomatici e religiosi. “C'è un margine di minaccia che è difficile prevenire, come i lupi solitari e le emulazioni, non abbiamo motivo di preoccuparci nell'immediatezza ma dobbiamo tenere alta la guardia”, ha ammesso il ministro Piantedosi.
Se alcune toghe continuano a sottovalutare il pericolo, prendendo decisioni quanto meno discutibili, perfino l’Unione Europea, che in passato non ha agito in modo risoluto come l’emergenza richiedeva, ora dichiara che “le persone pericolose per la sicurezza devono poter essere espulse dagli Stati membri europei”. Se una persona è considerata una minaccia per la sicurezza nazionale, gli Stati devono avere il potere di obbligarla a partire. Sembra una banalità, ma non lo è, visto che oggi gli ostacoli alle espulsioni di queste figure deleterie per la sicurezza nazionale sono molteplici. L’attentato di Bruxelles avrà finalmente aperto gli occhi ai governanti europei?