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covid e cina

Gli intellettuali che difendono un Occidente immaginario

Il leitmotiv del coro di intellettuali lib che intona l'ode alle magnifiche e progressive sorti occidentali è ora quello secondo cui in Cina sarebbe in corso un'ecatombe perché non hanno avuto la fortuna di avere vaccini efficaci, a differenza di quelli prodotti dal libero gioco del mercato nei paesi liberaldemocratici. Ma in che paese vivono? 

Attualità 05_01_2023

Certi spericolati, acritici paladini delle democrazie occidentali riescono a essere molto più nocivi alla loro causa dei nemici dell'Occidente, perché porgono solide argomentazioni a chi ritiene che in esso imperi non il libero confronto ma il conformismo più bieco. Lo vediamo da quasi un anno a proposito del conflitto russo-ucraino, in occasione del quale schiere di commentatori hanno sposato, in linea con i loro governi, posizioni che definire manichee sarebbe un eufemismo. Lo abbiamo visto negli ultimi tre anni sul tema del Covid, quando intellettuali e scienziati sedicenti “liberali” hanno difeso a spada tratta le peggiori violazioni delle libertà individuali e discriminazioni in nome dell'emergenzialismo.

E continuiamo a vederlo ancora oggi, quando gli stessi, nel momento in cui la Cina finalmente pare aver detto addio alla repressiva e fallimentare politica dello “zero Covid”, maramaldeggiano contro Pechino, sostenendo che i recenti cambiamenti della politica sanitaria del gigante asiatico sarebbero la dimostrazione del grande successo delle democrazie liberali occidentali nel contrasto al virus, e, al contrario, del fallimento delle “autocrazie”. Dimenticando totalmente, a quanto pare, che fino a ieri quelle stesse democrazie avevano preso a modello, tranne lodevoli eccezioni, proprio l'emergenzialismo cinese, fondato su lockdown, distanziamento, chiusure, schedatura, discriminazioni.

Il nuovo leitmotiv del coro che intona l'ode alle magnifiche e progressive sorti occidentali è ora quello secondo cui in Cina sarebbe in corso un'ecatombe di ricoverati e morti per Covid, dovuta al fatto che a Pechino non hanno avuto la fortuna di avere vaccini efficaci, a differenza di quelli prodotti dal libero gioco del mercato e della concorrenza nei paesi liberaldemocratici. Sarebbe stata proprio l'inefficacia dei vaccini cinesi – secondo questa tesi - la causa per cui il regime di Pechino ha tentato vanamente di estirpare il virus attraverso i lockdown selvaggi, mentre l'Occidente ha potuto debellare la pandemia raggiungendo rassicuranti livelli di immunizzazione senza attentare alle libertà individuali.

Una superiorità che sarebbe dimostrata ora dall'offerta dell'Ue di milioni di flaconi di sieri mrna alla Cina: il gesto magnanimo di un vincitore verso lo sconfitto, respinto solo per ostinata ragion di Stato. E' questa la tesi sostenuta sul Giornale da Marco Gervasoni, storico, ex sovranista critico della “sanitocrazia” diventato dall'oggi al domani “ronzullista”, sostenitore accanito di green pass e obbligo vaccinale. E sul Corriere della Sera da Angelo Panebianco, politologo, agguerrito portabandiera della supremazia occidentale against the world.

“Come dimostra il caso cinese, dall'epidemia si esce solo grazie ai vaccini”, conclude il suo articolo il primo. Intendendo i vaccini “buoni”, quelli di Pfizer e Moderna. Rimuovendo il fatto che nei paesi occidentali le martellanti campagne di vaccinazioni e reiterati richiami, operate con mezzi coercitivi anche sulle fasce di popolazione per cui il virus non era pericoloso, non hanno affatto eliminato il Covid, visto che quei trattamenti non impedivano di contrarre la malattia né di contagiare altri, ma potevano limitare decessi e casi gravi solo nelle minoranze fragili.

Che anzi, come sempre più studi scientifici suggeriscono, l'eccesso di stimolo artificiale al sistema immunitario potrebbe averlo indebolito, facilitando le reinfezioni e la circolazione di varianti del virus, e anche l'anomalo prolungamento della pandemia. E che, infine, l'esplosione dei casi che si sta verificando in Cina (ammesso che i casi gravi e i decessi siano percentualmente superiori a quelli dei paesi occidentali, cosa a oggi molto dubbia) non si può addebitare all'inefficacia dei vaccini (non si è verificata, infatti, in India, in Russia e in tutti gli altri luoghi del mondo in cui sono stati utilizzati sieri di produzione locale), ma semmai proprio ai lockdown e ai distanziamenti che hanno impedito totalmente l'immunizzazione naturale, e peraltro sono stati adottati largamente anche in Occidente anche dopo le campagne di vaccinazione.

E non a caso sono i paesi come la Svezia, dove tali misure non sono mai state prese e l'immunizzazione naturale è stata favorita, quelli che fanno registrare un tasso più basso di casi gravi e di decessi, e non quelli dalle più alte percentuali di vaccinati e di dosi di richiamo. Spingendo la stessa retorica trionfalistica agli estremi limiti - e mescolando, secondo la linea ortodossa dei liberal “bideniani”, Covid e guerra ucraina, Cina e Russia - Panebianco afferma stentoreo che “le autocrazie cinese e russa sono accomunate dalla incapacità/impossibilità di comprendere quale potente risorsa sia la libertà individuale, […] con quali benefici effetti”.

Sono stati la “società aperta” e il mercato, secondo il politologo, a sconfiggere il Covid, favorendo la scoperta di soluzioni efficaci, a differenza dell'inefficiente statalismo delle “autocrazie”. Ma dove li vede la concorrenza, il mercato, la libertà Panebianco? Forse nel monopolio assegnato a Pfizer e Moderna dai governi, nei contratti blindati ed esclusivi siglati con loro, nel finanziamento statale generosamente garantito alla ricerca per i sieri a Mrna? Forse negli obblighi vaccinali, nelle multe per i “renitenti”, nella sospensione senza stipendio e contributi dei lavoratori disobbedienti? Non è dato sapere. Quel che è certo è che per lui, infervorato Pangloss aedo del “migliore dei mondi possibili” occidentale, “l'imprigionamento dei propri sudditi” è possibile solo in regimi tirannici come Cina e Russia (dove peraltro non è mai avvenuto).

Nel liberalissimo Occidente sono state adottate solo “certe blande, ma necessarie misure emergenziali”. Quindi evidentemente le autocertificazioni per uscire di casa, la chiusura di esercizi e attività, la chiusura delle scuole, l'impedimento alla libera circolazione e al culto, il coprifuoco agli occhi di Panebianco sono provvedimenti “blandi”. Come era “blando” il green pass. Eppure, tanto sono liberali le nostre società, egli conclude, che alcuni hanno osato addirittura protestare, e dire “sciocchezze” su una presunta “dittatura sanitaria”. Ingrati! Non si rendevano conto di vivere nel paradiso di Pangloss.